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«Non ho mai avuto problemi quando viene ricordato mio padre Michael, quando si cerca un paragone. Il fatto di avere a che fare con una figura rilevante credo sia un onore e uno stimolo. Per me significa impegno, cercare di dare il meglio, se possibile, non vivo tutto questo con pesantezza». Mick Schumacher parla degli inevitabili confronti con papà in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. La firma - quella di Giorgio Terruzzi, importantissima - è indicativa dell'interesse nei confronti del giovanissimo Mick, che, a dispetto dei suoi 21 anni, si dimostra assai maturo.
Lo si evince dal modo in cui pesa le parole, specialmente quando fa riferimento al suo passato complesso. «Ciò che è accaduto - riflette Mick - ha determinato una forma, un modo di essere, mi ha fatto diventare la persona che sono. Ma questo succede a ciascuno di noi, credo. La definizione di un carattere, di una personalità, è il frutto di una esperienza intima che attraversa sentimenti e avvenimenti diversi, specifici. Ogni uomo o donna cerca risposte alle proprie domande. Lo stesso è accaduto per me». Dice e non dice, Mick, tenendosi in equilibrio sulla sottile linea tra il racconto di sé e ciò che è sempre rimasto privato.
Ma una cosa ci tiene a sottolinearla: l'importanza nella sua crescita di Corinna. «La considero la miglior madre del mondo. Il suo esempio è stato fondamentale per me». Nell'ambiente della F1, invece, la sua figura di riferimento è quella di Sebastian Vettel. Che, da uomo profondo, sensibile e intelligente, gli ha dato un consiglio azzeccatissimo. «Sii te stesso. Fidati di te stesso. Non avere paura di mostrarti per ciò che sei». Una sfida tutt'altro che facile anche per le persone comuni, figuriamoci per chi porta con grazia il peso titanico di un cognome come il suo.
Ma Mick ha dalla sua un approccio riflessivo, che spiega in questi termini: «Il motorsport richiede di imparare una specie di codice, di fare l’abitudine a una quantità di situazioni tipiche. Mi sono adattato, ho cercato di applicare razionalità ad ogni sfida perché le conseguenze dei tuoi comportamenti sono decisive. In quali termini lo verifichi nei giorni, nei mesi, negli anni successivi». Il giovane rampollo di casa Schumacher è un diesel. Prima studia attentamente la categoria, si ambienta, e poi arrivano i risultati. Sarà così anche in F1, con la Haas con cui debutterà il prossimo anno.
E di Lewis Hamilton, che sta infragendo i record di suo padre, dice: «Quando guardiamo un campione che domina una intera epoca c’è il rischio di trascurare qualcosa di importante. Il lavoro enorme che richiede, quanto siano rilevanti le risorse, le energie e il talento applicati da quel campione che poi vince. Il discorso vale per Hamilton come per mio padre. Non c’è nulla di casuale dentro un grande successo. È un iceberg, del quale spesso vediamo solo la punta che affiora dall’acqua».