F1. Liam Lawson, il nuovo pilota della Red Bull: “Sono pronto alla sfida con Max Verstappen. Sogno il mondiale, e so di poterlo vincere”

F1. Liam Lawson, il nuovo pilota della Red Bull: “Sono pronto alla sfida con Max Verstappen. Sogno il mondiale, e so di poterlo vincere”
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La corsa verso la Formula 1 dalla Nuova Zelanda, il ruolo di Helmut Marko nella sua crescita, la sfida con Max Verstappen: Liam Lawson, il nuovo pilota della Red Bull, si racconta in un'intervista esclusiva rilasciata ad Automoto.it
19 dicembre 2024

“Il mio sogno è diventare campione del mondo, e so di poterci riuscire”. Quando abbiamo incontrato Liam Lawson nell’hospitality della RB ad Abu Dhabi, la sua promozione in Red Bull per la stagione 2025 di Formula 1 era già nell’aria, ma non era ancora confermata ufficialmente. Ma dai suoi occhi e dalla sicurezza nel raccontare i suoi obiettivi non abbiamo potuto fare a meno di notare la determinazione e la grinta che alla fine gli sono valse il sedile di Sergio Perez.

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Ci vuole sangue freddo per gestire il ruolo più scomodo dell’intera griglia, quello di compagno di squadra di Max Verstappen, l’ingranaggio chiave del meccanismo vincente della Red Bull. E l’unica esitazione di Liam nel corso della nostra chiacchierata è arrivata su un quesito che lo ha fatto scoppiare in una fragorosa risata. Meglio il sedile in Red Bull o non vedere mai più Cars? “Non era la domanda che mi aspettavo, è dura rispondere. Vorrei il posto, anche se non vedere Cars mai più in vita mia sarebbe bruttissimo”.

Lawson è cresciuto con il mito di Saetta McQueen, vero e proprio idolo di un’infanzia passata a guardare la pellicola di casa Pixar fino allo sfinimento, con buona pace dei genitori. Ma per quanto il Liam bambino che ancora alberga in lui inorridisca al sol pensiero di rinunciare al suo film preferito, Lawson sarebbe stato disposto a tutto per ottenere il sedile che lo metterà in competizione diretta con Max Verstappen. Si sente pronto alla sfida con il quattro volte campione del mondo? “Sì, mi sto preparando da tempo, sono qui da sei anni. Voglio vincere, e l’occasione migliore per farlo sarebbe con la Red Bull”, ci ha risposto senza esitazioni.

Liam ha costruito le fondamenta della sua sicurezza in sé mattone per mattone, forgiato dall’appartenenza al vivaio della Red Bull, un ambiente sfidante in cui altri hanno faticato a reggere. “Sicuramente mi ha aiutato a prepararmi per la sfida della F1 – concede Liam -. Avere a che fare con Helmut (Marko, ndr) da quando avevo 16 anni, con tutta la pressione che questo comporta, mi ha reso la scorza dura. Sono grato del fatto di aver retto a quegli anni. Se non avessi avuto qualcuno che mi spronava in quel modo, sarebbe stato difficile adattarsi alla F1, un ambiente complesso”.

Costretto a buttarsi in acque turbolente dopo l’infortunio di Daniel Ricciardo a Zandvoort nel 2023, Lawson è rimasto a galla anche grazie alla sua versatilità. Sono stato molto fortunato a competere sin da quando ero piccolo in categorie molto diverse, pure quando ero ancora in Nuova Zelanda. Successivamente ho corso nel DTM e in Super Formula, deviando dal percorso nelle categorie propedeutiche alla F1”. Ciononostante, “non ero preparato al meglio per Zandvoort. Ero arrivato dal Giappone, da una gara di Super Formula. Non avevo lavorato al simulatore, ed ero atterrato giovedì sera, per poi andare in pista il giorno successivo. È stato un weekend difficile, ma ero entusiasta all’idea di correre il mio primo Gran Premio”.

Liam non è stata l’unica nuova leva chiamata in causa all’improvviso a dimostrarsi all’altezza del compito. Come mai la sua generazione è pronta da subito? “Credo che dipenda dalla nostra preparazione, e dall’accesso che abbiamo ai simulatori, molto diretto. Li usiamo da quando avevamo 17 o 18 anni e correvamo in F3. Si comincia a imparare dal team e ad adattarsi. Oltretutto, io ho ricoperto un ruolo da riserva per molti anni, e ho avuto modo di vedere come la scuderia lavorasse internamente, imparando molto. La tecnologia, poi, è molto più sofisticata rispetto a 10 anni fa, si avvicina parecchio alla realtà”.

Per quanto Lawson si sia rivelato competitivo nel suo scampolo di stagione con l’allora Alpha Tauri l'anno scorso, nel 2024 è dovuto tornare in panchina. “È stato difficile, non c’è dubbio. Sono passato dall’essere pilota a diventare uno spettatore. Ma sapevo che avrei avuto un sedile a un certo punto, e mi sono fidato delle garanzie che mi erano state date. Chiaramente avrei voluto guidare, ma ho sempre mantenuto un dialogo aperto con Helmut e Christian, che mi hanno dato un’idea chiara di ciò che si aspettavano da me in futuro”.

È stato proprio questo il momento più difficile della sua carriera. “In quel ruolo in precedenza sapevo che lo scopo era diventare un pilota di Formula 1, ma non avevo idea di come sarebbe stato esserlo. Guardavo i titolari immaginandomi come mi sarei sentito. Quando sono tornato a ricoprire quel ruolo, lo sapevo. Vedere cosa facessero i piloti e sentire le loro comunicazioni con gli ingegneri mi faceva pensare all’esperienza che avevo vissuto”.

È stato frustrante sapere che forse avrebbe fatto meglio di loro? “Noi piloti siamo sicuri delle nostre abilità, ed ero consapevole di quello che avrei fatto al posto loro. Il punto, però, non era la sicurezza di poter svolgere un lavoro migliore, quanto il fatto di sentirmi pronto a correre”. Lawson, però, non era destinato a ricoprire la parte del leone in gabbia per molto. E il nuovo avvicendamento con Ricciardo non lo ha messo in difficoltà, nonostante fosse consapevole di essere protagonista di un provino per un sedile per il 2025.

“Non ci penso molto – ci ha detto a Yas Marina -. I weekend di gara sono decisamente pieni di impegni, siamo passati da una tripletta all’altra e non c’è tempo per riflettere. E poi anche se si ha un contratto di tre anni, in Formula 1 non si può mai stare sicuri. Anche se dovessi avere un accordo per il prossimo anno, sarei consapevole di essere giudicato gara per gara”. Delle parole che suonano come una premonizione, visto che è stata la rescissione di un contratto pluriennale, quello di Perez, a promuoverlo in Red Bull.

Un traguardo non da poco per un ventiduenne che viene dalla Nuova Zelanda, agli antipodi rispetto all’Europa. “La strada è inevitabilmente più difficile se si viene da una nazione piccola, e sono molto orgoglioso di rappresentare il mio paese. Quando ero piccolo mi dicevano che sarebbe stato impossibile arrivare in F1, ed eccomi qua. Ho coronato il mio sogno, ma voglio pensare anche di aver mostrato a tutti che è possibile farlo partendo dalla Nuova Zelanda. Spero di aver creato un precedente per altri ragazzi in futuro”.

Lawson non ha nessun rimpianto riguardo al percorso che l’ha portato dritto a Milton Keynes. “Non cambierei nulla della mia carriera finora. Nessuno è perfetto, e non si può correre senza sbavature. Si possono sempre trovare cose che avrei potuto fare meglio in una gara, e guardandomi indietro potrò trarre degli insegnamenti. Penso però che le difficoltà che ho attraversato mi abbiano reso migliore”. Resiliente, fiero, indomito: questo è Liam Lawson, il nuovo pilota della Red Bull.

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