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La F.1 è un mondo strano, si fatica ad entrare e si esce facilmente. Fin tanto che sei dentro tutti ti salutano o almeno ti conoscono, appena sei fuori dal paddock la tua esistenza è come se non fosse mai avvenuta. Ma fra i tanti misteri che circondano la vita del paddock, ce ne è uno che è ancora lungi dall'essere svelato. Si sa solo che si chiama Moko, è di Dakar in Senegal, e vive fra Parigi, News York, Los Angeles o Miami, senza dimenticare qualche puntata a Dubai. Insomma, non si sa nulla, ma circola sempre con un pass permanente al collo e tutti lo chiamano solo Moko. Lo stesso nome inciso sul pass.
Nessun cognome, nessuna indicazione, niente di che. Se dovesse sparire dall'oggi al domani, verrebbe quasi il dubbio che sia un fantasma. "Ma quale fantasma - dice nel suo francese con inflessioni senegalesi inframmezzato a inglese - sono vivo e vegeto, ho 57 anni sono nato a Dakar e giro il mondo da anni. Dal 1979 a dire il vero". Come mai proprio da quella data? "Perché io sono africano, e Jody Scheckter con la Ferrari divenne il primo campione del mondo Sudafricano, uno del mio continente. Io mi ero rotto le scatole fra calcio, baseball e tutti quegli sport lì così mi appassionai alla F.1 e dissi: devo andare ai GP".
Il primo fu a Monza, nell'anno dell'incoronazione ufficiale di Jody mondiale, poi seguirono tutti gli altri. "Sì, io sono un supertifoso, mi pago aereo, biglietti e hotel, poi Jean Todt all'epoca alla Ferrari, mi fece avere un pass per entrare nel paddock. Da quel momento è cambiata la mia vita". Infatti è presente ad almeno 15-18 gare all'anno, considerato che fa la spola fra gli Stati Uniti e i circuiti vari, un bello spendere soldi..."Devo tornare per un concerto di Madonna, poi devo vedere Cher per l'ultima collezione di gioielli" disse dopo la Malesia di quest'anno, viaggio fatto in classe economica con la Emirates fino a Dubai e poi volo per gli Stati Uniti, come dire che il lavoro alla Chrome Hearts Jewelry forse comincia a scricchiolare..."Ho la passione per la F.1, mi piacciono piste come Monza, Spa, Suzuka, quelle storiche per intenderci, anche se alcune sono belle fra le nuove ma credo non abbiano il fascino delle storiche".
I piloti lo conoscono tutti, difficile non vederlo nel paddock perché veste sempre in maniera eclatante, molto colorata "Sono nero, devono vedermi sennò scompaio..." dice ridendo mentre chiama "mon capitain, mio capitano" chi gli passa davanti. Insomma, non si sa che faccia, si sa che i soldi per le trasferte saltano fuori. Ha un pass permanente rilasciato dalla FIA (verde, almeno non ha il pit lane rosso...) conosce tutti (stranamente vanta una amicizia intensa con Kimi Raikkonen) e tutti lo conoscono. Per il resto, mistero. Uno dei tanti della F.1. Pilota preferito? "tutti quanti, correre in F.1 è speciale, anche se sei ultimo vuol dire che sei un fenomeno, sono solo 20 al mondo, come fai a dire che sono dei brocchi?". Ecco, nemmeno il pilota preferito ci dice. Ritorno a Dakar? "Lascia stare, troppo casino, troppo caos, forse il giorno che faranno un GP di F.1 potrei pensarci. Anzi magari lo organizzo io, in fondo conosco tutti e so come gira questo mondo...".