F1, Pastor Maldonado: «Verstappen? Lo capisco molto»

F1, Pastor Maldonado: «Verstappen? Lo capisco molto»
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Pastor Maldonado racconta la sua esperienza in Formula 1 e parla di un pilota attuale con cui sente qualche affinità, Max Verstappen
7 giugno 2018

Cattivo in pista, buono nella vita. Duro al volante, tenero quando fa il papà. Pastor Maldonado è l'esempio della contraddizione dei termini. Quando correva in F1 con la Williams era il pilota più temuto negli specchietti, quello che quando Hamilton lo vedeva, non sapeva mai come andava a finire, vedi GP Valencia di qualche anno fa. Pastor era però anche il pilota che spesso riempiva le pagine di cronaca di una gara, con incidenti spettacolari, uscite di pista incredibili e altro ancora di un repertorio che sembrava infinito. Al punto che si è presto fatta la nomea dello sfascia macchine, del pilota pericoloso. Prima che arrivasse Verstappen e gli togliesse, di imperio, tutti i titoli e gli sfottò che avevano riservato a Maldonado. Oggi Pastor corre nel mondiale prototipi con la Dragon, una squadra che gli sta dando soddisfazioni, ma la voglia di F.1 è ancora intatta, tanto che a Montecarlo era in cerca di un sedile per la prossima stagione.

Non è ancora stanco di F.1?

"Per niente, credo di poter dare ancora molto. Nel Wec con la Dragon ci divertiamo molto, è una categoria molto combattuta, Toyota a parte, per cui è una buona soluzione per un pilota professionista".

E' anche vero che quando correva lei aveva la fama dello sfascia macchine, di quello che andava a sbattere sempre, le hanno pure dedicato delle caricature...

"Uno che corre e capisce di corse sa che erano tutte fesserie, la gente parla e sfotte perché non sa cosa fare a casa. In pochi, fra quelli che hanno guidato una macchina da corsa, si permetterebbe di farlo. C'è però anche da dire che quando esci di strada o fai un incidente, hai poco da fare, perché l'occasione per scrivere di te gliela stai dando su un piatto d'argento e quindi non deve stupire se partono le prese in giro. In pochi hanno capito che guidavo sempre al limite, per spremere qualcosa dalla macchina. Che non c'era e questo ti porta a sbagliare. Non c'è nessuno, in F.1, che guidando sempre al 100 per 100 o oltre non commetta errori. Il mio errore forse è stato questo, spingere sempre anche se ero decimo e volevo diventare nono...".

Lei ha vinto il mondiale GP2 con il team Rapax, italiano, poi ha corso e vinto con la Williams. Oggi come vede questo team?

"Sono stato l'ultimo pilota a vincere un GP con la Williams, era in Spagna. Feci anche la pole position. Vedere come è ridotto oggi nelle retrovie mi fa veramente dispiacere. Non merita di finire così indietro, è una squadra con strutture valide, un blasone enorme, un potenziale fantastico. Spero che presto torni vincente. Magari con me ancora al volante..."

Maldonado sul podio del Gran Premio di Spagna 2012. Quella a Barcellona è la sua unica vittoria in carriera e l'ultima della Williams
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Tornando agli incidenti in pista, possiamo permetterci una battuta: da esperto...del settore, come valuta Verstappen?

"Ha sbattuto molto, ha fatto tanti incidenti spesso non per colpa sua, ma è un pilota che ci da dentro al 100 per 100 tutte le volte. Il giorno che guida al 99 per cento, li sbaraglia tutti. Se io fossi un team manager non ci penserei due volte a fargli firmare un contratto a vita, questo è uno che va forte. Se poi lo criticano, gli danno addosso, beh se vai a sbattere è chiaro che offri materiale per farti criticare, ma ripeto lo fanno solo quelli seduti sul divano che non hanno idea di cosa significa correre al limite. O giornalisti che, annoiati, devono trovare qualcuno per dargli la croce addosso come se la F.1 fosse il calcio o uno sport simile. Io assolvo Verstappen, lo capisco molto. Dovrebbe solo sorridere un po' di più, come facevo io che stemperavo le tensioni con una barzelletta o una risata. Se ti impunti poi è normale che ti danno addosso, ma qua dentro nel paddock, lo ripeto, di gente come lui, specie fra le ultime generazioni, non ce ne sono. Va tenuto sotto una campana di vetro e protetto".

Verstappen tutta la vita, allora...Ma lei è venezuelano, come vive la crisi economica e politica del suo Paese?

"I miei genitori vivono ancora in Venezuela, un po' fuori Caracas. Lì la situazione è un poco più tranquilla. Ma in una nazione in cui l'economia dipendeva dal petrolio, sfido chiunque, di qualsiasi fazione politica, a reggere un bilancio col barile di petrolio a 20 dollari. Era impossibile fare fronte alle spese e a tutto il resto. Io so, però, che il Venezuela è un grande Paese, una nazione ricca di risorse naturali, e il suo popolo è fantastico, per cui sono certo che supereremo tutti i problemi, tutti insieme ce la potremo fare, lo sento".

Io assolvo Verstappen, lo capisco molto. Dovrebbe solo sorridere un po' di più, come facevo io che stemperavo le tensioni con una barzelletta o una risata. Se ti impunti poi è normale che ti danno addosso, ma qua dentro nel paddock, specie fra le ultime generazioni, non ce ne sono

Lei era considerato il pupillo di Chavez a dire il vero...

"Posso dire che ricevetti una chiamata solo dopo che vinsi il GP di Spagna, il primo pilota venezuelano a vincere una gara del mondiale F.1. E avevo uno sponsor che, seppure nazionale, non era legato al presidente. Ma la gente deve parlare, dire qualcosa, la mia carriera e la politica sono sempre state due cose diverse".

Tornando al mondiale F.1, le piace?

"Mi piacerebbe guidare queste macchine, credo che siano bellissime e complicate al tempo stesso. In quanto ai piloti credo che i talenti siano pochi, Hamilton, Ricciardo, Verstappen, Vettel. E ci metto anche Alonso, uno dei migliori in assoluto, peccato che sia in una squadra come la McLaren che è in crisi...Per il resto, ho una bella famiglia, una splendida bambina che adesso mi chiama per giocare e quindi le cose più importanti della vita le ho tutte: famiglia, salute e felice di fare lo sport che ho scelto io".

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