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Il weekend di gara di Singapore è stato caratterizzato, oltre alla vittoria di Lando Norris e l’ultima apparizione di Daniel Ricciardo come pilota ufficiale in un Gran Premio di Formula 1, dalla stretta voluta dalla FIA e il suo presidente Mohammed Ben Sulayem sulle comunicazioni ufficiali dei piloti. Niente parolacce o dichiarazioni colorite nelle conferenze stampa, interviste o team radio mentre si è in macchina. La prima vittima di questa politica della Federazione è stato Max Verstappen, e la sua risposta non si è fatta attendere. L’olandese, con la sua protesta non proprio silenziosa, è stato molto chiaro lanciando anche un duro avvertimento. Se la situazione dovesse rimanere così com’è, non è da escludere il suo ritiro in tempi brevi, ma andiamo per gradi.
Tutto ha avuto inizio dall’intervista rilasciata ad Autosport del Presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem che ha esortato la Formula 1 ad eleminare le parolacce dalle trasmissioni visive che seguono il Circus in giro per il mondo. Questo comporta, dunque, un maggiore controllo sulle comunicazioni ufficiali dei piloti che spesso si lasciano andare a parole colorite per descrivere il loro weekend di gara o del comportamento delle monoposto, senza sfociare in offese nei confronti di qualcuno o qualcosa, come prevede il regolamento della Federazione. Cosa ha fatto anche Max Verstappen nel corso della conferenza stampa del giovedì alla vigilia del Gran Premio di Singapore. Rispondendo ad una domanda di un giornalista, l’olandese ha descritto l’assetto della sua RB20 come “f******” nel corso della precedente gara di Baku.
La FIA ha aperto subito un’investigazione su Max Verstappen e le sue parole. Dopo aver esaminato le registrazioni e le trascrizioni dell’intera conferenza stampa, oltre ad aver sentito anche il parere del pilota e di alcuni rappresentati della Red Bull, la Federazione ha deciso di sanzionare l’olandese con delle ore di lavori socialmente utili da scontare. Questa decisione è stata accolta con incredulità da molti piloti ed ex piloti, sottolineando che quando sono in pista, impegnati a spingere al massimo, raggiungendo oltre i 300 km/h, il loro ultimo interesse è quello di controllare le proprie parole mentre si interfacciano con il proprio ingegnere di pista con i team radio. Dalla parte di Verstappen anche Nico Rosberg e l’associazione dei piloti, la GPDA, ma più pesante ci è andato Ralf Schumacher.
“Credo che Max potrebbe decidere di ritirarsi nel caso di un’escalation. È una persona molto indipendente e ha già accumulato notevoli guadagni nella sua carriera. Inoltre, ha spesso dichiarato di non voler rimanere in Formula 1 per sempre, quindi l’ipotesi di un suo ritiro non mi sorprenderebbe. Al momento, Verstappen ha molte preoccupazioni che lo occupano. Tra queste ci sono le questioni legate a Christian Horner, la partenza di Adrian Newey, la macchina che non è stabile in pista e il rischio di perdere il campionato. È comprensibile che in queste circostanze possa capitare di sfogarsi. Un avvertimento, in questo contesto, sarebbe stato sufficiente” ha dichiarato Ralf Schumacher ai microfoni di Sky Deutschland, dove ricopre il ruolo di opinionista.
“Il ruolo di Mohammed Ben Sulayem in tutto questo è problematico, soprattutto dal punto di vista della comunicazione. Ha già avuto diversi inciampi: dalle tensioni con Susie Wolff, allo scandalo con Liberty Media che ha rischiato di costargli il posto, fino ai commenti inappropriati alla cerimonia di premiazione di Abu Dhabi. Forse la FIA dovrebbe valutare un cambiamento. Per quanto riguarda Max, ora la situazione è delicata. Se potessi dargli un consiglio, gli direi di concentrarsi esclusivamente sulla pista, dato che i problemi tecnici che affronta sono già abbastanza impegnativi. Tuttavia, lui si sente ingiustamente trattato e si sta intestardendo, ma dubito che Ben Sulayem abbia la capacità di gestire o ribaltare la situazione. Piuttosto, suggerirei a Max di trovare nuove motivazioni, magari impegnandosi in progetti appassionanti, come aiutare i giovani. Ma prima di tutto, dovrebbe focalizzarsi sulla macchina e sulla vittoria del campionato. Un boicottaggio, in questo momento, sarebbe solo una distrazione inutile” ha proseguito l’ex pilota di Toyota e Williams.
Sicuramente Max Verstappen non è stato con le mani in mano, attuando già nel sabato delle qualifiche una protesta silenziosa nei confronti della FIA. Nel corso delle conferenze stampa organizzate proprio dalla Federazione al termine delle qualifiche e della gara, l’olandese ha risposto a monosillabi, dando la colpa anche ad un problema alla gola e alla voce. Condizioni di salute miracolosamente risolte appena fuori dalla sala dove si tengono le conferenze. Infatti, dando appuntamento a tutti i giornalisti presenti nel paddock di Singapore, Verstappen ha risposto apertamente a tutte le loro domande. Ma la sua non è stata solamente una dimostrazione di spavalderia nei confronti del potere della Federazione, ma una vera e propria forma per riportare l’attenzione lì dove conta davvero, cioè in pista.
“Quando non puoi essere te stesso, devi affrontare questo genere di cose stupide – ha commentato l’olandese ad Autosport – sono in una fase della mia carriera in cui non voglio avere a che fare con questioni del genere tutto il tempo perché è davvero stancante. Certo, è fantastico avere successo e vincere gare, ma una volta che hai ottenuto tutto questo, vincendo campionati e gare, allora vuoi semplicemente divertirti. Tutti spingono al limite, ma se devi affrontare tutte queste sciocchezze, per me non è sicuramente un modo per continuare a praticare questo sport” ha proseguito Verstappen.
Queste sue dichiarazioni si possono, dunque, leggere come una velata minaccia nei confronti della Formula 1 e della FIA. Non è neanche un segreto quello che Max Verstappen non è intenzionato a restare nella categoria ancora per molti anni, inseguendo record o attendendo che venga lasciato a piedi da un team. Già dopo la vittoria del primo titolo nel 2021, aveva confermato questa sua volontà e ad aggravare questa sua posizione è l’impegno sempre maggiore che il calendario del Circus richiede. Ventiquattro appuntamenti stagionali con annesse gare Sprint non sembrano voler far parte della vita dell’olandese ancora a lungo. “Non ne sono affatto un fan e penso che quando faremo tutte queste cose, il weekend diventerà ancora più intenso. Parlano di aggiungere ancora altri round e per me, se continuiamo di questo passo, non ne vale comunque più la pena, non mi diverto”.
Questo suo comportamento non deve essere letto come quello di un ragazzino viziato, che corre giusto per correre, perché Verstappen viene da una famiglia di piloti, sa cosa vuol dire esserlo. Ha comportato per lui, suo malgrado, fare i conti con una notorietà, e dunque annessi obblighi nei confronti degli sponsor e dei fan, che sono secondari rispetto al suo obiettivo finale: quello di correre, vincere e divertirsi a bordo di una monoposto. Meno spettacolo e più pista. Chiaro esempio del suo amore per le corse e il motorsport in generale è anche la sua presenta nel mondo del Simracing e della volontà di prendere parte alla 24 Ore di Le Mans insieme al suo team di vetture GT3. Lui sarà, dunque, costretto a fare i conti con tutto quello che comporta oggi essere un pilota di Formula 1 fin quando sarà disposto a farlo, e sicuramente i recenti comportamenti della FIA, con la censura e il controllo capillare sul comportamento dei piloti, stanno aiutano Verstappen ad accorciare la sua permanenza nel Circus.
“Quando ho visto la penalità di 25mila euro a Carlos Sainz per aver attraversato la pista dopo l’incidente del Q3 e con la bandiera rossa già esposta, ho pensato <<mio dio, cosa stiamo facendo?>> Queste cose sono semplicemente, secondo il mio punto di vista, delle super stupidate e noi piloti non lo siamo”. Questo ragionamento è condiviso anche dalla Grand Prix Drivers’ Association che ne ha discusso privatamente con la FIA per trovare un compromesso. “Non so quanto seriamente prenderanno questo genere di cose – ha proseguito Verstappen – ma per me arriveremo ad un certo punto in cui sarà abbastanza. La Formula 1 andrà avanti anche senza di me, non sarà un problema per me, figuriamoci per loro. Al momento le cose stanno così e se non riesci ad essere te stesso al meglio, allora è meglio non parlare. Ma è quello che nessuno vuole, perché poi diventi un robot e non è così che dovresti comportarti nello sport”.
Quello di Verstappen, dunque, si capisce benissimo che non è un semplice capriccio da pilota viziato, ma la semplice volontà di continuare a correre ed essere un pilota, senza dover pensare alla politica, agli obblighi e le restrizioni a cui è sottoposto in quando personaggio pubblico. Serviva un tre volte campione del mondo, appoggiato anche da molti altri, che sia Ralf Schumacher, Nico Rosberg o Lewis Hamilton, a chiedere di portare l’attenzione sull’attività in pista e non più su quello che accade nel paddock con i giochi di potere? Verstappen è stato chiaro: o si cambia rotta oppure andrà via. Far arrivare un pilota, nato e cresciuto in questo mondo, che ha dato tutto per il motorsport fino ad arrivare ai massimi livelli, a valutare il ritiro per via di queste situazioni, vuol dire che la FIA e la Formula 1 dovrebbero fare un passo indietro e rivalutare le loro posizioni.