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Quando nacque Ollie Bearman, Michael Schumacher aveva già vinto tutti i suoi titoli mondiali. Era l’8 maggio del 2005, lo stesso giorno in cui Fernando Alonso concluse in seconda posizione il Gran Premio di Spagna. Il tempo da allora è trascorso talmente velocemente da rendere difficile credere che sia possibile che qualcuno venuto al mondo in quel periodo possa correre in F1. E invece eccolo qui Bearman, il pilota più giovane della storia a vestire i colori della Ferrari nel Circus e il terzo più giovane di sempre a debuttare in F1 dopo Max Verstappen e Lance Stroll.
Verstappen manterrà per sempre quel record, visto che la FIA ha fatto in modo che nessun minorenne possa correre in F1. Ma nemmeno Max è stato protagonista di un debutto come quello di Bearman. Un conto è esordire in Toro Rosso, un altro essere catapultato da un momento all’altro su una monoposto di F1 per l’indisposizione del pilota titolare. È proprio questo il ruolo della riserva, ma solitamente questo compito resta un’indefinita possibilità, mentre si segue con diligenza il lavoro di chi scende in pista.
Bearman, poi, a 18 anni e 10 mesi non è salito su una monoposto di Formula 1 qualunque, ma su una Ferrari. Un marchio più catalizzante della stessa categoria in cui corre, capace di far tremare i polsi anche a chi è molto più esperto di Ollie. Tutti i piloti sognano di salire su una Ferrari, che lo ammettano o meno. Ma farlo poco più che maggiorenne va al di là dei desideri più audaci. Ed è il miglior banco di prova per uno dei talenti più interessanti del panorama attuale delle categorie minori.
Si dirà che Bearman non ha nulla da perdere sfruttando questa incredibile occasione. Ma la verità è che questo è un provino vero e proprio. Quello che fino a poche ore fa era solo un obiettivo è diventato realtà, e sta a Ollie approfittarne. Non lo aiuta il fatto che Jeddah non sia una pista accogliente per un debuttante assoluto, con la folle contrapposizione tra le velocità elevatissime raggiunte e la vicinanza dei muretti. Ieri ha colto la pole in Formula 2, oggi le affronta girando una decina di secondi più veloce, come se fosse infilato in un frullatore.
Con soli 60 minuti di prove libere in condizioni non indicative per preparare la qualifica, passare il taglio della Q1 avrebbe già rappresentato tanto di guadagnato. E invece, a Bearman sono mancati 36 millesimi per eliminare Lewis Hamilton e approdare alla Q3. Mentre suo papà veniva tormentato dall’ansia ai box, Ollie non si è risparmiato in pista, con la fame di chi vuole fare molto più del compitino. Foga, questa, che si è tradotta in qualche sbavatura. Dopo la fine della sua qualifica, ha chiesto scusa alla squadra. Come a dire che avrebbe potuto e dovuto fare meglio, nella sua testa.
Ma Bearman è troppo duro con sé stesso. Danzare vicino ai muretti di Jeddah senza incappare in un errore costoso è un esercizio che richiede uno sforzo sovraumano per un pilota che, con tutta probabilità, stamattina quando si è svegliato non si sarebbe potuto immaginare di affrontare di lì a poche ore la sua prima qualifica in Formula 1. Così come era difficile pensare, quell’8 maggio del 2005, che in quelle ore stesse nascendo un futuro talento destinato a un debutto fuori da ogni schema. Comunque vada domani, oggi Ollie Bearman ha già scritto una pagina di storia. E la prima di una carriera che sembra molto promettente.