F1. Norris e Leclerc subito al limite, Red Bull (soprattutto Verstappen) in difficoltà: ecco cosa abbiamo imparato dalle libere di Singapore

F1. Norris e Leclerc subito al limite, Red Bull (soprattutto Verstappen) in difficoltà: ecco cosa abbiamo imparato dalle libere di Singapore
Pubblicità
Lando Norris e Charles Leclerc già vicini al limite, Mercedes e Red Bull sottotono, Max Verstappen ancora più lento di Sergio Perez: ecco cosa abbiamo imparato dalle prove libere del Gran Premio di Singapore 2024 di Formula 1
20 settembre 2024

Su una pista scivolosa e polverosa come quella di Marina Bay nella giornata di prove libere del Gran Premio di Singapore 2024 di Formula 1 portarsi rapidamente verso il limite era un compito tutt’altro che facile, eppure due piloti ci sono riusciti. Lando Norris e Charles Leclerc sembravano già in trance agonistica mentre inanellavano con una certa dose di foga le curve di un tracciato senza respiro, andando a limare sempre di più la distanza che li separava tra i muretti. Grazie a un’evidente fiducia nelle monoposto a loro disposizione, hanno staccato notevolmente la concorrenza, anche quella diretta dei compagni di squadra, nella loro simulazione di qualifica.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Che Leclerc e Norris non si siano risparmiati per nulla lo si è visto dai loro incontri ravvicinati con le barriere – baciate da Leclerc, urtate con maggior forza da Norris – nel corso dell’unica sessione di prove libere veramente indicativa, perché disputata nelle stesse condizioni di qualifiche e gara. Ferrari e McLaren nel venerdì di Singapore sono sembrate delle monoposto già “risolte”, nonostante le caratteristiche della pista asiatica rendano difficile trovare il bilanciamento giusto tra grip aerodinamico e meccanico.

E proprio la mancanza di aderenza è la ragione delle prestazioni sottotono di Mercedes e Red Bull, l’altra faccia della medaglia dei top team, così lontane da Ferrari e McLaren non solo in termini di tempi sul giro, ma anche di comportamento in pista. L’evidente sottosterzo accusato dalla RB20 e dalla W15 non ha fatto altro che complicare le cose per i piloti in un contesto in cui con le soft estrarre il massimo dal posteriore della vettura in uscita di curva può diventare una lotta. 

Verstappen, che il sottosterzo proprio non lo digerisce, si è lamentato della mancanza di grip nelle curve lente sia all’anteriore che al posteriore. E così come era già successo a Baku, in condizioni in cui Max non riesce a impiegare con successo lo stile di guida che predilige la forbice prestazionale con Sergio Perez non solo si riduce, ma si apre addirittura a favore del messicano, l’uomo che come una novella Cassandra già nel 2023 aveva lamentato i prodromi delle difficoltà che oggi vessano anche il campione del mondo in carica.

Se a questo si aggiunge la difficoltà - già vista a Monaco - della Red Bull RB20 ad assorbire al meglio i cordoli, che impedisce ai piloti di aggredirli, si capisce perché la scuderia di Milton Keynes sembra destinata a un altro weekend in Purgatorio, per quello che abbiamo visto oggi. In casa Mercedes, invece, sembra che la finestra di utilizzo della W15 sia rimasta molto limitata, e che anche piccoli cambiamenti in termini di assetto possono avere delle conseguenze macroscopiche, e non necessariamente positive. Anzi.

Red Bull e Mercedes cominciano così in salita un weekend in cui Ferrari e McLaren sembrano guardarle dall’alto al basso, almeno per quanto riguarda la simulazione di qualifica, cruciale in un GP in cui il vantaggio di posizione di pista, già più essenziale che mai quest’anno, ricopre un ruolo assolutamente rilevante. E così il potenziale leggermente maggiore della McLaren sul passo gara non necessariamente potrebbe essere espresso, soprattutto se la corsa, come successo lo scorso anno, dovesse essere gestita dal primo classificato in termini di ritmo.

Impostare un passo blando, però, potrebbe essere meno semplice quest’anno, per via dell’introduzione di una quarta zona DRS. E un’eventuale lotta ravvicinata potrebbe far scattare l’allarme affidabilità, in una gara che mette a dura prova i componenti delle vetture, soprattutto i freni. Non c’è sollievo per mezzo di un lungo rettifilo né per l’impianto di decelerazione, né tantomeno per i piloti, prostrati dal micidiale caldo umido da sopportare per una corsa la cui durata spesso si spinge verso il limite delle due ore.

Sarà un supplizio dal sapore dolce per chi comincerà con il passare dei giri ad assaporare la vittoria e amaro per chi annasperà a centro classifica. Ruoli, questi, che vedremo stabiliti nelle qualifiche sotto i riflettori di Marina Bay, che oggi si sono accesi prima del previsto sull’ala posteriore a basso carico della McLaren. Soluzione che, è bene ricordarlo, comunque qui non sarebbe stata utilizzata, così come nel resto delle gare rimanenti, fatto salvo il GP di Las Vegas.

Era una partita per il futuro, e non per il passato, quella che si è giocata in un presente in continuo divenire, in cui un pilota dall’ego ferito cerca di ritrovarsi. Per quello che abbiamo visto oggi, Lando Norris potrebbe avere un’occasione d’oro per dare un grande morso al vantaggio di Verstappen in classifica piloti. Ma per farlo, dovrà prima avere ragione dell’uomo che insieme a lui oggi danzava per le curve di Singapore senza curarsi della polvere.

Pubblicità