F1. Nel giorno di re Lewis a Silverstone, la McLaren dimostra che non basta la macchina per vincere

F1. Nel giorno di re Lewis a Silverstone, la McLaren dimostra che non basta la macchina per vincere
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Silverstone incorona il suo figlio più illustre, Lewis Hamilton, in una giornata in cui la McLaren dimostra che la macchina non basta per fare la differenza in Formula 1. E nel Gran Premio di Gran Bretagna 2024 la Ferrari fa i conti con i suoi passi indietro
7 luglio 2024

Lewis Hamilton il tempo intercorso dalla sua ultima vittoria in Formula 1 prima del sontuoso successo nel Gran Premio di Gran Bretagna 2024 pare averlo contato fino all'ultimo granello, immerso in un’attesa che deve essere sembrata un’agonia. Sono passati 945 giorni, ha fatto presente in conferenza, prima che potesse assaporare la vittoria numero 104. Due anni e mezzo fa a Jeddah, in una F1 vertiginosamente diversa da quella odierna, beffava Max Verstappen, secondo come oggi. Chi avrebbe mai potuto dire, allora, che avrebbe dovuto aspettare così tanto per vincere di nuovo?

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Forse era destino che il successo che gli era sfuggito così a lungo arrivasse in una corsa in cui il maltempo è arrivato a onde come le sue lacrime sul podio, condizionando il comportamento in pista delle monoposto. Gli schiaffi d’acqua intervallati dal sole hanno visto fortune alterne per le scuderie in pista, rendendo ancora più intensa la lotta per la vittoria. La Mercedes si è dapprima fatta vedere sull’asciutto, prima che la McLaren sfruttando il suo carico maggiore si rivelasse spietata sul bagnato. E a al termine della gara è arrivato un Verstappen arrembante con le hard.

Max sul finire della corsa ha messo a segno la stessa strategia che solitamente applica a inizio gara, con alcuni giri devastanti per impostare un ritmo impossibile da seguire per gli altri. E senza la necessità di risparmiarsi con le coperture, è andato a prendere e passare Lando Norris, che in quel momento calzava delle soft che stavano perdendo il loro smalto. E così Norris si è dovuto accontentare di un terzo posto che è magra consolazione non solo per lui, ma pure per una McLaren sprecona.

La scuderia di Woking ha dimostrato un assunto chiave della Formula 1 di oggi: avere una macchina estremamente efficace non basta, per fare la differenza. La MCL38 si conferma la monoposto più versatile e costante al momento, ma serve a poco se la strategia e le soste non sono all’altezza. La scelta di non effettuare un doppio pit stop con Norris e Piastri quando la pioggia ha reso necessarie le intermedie è stata non solo poco coraggiosa, ma pure controproducente.

Per quanto siano rischiosi i pit stop doppi, Piastri avrebbe in ogni caso perso molto di più restando in pista per un giro in più. E la McLaren avrebbe potuto persino osare con Norris facendolo rientrare una tornata prima, come ha fatto la Red Bull con Verstappen, consentendogli di risalire la china prima che George Russell si ritirasse per un problema tecnico. C’è qualcosa da recriminare pure per la seconda sosta, con Norris fermato un giro dopo Piastri per calzare le soft, per giunta con un pit stop lento, a sporcare ulteriormente una gara in cui la McLaren avrebbe potuto dire la sua.

A proposito di strategia, la Ferrari ha molto da recriminarsi per la scelta di montare le intermedie a Charles Leclerc ben prima che lo facesse la concorrenza. Si è trattato di una sosta talmente anticipata da rendere le gomme da bagnato di Leclerc sostanzialmente inservibili nel momento in cui sarebbero state davvero utili al monegasco. Leclerc ex post ha sostenuto che secondo le informazioni a disposizione del team le intermedie parevano la scelta giusta. Peccato che Hamilton, nello stesso frangente, la pensasse in modo diametralmente opposto, dissuadendo la Mercedes a calzarle anzitempo. Aveva ragione lui, forte di un’esperienza che porterà con sé alla Rossa.

Pur riconoscendo l’errore, il team principal Fred Vasseur ha spiegato che serviva un approccio aggressivo visto il tempo perso da Leclerc alle spalle di Lance Stroll. Ma forse un pizzico in più di lucidità sia da parte del muretto che di Charles non avrebbe guastato. È la degna conclusione di un weekend da incubo per Leclerc, complicato dalla scelta di ritornare alla specifica di Imola dopo un venerdì di comparazioni che aveva condotto con la versione "Barcellona" della SF-24.

Carlos Sainz, quinto al traguardo, pur lodando le chiamate del team per la sua gara, non ha potuto fare a meno di sottolineare che la Ferrari riportandosi sulla configurazione di Imola ha fatto un passo indietro in un momento in cui gli altri, invece, possono sfruttare gli efficaci upgrade portati in questo lasso di tempo. E resta da capire se questo dietrofront sarà definitivo o se, invece, l’Ungheria riporterà in auge la specifica di Barcellona: in risposta alla nostra domanda in merito, Vasseur non si è voluto sbilanciare. Non solo: a pesare sarà pure il tempo perso in questo periodo di dubbi sulla direzione dello sviluppo futuro. 

Se la Ferrari vive nell’incertezza, quello che è sicuro è che oggi Verstappen si porta a casa un secondo posto prezioso per allungare nel mondiale piloti. Ma i riflettori sono tutti per il suo vecchio rivale Hamilton, scioltosi in un abbraccio con il padre dal sapore molto diverso da quello consolatorio scambiato dopo Abu Dhabi 2021. Silverstone ha incoronato per la nona volta il suo figlio più illustre in griglia, facendogli chiudere un cerchio doloroso. E con Hamilton oggi ha vinto la F1 intera, capace di mostrare il suo lato più bello in una corsa senza respiro, come gli ultimi giri di re Lewis.

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