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“Mi mancavano le corse, mi mancava il concetto di squadra. Ma ho accettato di tornare soltanto perché riparto da un foglio completamente bianco. È il fascino della sfida” così ha esordito Mattia Binotto nella lunga intervista rilasciata al Corriere Della Sera. L’ex team principal della Scuderia Ferrari è pronto a lasciarsi definitivamente la squadra di Maranello alle spalle per focalizzarsi al 100% sul lavoro da fare per il debutto di Audi in Formula 1 nel 2026.
Sarà una vera e propria sfida per l’ingegnere italiano che ha costruito la sua carriera al fianco del Cavallino Rampante, scalando i ruoli gerarchici fino ad arrivare al ruolo di direttore tecnico e di team principal nel 2019, fino al licenziamento nel 2022. I troppi errori lasciati lungo il cammino, gli errori del muretto box con la F1-75 e la lotta mondiale sfumata con Leclerc, sono stati fatali per lui che ha dovuto lasciare Maranello dopo ben 27 anni. Adesso dovrà però adattarsi ad una nuova realtà che in qualche modo ha già avuto l’occasione di conoscere, quella di Hinwil, sede dell’attuale Sauber che è stata rilevata da Audi, il cui debutto in Formula 1 è atteso nel 2026 con il nuovo regolamento tecnico.
“Maranello e Hinwill sono due realtà diverse e lo dice anche l’attuale classifica. La differenza è immensa, in tutto, dalle dimensioni agli strumenti. Però trovo tantissime similitudini con la Ferrari dei miei inizi, nel 1995. Un’azienda dove c’era tutto da costruire o ricostruire. A quei tempi oltre a riorganizzare i reparti e la metodologia, bisognava allenare le persone a vincere. Inculcare la mentalità del <<non siamo qui per partecipare>>” ha dichiarato Binotto a Giorgio Terruzzi e Daniele Sparisci del Corriere della Sera. A convincere l’ingegnere a tornare in pista all’età di 54 anni è stata la possibilità di poter partire da zero, costruire un progetto dalle fondamenta. “Parto da un foglio bianco. Nei 18 mesi che ho passato lontano dalle corse mi è mancata la competizione, far parte di una squadra, condividere fatica, ambizioni e obiettivi. Avendo il desiderio di ripartire, l’unica sfida attraente per me era quella di Audi, la più ambiziosa. Non avrebbe avuto senso entrare in un team che già funziona. Qui invece posso costruire, rivivo parte del mio passato e anche per questo è affascinante”.
“Le priorità di Audi sono quelle di essere in Formula 1, ma per restarci a lungo per creare una squadra vincente e diventare un riferimento della tecnica. Siamo all’inizio della scalata, davanti c’è l’Everest e ora si vede solo la base. Stiamo decidendo da che versante salire, è importante stabilire un percorso - ha proseguito Binotto – Dobbiamo lavorare sull’azienda stessa, sulle dimensioni e la cultura. Se ci confrontiamo con gli avversari, abbiamo circa 400 dipendente in meno. Dobbiamo aggiungere persone se vogliamo poter competere allo stesso livello. Non si trovano in due giorni e non per forza in F1. La nostra scelta è di investire sui giovani”.
Parlando proprio di giovani talenti, Mattia Binotto ha l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda il compagno di squadra di Nico Hulkenberg, già confermato da tempo dall’allora dirigenza di Audi con Andreas Seidl al capo. “Possiamo permetterci il lusso di non aver fretta, avendo tutte le altre squadre deciso la loro formazione. Due gli aspetti essenziali: da una parte l’esperienza per impostare il percorso di crescita. Dall’altra un giovane, talentuoso, che ci accompagni nel percorso fino alla vetta” ha spiegato l’ingegnere. La naturale opzione potrebbe essere Valtteri Bottas che si trova già nelle fila di Sauber e che potrebbe partecipare al prossimo capitolo di Hinwil portando con sé tutta la sua esperienza, altrimenti puntare sui giovani piloti che si stanno affacciando alla Formula 1. Da Franco Colapinto che sta dimostrando il suo talento in Williams, squadra che dovrà lasciare a fine stagione, a Gabriel Bortoleto dell’Academy della McLaren impegnato in Formula 2. Ma ad una squadra tedesca come Audi potrebbe far gola anche l’idea di avere una line up completamente made in Germany. “Mick Schumacher? Sicuramente è un’opzione, lo stiamo valuntando. L’ho incontrato e ci ho parlato, lo conosco da tempo avendo fatto parte della Ferrari Driver Academy. Di lui so pregi e vantaggi, è uno dei nomi che abbiamo in mente”.
A gestire le attività in pista per Audi ci sarà l’attuale direttore sportivo della Red Bull. Jonathan Wheatley che assumerà il ruolo di team principal dal 2026. “Sono contento del suo arrivo perché abbiamo fatto un percorso simile ma in scuderie diverse. Il suo ingaggio è un segnale importante, se è passato da noi è perché ha delle garanzie. Quanto alla Red Bull, beh i cicli hanno un inizio e una fine, da sempre in F1. Credo che loro siano ormai giunti alla fine”.
L’Audi che vedremo in pista dal 2026 sarà dunque un connubio perfetto dell’esperienza maturata in Ferrari da Binotto e in Red Bull con Wheatley. I punti interrogativi sono ancora molti sulla squadra che sarà, ma questo vale un po’ per tutti i team dato che dovranno confrontarsi con un regolamento tecnico completamente diverso dall’attuale, non solo a livello motoristico, ma anche aerodinamico. Ma prima di pensare al futuro, Binotto ha fatto un bilancio del suo passato a Maranello. “Sono stati ventotto anni nei quali ho ricevuto molto. Mi sento fortunato ad aver preso parte ad una storia straordinaria, a un periodo di vittorie fantastiche alle quali ho contribuito. Se poi penso all’esperienza da team principal è stata una bellissima sfida: c’era una squadra reduce da anni difficili che aveva bisogno di essere rilanciata. Dovevamo ricostruire le basi per un’organizzazione solida puntando anche sui giovani talenti”.
“Un mio bilancio? Ci sono stati molti momenti belli, ma anche errori, dai quali s’impara sempre, ma nel complesso è stato comunque un periodo molto positivo. Da quando ero bambino tifavo per la Ferrari. A casa ho ancora tante foto e oggetti perché il passato non si cancella. Poi ci sono le scelte professionali e le cose devono restare distinte. Oggi sono comunque felice quando vedo la Rossa vincere, sono contento soprattutto per quella squadra che conosco a fondo e alla quale credo di aver dato un contributo”. Dal suo addio nel 2022, a ricoprire il ruolo di team principal del Cavallino Rampante si trova Frédéric Vasseur, ma Binotto non ha voluto giudicare il lavoro del francese, quanto più le prestazioni generali della squadra. “Fred ha saputo proseguire il progetto all’insegna della continuità, non ha rivoluzionato un’organizzazione strutturata e funzionale. Ha fatto anche scelte sue, ma lo ripeto: se la Ferrari vince sono contento perché conosco il team e so quanta fatica è stata spesa per portarlo a un certo livello”.
Dunque, da perfetto conoscitore della Ferrari, Binotto ha potuto sbilanciarsi anche su quelle che sono le scelte fatte dal team in ottica futura. “Io non avrei preso Hamilton, ma lui ha fatto molto bene a firmare, condivido la sua decisione. Non lo avrei scelto perché la Ferrari aveva puntato su altri piloti e se il talento è Charles Leclerc, è lui che in qualche modo va accompagnato all’obiettivo” ha proseguito riferendosi al titolo mondiale.