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Questa è la storia di una grande occasione mancata, di quelle che capitano una volta nella vita e devi rinunciare perché hai un contratto. Il GP di Germania del 1999, giusto 20 anni fa, è passato alla storia per la vittoria di Irvine, il mancato ritorno in pista di Schumacher dopo l'incidente a Silverstone e la gran corsa di Mika Salo che dovette cedere la vittoria al compagno di squadra della Ferrari. Una cosa che in 110 GP per il finlandese non si è più ripetuta. E ricordando quel GP e quell'eroe mancato per contratto, ecco i retroscena di quei giorni terribili in casa Ferrari.
Alle 15,05 dell’11 luglio 1999, Mika Salo non si ricorda cosa stesse facendo. Probabilmente era in Giappone, a casa con la moglie, la modella Noriko Endo, e a tutto pensava tranne che a guardare il GP d’Inghilterra che si correva in quel momento a Silverstone. Invece quella corsa avrebbe dovuto guardarla, perché avrebbe rappresentato il punto di svolta della sua carriera. Nel corso del primo giro, poco prima di arrivare alla staccata della curva Stowe, Michael Schumacher tenta un attacco all’interno del compagno di scuderia, Eddie Irvine, ma qualcosa cede nell’impianto frenante e la Ferrari di Michael vola impazzita contro le protezioni.
L’impatto, avvenuto a circa 150 km/h, è violento, le gomme di protezione fanno leva e piegano la scocca all’altezza delle ginocchia, provocando la frattura della tibia e del perone della gamba destra. Per Michael Schumacher è il dramma, la Ferrari resta paralizzata dall’evento perché sul tedesco faceva affidamento per portare a casa il titolo mondiale che mancava dal 1979. I giorni seguenti all’impatto furono caotici, la rossa non poteva permettersi di perdere altro tempo e doveva puntare tutto su Eddie Irvine in attesa che Schumacher tornasse al suo posto, semmai fosse avvenuto nel corso della stagione 1999. A Maranello il collaudatore Luca Badoer è pronto al grande balzo: dalla panchina alla prima squadra, ma arriva la sorpresa.
La Ferrari annuncia, infatti, che a sostituire Michael Schumacher per le tre gare seguenti sarà il finlandese Mika Salo, nato il 30 novembre 1966, e con 71 GP alle spalle. In quella stagione, il 1999, Salo aveva già disputato tre corse al volante della BAR in sostituzione del brasiliano Ricardo Zonta, infortunatosi durante le prove del GP del Brasile. Il 22 luglio Mika Salo si presenta nei box di Zeltweg con la sua bella divisa rosso Ferrari, sale a bordo della sua F399 col numero 3 di Schumacher e sistema l’abitacolo. Il venerdì, prove libere. Non male ma niente di eccezionale: Mika concluderà col 16.tempo assoluto.
Sabato, qualifiche. Le due McLaren volano e Hakkinen segna la pole davanti a Coulthard. Irvine è terzo staccato di quasi un secondo. Mika Salo parte col settimo tempo, quarta fila. Gara senza infamia e senza lode, ma il ghiaccio è rotto. Nemmeno sette giorni di tempo e si va in Germania, sul veloce tracciato di Hockenheim. Qui Mika Salo sembra avere una marcia in più rispetto a tutti, McLaren compresa, tanto che dopo il via alle spalle di Hakkinen e Frentzen, si porta al comando della corsa. Il ruolo da gregario viene evidenziato dalla chiamata del box della Ferrari: Mika Salo deve farsi da parte e far vincere Irvine che, complice il ritiro di Hakkinen a causa di un incidente, vede il sogno mondiale diventare quasi realtà. Il dopo corsa sarà all’insegna della sportività.
Con Irvine sul gradino più alto del podio, Mika Salo applaude il compagno pensando che la sua prima e unica possibilità di vittoria, se non l’ultima in assoluto, è sfumata per rispetto degli obblighi contrattuali. Irvine, che certe cose le capisce, prende la coppa del vincitore e la regala a Mika Salo, che torna a casa con due trofei: quello del secondo posto e quello del vincitore morale del GP di Germania. Il recupero di Michael Schumacher non è veloce come si pensava all’inizio e la Ferrari deve continuare con la formazione di riserva. Certo, per uno che dopo aver mostrato buone cose in Europa ha dovuto trovare una via di fuga in Giappone, al volante della F.Nippon, rientrare in F.1 dalla porta principale non è male, ma la carriera di Mika Salo è stata tutta una serie di gioie e delusioni.
Quando a fine anni 90 capì che non era possibile trovare un volante competitivo in Europa, si aggregò al folto gruppo di piloti europei e americani che in Giappone cercavano fortuna. Erano gli anni in cui la F.Nippon, una specie di F.3000 europea, garantiva ingaggi ricchi e uno stipendio assicurato. Fu la scelta che fecero anche Jacques Villeneuve, partendo però dalla F.3, ma anche Ralf Schumacher, Vincenzo Sospiri e Eddie Irvine. La F.1 sembrava un sogno, fino a quando alla vigilia del GP del Giappone del 1994, non si liberò un posto alla Lotus Mugen Honda, complice Herbert che era passato alla Benetton. Fu la grande occasione di Salo, perché in Giappone e Australia mostrò di poter fare il pilota di F.1 e infatti, nella stagione 1995, arrivò la chiamata della Tyrrell che correva col motore Yamaha.
E qui vale la pena ricordare un aneddoto: il responsabile del programma Yamaha F.1 era un grande fans di Noriko Endo, modella e attrice eurasiatica, donna dalla bellezza unica e intrigante. Da sempre fidanzata di Mika Salo, gli restò accanto anche quando la Yamaha volle fortemente Mika al volante di una propria vettura. Nell’ufficio tecnico di Hamamatsu, invece delle foto di Salo al volante della Tyrrell, a fine stagione 95 c’era tutta la filmografia di Noriko Endo, poster e libri fotografici della splendida modella che nel frattempo era diventata la signora Salo a tutti gli effetti.
Dopo un anno alla Arrows, nel 98, le tre corse con la BAR nel 99 e le 6 con la Ferrari, che gli garantì una buonuscita di tutto rilievo, ci fu una stagione 2000 al volante della Sauber Petronas (con motore Ferrari). Fu il ringraziamento di Maranello per il lavoro svolto nella stagione 99 a favore di Irvine. Nella memoria di Mika resterà per sempre quel giorno a Hockenheim quando una vittoria certa fu sacrificata all’altare dei contratti commerciali. Ma in 110 GP disputati, è stato il momento più bello e più alto di una carriera senza grossi acuti.