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Non poteva esserci gara migliore del Gran Premio d’Olanda 2024 per celebrare i primi 200 GP in Formula 1 di Max Verstappen. Ma se questo traguardo arrivato nella sua Zandvoort sembra quasi scritto dalla penna di un abile sceneggiatore, lo è forse ancora di più il colpo di scena che arriva dalle sue parole in conferenza stampa. Il campione del mondo in carica, infatti, ha ammesso che non crede di voler raddoppiare, arrivando a quota 400.
“Credo di aver già oltrepassato la metà della mia carriera in Formula 1 – dice con la naturalezza di chi ha già pensato a lungo al suo futuro – anche se è già stata un’avventura formidabile”. “Non mi sembra di aver corso 200 GP, ma con tante gare in una singola stagione si fa presto ad accumularli”. E riavvolgendo il nastro di una carriera straripante, cominciata quando era ancora minorenne, Verstappen individua due ricordi preziosi.
“Vincere la prima gara non può che essere emozionante. È un sogno che si ha fin da bambini, essere sul gradino più alto del podio in F1, che di per sé è una sensazione molto speciale”. E poi, inevitabilmente, c’è Abu Dhabi 2021. "Vincere il primo mondiale è qualcosa di incredibile, a cui sicuramente ripenserò con piacere quando terminerò la mia carriera”, riflette. E i titoli di coda di questa storia straordinaria potrebbero arrivare prima di quanto si pensi.
Per ora l’unica scadenza nell’avvenire di Verstappen è fissata per il 2028, anno in cui terminerà il contratto monstre siglato tempo fa. “Il 2028 è ancora molto lontano – riflette - ma non penso a un nuovo contratto, al momento. Preferisco semplicemente vedere come andranno le cose, a cominciare dal nuovo regolamento, se sarà divertente o meno. Ho tanto tempo per decidere, posso farlo anche nel 2026 o 2027. Voglio tenermi aperte tutte le possibilità. Ma non è un pensiero che mi stressa”.
Verstappen valuterebbe anche la possibilità di correre in altre categorie? “Prendersi un altro impegno oltre alla Formula 1 è naturalmente molto difficile, con così tante gare – risponde alla domanda di Automoto.it -. Ma una volta terminata la mia avventura in F1 vorrei correre in altre serie, con meno corse e un’atmosfera più rilassata. Questo non in termini di impegno, ma di possibilità di passare più tempo a casa. Ovviamente quando competo in qualche ambito, voglio vincere. Vedremo quali opportunità arriveranno”.
Quello che conta oggi è un presente in cui anche un campione come Verstappen vede dei margini di miglioramento. “Ogni anno si guadagna esperienza, e credo che questo aiuti molto. Come pilota, ovviamente, hai bisogno della macchina per esprimere il massimo del tuo potenziale. Ma ogni anno si cerca di migliorarsi rispetto al precedente. Quando si arriva in Formula 1, non si tratta di grandi progressi, ma di un lavoro di fino. E al termine della stagione si ripercorre quello che è stato, capendo cosa avrebbe potuto essere fatto meglio”.
E di margini di miglioramento se ne intravedono anche per la sua scuderia, in un contesto molto diverso da quello trionfante di dodici mesi fa nella sua Olanda. “Bisogna essere realisti. Se si ha la possibilità di vincere, si cerca di farlo. Ma se non è così, semplicemente non te lo meriti. Per quanto mi riguarda, devo aspettare per capire quanto saremo competitivi. Ovviamente l’anno scorso ero molto più sicuro di avere una grande occasione di vincere la gara. Oggi la situazione è diversa, c’è molta più concorrenza. Dal canto nostro, cerchiamo di migliorare, di trovare un bilanciamento più efficace per la macchina. Magari succederà qui”.
Se, classifica alla mano, Lando Norris è il rivale più vicino, ma comunque non abbastanza per insidiare davvero Max, “ultimamente abbiamo assistito a vittorie di diverse auto e piloti. Ci sono tante incognite, i valori sono molto ravvicinati. L’attenzione al dettaglio e la capacità di portare la monoposto nella giusta finestra di utilizzo può davvero fare la differenza in un contesto del genere”. Un monito prezioso per la Red Bull da parte di un pilota che, a differenza di molti suoi colleghi, sembra vedere di buon grado la data di scadenza della sua carriera. Forse perché, a differenza di altre scelte della sua vita, questa sarà solo sua.