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Viene da pensare che ci sia lo zampino di Franco Colapinto nell’episodio che ha condizionato la prima sessione di prove libere del Gran Premio del Messico 2024 di Formula 1, l’unica davvero indicativa del venerdì se si pensa che le FP2 saranno dedicate a testare gli pneumatici Pirelli per la stagione 2025. Alex Albon, sull’altra Williams, ha impattato contro la Ferrari guidata per l’occasione da Ollie Bearman ponendo fine alla sessione di entrambi.
Albon ha ingaggiato un rodeo con un cordolo, finendo per lottare con il volante e toccare la SF-24 di Bearman, che per le FP1 in Messico ha sostituito Charles Leclerc e stava cercando di farsi da parte per lasciarlo passare. Ad avere la peggio nel contatto è stato lo stesso Albon, il cui impatto con le barriere potrebbe avere degli strascichi a livello del cambio. Alex via radio ha definito Bearman un “idiota”, ma a ben vedere le colpe dell’incomprensione, finita sotto la lente di ingrandimento dei commissari, sono prevalentemente sue. Da quando Colapinto è subentrato al deficitario Logan Sargeant, Albon sembra essere decisamente sotto pressione. E non osiamo immaginare quanto potrà esserlo con l’arrivo di Carlos Sainz.
Se Albon dovrà leccarsi le ferite, a Lewis Hamilton toccherà invece fare i conti con i danni rimediati da Andrea Kimi Antonelli. Il giovane talento italiano, subentrato sulla W15 del sette volte campione del mondo per le FP1, ha involontariamente raccolto un detrito andando a danneggiare il fondo della monoposto, con un deficit prestazionale che Toto Wolff ai microfoni di Sky ha quantificato in due decimi e mezzo. Un danno, questo, che nonostante le riparazioni del caso dovrebbe andare a intaccare la performance del componente. Un problema non di poco conto, se si pensa che Russell, dopo il botto nelle qualifiche di Austin, non ha a disposizione il pacchetto di aggiornamenti che ha debuttato negli USA.
Riesce difficile valutare quanto visto in pista nelle FP1 in Messico, non solo per la presenza di diversi rookie al posto dei titolari - oltre a Bearman al posto di Leclerc e Antonelli in sostituzione di Hamilton, c’erano anche Felipe Drugovich, Pato O’ Ward e Robert Shwartzman in luogo di Alonso, Norris e Zhou – ma anche per la pista particolarmente sporca. La mancanza di grip si somma all’effetto dell’altitudine sulla capacità di generare deportanza a pari carico aerodinamico.
Ma c’è un’altra conseguenza dell’altezza sul mare e della conseguente rarefazione dell’aria di Città del Messico, la difficoltà nel garantire il raffreddamento dei componenti. È il motivo per cui la Ferrari SF-24 si è scoperta, mostrando delle feritoie per dare sfogo al motore. E in questo contesto i lamenti di Max Verstappen sul suo motore rappresentano un campanello d’allarme di non poco conto, che fa tornare la mente all’Ungheria.
Nel pieno di un’ondata di calore che interessava la zona dell’Hungaroring, la Red Bull decise di portare in pista un pacchetto di aggiornamenti la cui funzione primaria, a ben vedere, era proprio assicurare l’affidabilità della monoposto, che vanta delle masse radianti sacrificate a vantaggio dell’efficienza aerodinamica. In Messico le temperature non sono certamente elevate come a Budapest nel bel mezzo dell’estate, ma l’altezza sul mare di Città del Messico fa tornare in auge una debolezza che potrebbe avere un certo peso.
Al netto di queste considerazioni, è ancora tutto possibile. La Mercedes, davanti con George Russell, spesso suona la carica il venerdì ridimensionandosi strada facendo, per via di una finestra di utilizzo estremamente limitata. La Ferrari, invece, conta di continuare sulla strada tracciata dopo la doppietta di Austin. E la McLaren, per buona parte della stagione la vettura più consistente, cerca di avere ragione di alcuni aggiornamenti che deve forse comprendere appieno, dopo i soli 60 minuti di libere a disposizione negli USA. Ma si tratta di considerazioni che finiscono per essere diluite nella nebbia dell’incertezza di una F1 in cui nulla è scontato. E in cui anche l’influenza di un rookie rampante può avere il suo peso.