F1. Non solo show: ecco perché dietro il kitsch il Gran Premio di Las Vegas nasconde della sostanza

F1. Non solo show: ecco perché dietro il kitsch il Gran Premio di Las Vegas nasconde della sostanza
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Al di là del kitsch, il weekend di gara del Gran Premio di Las Vegas 2023 di Formula 1 offre degli spunti interessanti
16 novembre 2023

“A stare lì in piedi mi sono sentito un pagliaccio”, ha riflettuto Max Verstappen dopo la cerimonia di apertura del Gran Premio di Las Vegas 2023 di Formula 1, in cui i piloti si sono accomodati su piattaforme illuminate per salutare il pubblico. “Per me queste cose si possono saltare”, ha osservato con la sua consueta franchezza. Pur capendo le motivazioni di quello che definisce “al 99% uno show e all’1% un evento sportivo”, il re della F1 di oggi non ha paura di esprimere la propria opinione su una corsa che non raccoglie nemmeno il favore di parte degli abitanti di Las Vegas.

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Elizabeth Blackstock ha intervistato per Jalopnik una quindicina di persone, tra residenti di lunga data, nuovi arrivi e turisti arrivati per una vacanza. In molti si sono lamentati della mancanza di comunicazione riguardo ai disagi che avrebbe comportato l’allestimento della pista. Chi si è ritrovato a visitare Las Vegas dopo qualche tempo di assenza l’ha ritrovata un cantiere a cielo aperto, con tutte le conseguenze del caso sulla viabilità. “Non solo spero che gli organizzatori dell’evento perdano soldi, spero che li mandi in bancarotta”, ha osservato un anonimo residente, ignaro – o forse no? – del fatto che il promoter del GP è la stessa F1.

Per accettare davvero la F1, forse la gara deve diventare parte del tessuto della città, come succede a Monaco. Dalla prima edizione disputata nel 1929 per volontà di Antony Noghes, il Gran Premio è diventato un tratto caratteristico del Principato, che, con una buona dose di efficienza e rapidità, con l’avvicinarsi di maggio comincia a prepararsi per accogliere il Circus e dare vita a una corsa che, nonostante il passare degli anni, riesce a mantenere inalterato il suo fascino. In questo caso, però, la situazione è diversa. La verità è che la F1 ha bisogno di Las Vegas, ma Las Vegas non ha bisogno della F1.

Forse deriva proprio da questa mancanza di equilibrio la forte dicotomia che contrappone la F1, che vuole vendere questa gara a tutti i costi per legittimarsi definitivamente al pubblico generalista degli USA, a chi invece non può soffrire il carico di kitsch che una corsa di questo tipo porta inevitabilmente con sé. Va detto, però, che spostando di lato la coltre di luci e avanspettacolo, il weekend di gara di Las Vegas offre degli spunti interessanti.

Comincia tutto da un dato di fatto di cui vi abbiamo già parlato. Il freddo della notte di metà novembre nel deserto farà sì che le fasi clou del weekend di gara siano disputate con temperature intorno ai 10 gradi. Condizioni, queste, che soprattutto sul giro secco porteranno i piloti ad accusare più fatica del solito per “accendere” gli pneumatici e portarli nella finestra di utilizzo ideale per staccare un tempo degno di nota. È molto probabile che a Las Vegas si vedano più giri di riscaldamento prima di un tentativo lanciato, soprattutto da parte dei team che già faticano più degli altri in questo compito.

Tra questi c’è indubbiamente la Red Bull. La RB19 è una vettura che coccola le gomme in gara. Ma quello che è un vantaggio la domenica diventa un handicap il sabato, soprattutto quando le circostanze non aiutano. Non ci stupiremmo, dunque, di vedere la scuderia di Milton Keynes sfavorita per la lotta alla pole position. E se Max Verstappen dovesse partire più indietro, su un circuito cittadino come Las Vegas la rimonta potrebbe non essere semplice.

Ci sono poi altri fattori che al momento non possono essere valutati, come l’asfalto. Sono quei dettagli che la simulazione non può replicare in modo esatto, e che potranno essere giudicati solo all’atto pratico. Una pista nuova porta con sé delle incognite reali, e non artificiali come quelle generate dalla mancanza di prove in pista con i weekend della Sprint. Insomma, dietro la discutibile forma c’è della sostanza. E per questo, il GP di Las Vegas merita una chance. Se la fiducia sia ben riposta o meno, lo scopriremo solo domenica, quando in Italia il buio farà spazio alla luce del mattino.

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