F1. Piastri chirurgico su Leclerc, le colpe del botto tra Sainz e Perez, Verstappen perso: i perché del GP di Baku 2024

F1. Piastri chirurgico su Leclerc, le colpe del botto tra Sainz e Perez, Verstappen perso: i perché del GP di Baku 2024
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Nel Gran Premio dell'Azerbaijan 2024 di Formula 1 a rivelarsi decisiva è stata una manovra di Oscar Piastri su Charles Leclerc, chirurgica come le sue difese successive. E se Carlos Sainz e Sergio Perez hanno entrambi le proprie colpe nel botto che ha posto fine alla loro gara, Max Verstappen sembra perso. Ecco l'analisi del Gran Premio dell'Azerbaijan 2024 di Formula 1
15 settembre 2024

Charles Leclerc e Oscar Piastri sembravano due serpenti intenti a studiare le forme della preda prima di mangiarla mentre ondeggiavano per le strade di Baku nelle fasi più concitate del loro Gran Premio d’Azerbaijan 2024 di Formula 1. Si erano ritrovati così dopo le rispettive soste, che avevano evaporato il vantaggio acquisito da Leclerc nel primo stint di gara con le medie. E Piastri, fulmineo, ha saputo beffare Leclerc, colto di sorpresa dalla manovra che ha finito per definire l’intera gara.

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Dopo aver subito il sorpasso, Leclerc si è aggrappato alla possibilità di vincere pur sapendo che restando per così tanto tempo invischiato nell’aria sporca di Piastri le sue gomme avrebbero sofferto. Alla fine, hanno mollato il colpo, esponendolo anche agli attacchi di chi seguiva. Quando i valori in campo sono così ravvicinati, ci si aggrappa a tutto per strappare un successo che Leclerc sentiva suo nella prima parte della corsa. Con le hard, l’incognita più grande, si è ritrovato schiacciato tra Piastri e Perez, in una posizione scomoda per gestire le gomme.

L’unica possibilità per riprendersi la testa della corsa sarebbe stata una sbavatura da parte di Piastri, che non è mai arrivata. Oscar si è rivelato chirurgico nelle sue manovre di difesa su Leclerc, con una lucidità che non ci aspetterebbe da un ragazzo di 23 anni con una stagione e mezza in F1 alle spalle. Lo spunto sul dritto della McLaren, che conferma un passo in avanti notevole sulle piste a basso carico rispetto allo scorso anno, ha fatto il resto. Se Leclerc avesse mantenuto la testa della corsa, probabilmente staremmo raccontando una storia diversa. Ma è proprio con i guizzi come quello di Piastri che si cambiano gli intrecci. 

Piastri è pronto a fare grandi cose in Formula 1. Il suo comportamento sicuro, controllato in pista non è altro che la naturale conseguenza di una disposizione d’animo diventata evidente in Ungheria, alla sua prima vittoria in carriera. Era talmente posato da sentirsi in dovere di giustificare ai giornalisti la sua compostezza. È la calma dei forti, quella di Oscar, capace di usare la consapevolezza del suo talento immenso come un’ancora nelle acque turbolente della F1.

Se Piastri ha saputo scegliere il momento migliore per beffare Leclerc, la foga ha avuto la meglio su Carlos Sainz, che aveva gestito al meglio le gomme nel suo stint con le hard per ritrovarsi a fine gara nella mischia per il podio. Aveva affrontato il tutto con la giusta calma fino a quel momento, ma di fronte alla possiblità di giungere secondo non ci ha visto più. Aveva già passato Sergio Perez, avrebbe dovuto avere solo un attimo di pazienza per tentare un attacco più ragionato sul compagno di squadra. E invece la corsa di Perez e Sainz è finita contro le barriere per via di un incidente di gara in cui entrambi hanno una parte di colpa. E così a salire sul podio è stato George Russell, che si è trovato inaspettatamente a capitalizzare un buono stint con le hard e un sorpasso deciso su Verstappen.

Fino a quel momento, la Red Bull migliore per distacco era stata quella di Sergio Perez, talmente galvanizzato dal suo feeling con la pista di Baku da riuscire a rimanere vicino al duo di testa in bagarre. È una scuderia di Milton Keynes con i piloti a rovescio, quella vista in Azerbaijan. Perez arrembante, Verstappen anonimo, tormentato da una monoposto che non riesce a prendere per il verso giusto, con quel retrotreno che non risponde come dovrebbe ai suoi input, mandando in frantumi la sua sicurezza.

Sembra impossibile vedendolo in pista oggi che Verstappen abbia vinto sette gare in questa infinita stagione. Ma la F1 è cambiata, e la sua RB20 non è più la stessa. Max per cercare di alzare l’asticella dopo delle libere incoraggianti ha tentato la via di un assetto aggressivo. Ma con le F1 della nuova era dell’effetto suolo, certe modifiche possono anche avere un effetto catastrofico. E se la RB20 non è certamente la W13 che fece impazzire Lewis Hamilton per lo stesso motivo, non è questa la via per poter tornare a fare la differenza con una vettura che Max non riesce più a toccare nei punti giusti. Dovrebbe sapersi accontentare, cercando di tirare fuori il massimo da questo pacchetto. Ma come può farlo, quando sa di avere un potenziale esponenzialmente maggiore? 

Il sorpasso di Lando Norris su Verstappen a fine gara è la fotografia del gioco delle parti tra McLaren e Red Bull. Ma più che un moto di orgoglio da parte di un pilota protagonista di una grande rimonta, sembra una vittoria di Pirro. Norris a fronte delle difficoltà di Verstappen avrebbe dovuto e potuto guadagnare molto di più di pochi punti in ottica mondiale. Certo, la McLaren si è ripresa la testa della classifica costruttori dopo dieci anni di digiuno, ed è questo quello che conta oggi.

Ma nel giorno in cui il suo compagno di squadra ha colto una vittoria costruita passo per passo con una lucidità spaventosa, è inevitabile riflettere sul fatto che lo status da primo pilota si deve acquisire in pista. Oscar è pronto. Vale lo stesso per Lando? Non potevamo che chiedercelo, vedendolo farsi strada dalle retrovie con la fame della belva pronta a mangiarsi il mondo, senza potersi concedere il tempo di studiare la preda come ha fatto Piastri con Leclerc.

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