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È cominciato tutto per lo stesso motivo, per Charles Leclerc e Lewis Hamilton a Imola. Costretti dal lato della pista dei numeri pari, decisamente più bagnato e insidioso rispetto all’altro, si sono ritrovati ad annaspare in partenza. Leclerc non solo non ha potuto cercare di marcare Verstappen, ma si è pure visto infilare da Perez e Norris. Hamilton, invece, è rimasto bloccato nelle retrovie, scivolando ulteriormente per evitare Ocon in pitlane dopo l’unsafe release del francese. Questo mentre, a parità di macchina, Russell, partito undicesimo, riusciva a risalire la china con un buon abbrivio.
Gli atteggiamenti di Leclerc e Hamilton, però, non potrebbero essere più diversi. Charles ha troppa fame di successo. Tanta da indurlo a quel passaggio sul cordolo in Variante Alta che non solo non gli ha consentito di attaccare Perez per il secondo posto, ma lo ha estromesso dal podio del GP di casa della Ferrari. Si è rivisto il Leclerc ottenebrato dalla foga di aggrapparsi a un risultato migliore di quanto possibile ragionevolmente. Ma in un contesto molto diverso dalle ambasce della Ferrari nel biennio 2020-2021.
Se tentare il tutto per tutto quando non c’era nulla da perdere risultava comprensibile, oggi Charles non ha nulla da guadagnare, superando il limite. Il mondiale 2022 è una maratona, non uno sprint. E Leclerc deve imparare a fare il ragioniere, masticando bocconi amari, ma ottenendo punti pesanti. Sono lezioni che si possono apprendere solo quando la posta in gioco è alta. Lo stesso Max Verstappen, pur mantenendo un’indole belligerante, ha saputo accontentarsi, in alcune circostanze.
E se Leclerc non è in grado di contenere la sua voracità di successo, Hamilton pare inappetente, alle prese con una W13 che sembra quasi nausearlo, con il suo violentissimo porpoising. Si legge rassegnazione, nelle parole di Lewis. Che, dopo Imola, ha detto di non essere entusiasta all’idea di correre a Miami, tra due settimane. Non potrebbe essere altrimenti, visto che le circostanze hanno amplificato la sconfitta nei confronti di Russell.
Dopo l’incidente con Ocon evitato in pitlane, Hamilton si è ritrovato in un trenino di monoposto, che, come la sua, potevano usare il DRS. E senza velocità sul dritto, si è piantato. Russell, invece, ha perfezionato un bel sorpasso su Magnussen, sfruttando il DRS, che Kevin non aveva a disposizione. E si è ritrovato nella posizione ideale per approfittare dell’errore di Leclerc, portandosi là dove la sua W13 non dovrebbe trovarsi, ragionevolmente.
La differenza l’hanno fatta i 381 millesimi che in qualifica hanno separato Russell e Hamilton in quello che avrebbe dovuto essere un giro per riscaldare le gomme, e che invece, con la bandiera rossa, è diventato il crono determinante. Russell si è trovato così da lato meno insidioso della pista per la partenza, Hamilton no. Da lì, per quest’ultimo, è stato tutto in salita. Ma un tredicesimo posto è inaccettabile, per uno come lui. Lewis deve e può fare più di così. Vedendolo dimesso e in secondo piano, però, viene da chiedersi se Lewis, a 37 anni, possa trovare in sé la voglia di combattere che hanno sia Russell che Leclerc, protagonisti di traiettorie di carriera opposte alla sua.
Charles – così come George – ha ancora tutto da dimostrare, nonostante il suo evidente talento. Lewis, invece, può ragionevolmente dirsi soddisfatto di una carriera in cui ha raccolto moltissimo. E con una W13 così problematica, i cui millantati margini di miglioramento giacciono nascosti dietro una coltre di dubbi, Lewis sembra senza stimoli. Solo il tempo ci dirà se Hamilton ritroverà l’appetito, e se Leclerc saprà non essere famelico, peccando di ingordigia. Sull’asfalto viscoso di Imola sono scivolati entrambi. Ora non resta loro che rialzarsi.