F1. Ma quale complotto: il ritiro di Tsunoda in Olanda è solo un enorme pasticcio

F1. Ma quale complotto: il ritiro di Tsunoda in Olanda è solo un enorme pasticcio
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Il bizzarro ritiro di Yuki Tsunoda, con quella Virtual Safety Car che ha avvantaggiato Max Verstappen, ha fatto pensare in molti a un complotto. La verità, però, è che si tratta solo di un enorme pasticcio
5 settembre 2022

In F1 si fa presto a pensare male. In un mondo in cui gli intrighi politici sono all’ordine del giorno, anche un impiccio può essere interpretato come un complotto. La Virtual Safety Car causata da quella che potremmo definire una prova di ritiro da parte di Yuki Tsunoda ha infiammato gli animi dei commentatori sui social. Possibile che un episodio così bizzarro che ha visto protagonista la “sorellina” della Red Bull e di cui Max Verstappen ha palesemente beneficiato sia frutto del caso? Il pesante precedente scomodato da molti è facilmente intuibile.

14 anni fa, di questi tempi, Nelson Piquet Junior finiva a muro nel corso del Gran Premio di Singapore. Un incidente come un altro, all’apparenza. Tipico su una pista cittadina, che non perdona il minimo errore. Peccato che quello schianto fosse tutt’altro che casuale. Una volta sedotto e abbandonato dalla Renault, il rampollo della tentacolare famiglia Piquet si rese protagonista di una ammissione shock. Era stato Flavio Briatore, numero uno del team, a imporgli di finire contro le barriere, per regalare una chance di successo a Fernando Alonso. Briatore ci aveva visto lungo: Fernando quel GP lo vinse. Ma lui e Piquet, di lì a poco, avrebbero perso tutto.

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Rispetto a quella pagina a tinte fosche della storia della F1, l’episodio di ieri appare molto più innocente. Il pasticciaccio brutto di casa Alpha Tauri è cominciato subito dopo la sosta di Tsunoda. Appena rientrato in pista, Yuki si è aperto via radio, sostenendo che una delle sue gomme non fosse stata fissata regolarmente. Il team gli ha quindi chiesto di fermarsi a bordo pista in un luogo sicuro. Tsunoda, a quel punto parecchio alterato, ha continuato a chiedere conferma della sua impressione, e si è accomodato dopo curva 3.

Nella convinzione di doversi ritirare, Tsunoda si è allentato le cinture. Ma il suo team l’ha invitato a proseguire. Di lì a poco, Yuki ha ribadito al suo ingegnere di pista che ci fosse qualcosa che non andava, ipotizzando un problema al diffusore. A quel punto Tsunoda è stato richiamato ai box per montare un altro treno di gomme e per stringere le cinture. Appena lasciata la piazzola, Yuki ha rincarato la dose, menzionando nuovamente un problema al differenziale. E il team, trovando finalmente evidenza di tutto ciò nei dati, ha invitato Tsunoda a fermarsi. 

Da questo racconto, emergono due cose. La prima è che, come spesso gli accade, Tsunoda ha perso la calma in un momento cruciale. Preso dalla foga, non ha aspettato la conferma da parte del team del ritiro, allentandosi le cinture prima del tempo. La seconda è che l’Alpha Tauri sembrerebbe non avere grande fiducia nei riscontri di Tsunoda sul comportamento della monoposto. Il risultato è un episodio bizzarro nel contesto di una stagione non semplicissima per il team di Faenza. Ma pensare che sia frutto di un disegno perverso della Red Bull per regalare un pit stop jolly a Verstappen per beffare le Mercedes non tiene conto delle circostanze.

È così scontato che Verstappen avrebbe avuto bisogno di un colpo di scena del genere per vincere la gara di casa? Approcciandosi razionalmente alla corsa, verrebbe da pensare che non sia così. La Red Bull ex post ha fatto sapere che Max avrebbe optato per le soft nel suo stint finale, di circa una ventina di giri. Se la gara avesse mantenuto un andamento lineare, Verstappen con tutta probabilità sarebbe arrivato a prendere le Mercedes ben prima del termine della gara, con un notevole vantaggio di mescola. Ieri Max e la sua RB18 erano sostanzialmente inarrestabili. E allora il caos in casa Alpha Tauri si scopre per ciò che è realmente: un pasticcio, e non un sotterfugio. Con buona pace di quel vecchio volpone di Toto Wolff, che non perde occasione per tirare frecciatine al suo miglior nemico, Chris Horner.

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