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Come il vento che ha sferzato a più riprese Sakhir, il Gran Premio del Bahrain 2025 di Formula 1 ha spazzato via la noia di Suzuka, offrendo un vivace intreccio. Il degrado elevato degli pneumatici dovuto all’asfalto e al layout della pista si è tradotto in una varietà strategica che ha vivacizzato l’attività in pista, dando vita a battaglie avvincenti. Ma a vincere è stata comunque una McLaren, quella di Oscar Piastri, sicuramente il pilota papaya più efficace nell’intero weekend di gara. Il primo successo della McLaren in Bahrain è arrivato grazie a un’importante arma vincente, la capacità di gestire le gomme fino al termine dello stint.
La necessità di preservare gli pneumatici ha fatto sì che il divario tra Piastri e il resto del gruppo non diventasse mai consistente. Piastri, però, ha gestito la gara con la freddezza giusta, quella che il suo compagno di squadra non riesce assolutamente a trovare. Lando Norris, scattato dalla terza fila, è stato protagonista di una serie di sbavature che dimostrano una certa mancanza di lucidità. Il posizionamento errato nella piazzola al via, i pasticci nel corpo a corpo: sono lacune che pesano sull’economia del weekend di gara. La McLaren è stata efficace nel compensare i cinque secondi di penalità con l’undercut perfezionato durante la sosta, ma le potenzialità per una doppietta non c’erano.
A separare le due McLaren ha pensato George Russell, che ha vissuto il brivido di una potenziale penalità per aver accidentalmente azionato il DRS trovandosi a più di un secondo da Piastri nel contesto di un problema al transponder della sua Mercedes W16. Graziato dai commissari, Russell ha così capitalizzato una gara aggressiva, soprattutto per via della scelta di montare le soft durante il regime di Safety Car causato da alcuni detriti in pista. Una strategia, quella della Mercedes, che lo stesso Russell aveva definito “piuttosto audace”, ma che alla fine ha pagato. È stata invece caotica la gara del nostro Andrea Kimi Antonelli, scivolato indietro per via di una partenza rocambolesca e protagonista di ben tre soste.
A proposito di strategia, vedendo l’ultimo stint di Russell è venuto da pensare che anche la Ferrari potesse optare per un approccio aggressivo. Alla nostra domanda in merito, il team principal Fred Vasseur ha spiegato che la mescola più tenera non rappresentava un’opzione concreta con l’ingresso in pista della Safety Car, mentre lo sarebbe stata se non ci fosse stata una neutralizzazione. Charles Leclerc, che durante la gara aveva spinto per una sola sosta, si è detto sicuro che alla luce della Safety Car l’opzione migliore fossero i due stop.
Al netto delle considerazioni strategiche, la Ferrari ha brillato nel secondo stint con le medie, con un quantitativo di benzina giocoforza meno elevato rispetto alla prima frazione. È in questa circostanza che Lewis Hamilton sostiene di aver trovato il giusto feeling con la sua monoposto, toccandone le corde giuste. In quelle particolari condizioni, il bilanciamento della vettura ha fatto sì che Hamilton potesse sfruttare con efficacia il suo stile di guida. Il sette volte campione del mondo, però, riconosce di doversi adattare alla sua nuova compagna di avventura, che richiede input diversi da parte sua.
Che la power unit Ferrari rappresenti una sfida per Hamilton lo si capisce dalle sue parole dopo la gara. Ai giornalisti presenti in pista a Sakhir Lewis ha spiegato che per la prima volta in carriera deve sfruttare il freno motore. La buona notizia è che Hamilton oggi ha toccato i tasti giusti della SF-25, anche se per uno stint soltanto. Ma sarebbe stato difficile per lui andare oltre il quinto posto oggi, viste le difficoltà riscontrate in qualifica. Forse l’iniezione di fiducia avuta in gara a Sakhir potrebbe aiutarlo a fare bene sul giro secco a Jeddah, pista su cui il feeling con il mezzo è tutto.
Charles Leclerc, accomodatosi ai piedi del podio, sul finale della gara non è riuscito a tenersi alle spalle Norris, che aveva un vantaggio di mescola nei suoi confronti. Così come Hamilton, anche Leclerc ha parlato di una SF-25 che si è accesa nello stint centrale, parentesi dorata tra due frazioni di più complessa interpretazione. A differenza della McLaren, efficacissima nell’evitare il surriscaldamento degli pneumatici, la Ferrari ha pagato lo scotto nel primo e nel terzo stint. Servirebbero più deportanza e più grip alla SF-25 per evitare che le gomme scivolino, con le conseguenze del caso. La Rossa, però, esce da Sakhir con una piccola iniezione di fiducia.
Sembra invece ormai rassegnato Max Verstappen. Che, al termine di una gara in cui, parole sue, “tutto quello che poteva andare male l’ha fatto”, a cominciare dai pit stop, ha sostanzialmente fatto spallucce. Pur con il cambio di materiale in corsa, Verstappen non è soddisfatto delle sensazioni che la RB21 restituisce in fase di frenata. A pesare sulle sorti della Red Bull pensa anche e soprattutto un bilanciamento non ottimale. Il surriscaldamento degli pneumatici, peggiorato a suo dire rispetto allo scorso anno, completa un quadro preoccupante per la scuderia di Milton Keynes.
La gara nel deserto del Bahrain ha dimostrato che l’exploit di Verstappen a Suzuka altro non era che un crudele miraggio. D’altronde, il picco di performance della RB21 spesso non è accessibile neppure a Verstappen. E se non ci fosse stato un degrado nullo degli pneumatici in Giappone Max sarebbe stato fagocitato dalla concorrenza. A giocare il ruolo dell’outsider oggi ha pensato di nuovo Russell, con una W16 che ha dimostrato di non soffrire della stessa avversione al caldo della vettura che l’ha preceduta. Tra una settimana a Jeddah andrà in scena una nuova, torrida sfida. Nella speranza che anche la Ferrari possa essere della partita per incalzare la McLaren.