Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Liam Lawson è tornato da pochissimo in Formula 1 come pilota titolare, prendendo il sedile di Daniel Ricciardo in Visa Cash App RB già dal Gran Premio di Austin. Il neozelandese, oltre al suo talento che abbiamo avuto modo di ammirare già lo scorso anno quando ha sostituito l’australiano per infortunio, si sta facendo riconoscere per il suo carattere, che non si fa attendere nel dire come la pensa. Dopo i “litigi” con Sergio Perez e Fernando Alonso, adesso Lawson si è scagliato contro la McLaren.
Il team papaya non sta passando uno dei suoi migliori periodi con la Scuderia Ferrari e la Red Bull alle calcagna nella classifica costruttori e solamente tre appuntamenti al termine della stagione per cercare di ricucire il distacco tra Max Verstappen e Lando Norris in quella piloti. Una monoposto perfetta che performa al meglio in quasi tutte le piste del calendario ma con ancora un meccanismo non oliato al meglio, come si è visto anche lo scorso weekend di gara in Brasile, dove il pilota numero #4, con la possibilità di ridurre la distanza dell’olandese, complici le varie penalità del tre volte campione del mondo e l’aiuto offerto da Oscar Piastri nella Sprint Race, ha visto la lotta al titolo iridato diventare sempre più complicata. Adesso la McLaren si trova al centro anche di un’altra controversia, questa volta portata avanti dal giovane Liam Lawson.
Il pilota del team, intervenuto in una puntata del podcast Red Flags, in un’inedita versione patriottica, ha espresso il suo disappunto nella scelta della squadra di Zak Brawon e Andrea Stella di riprodurre in caso di vittoria della squadra papaya l’inno britannico e non quello neozelandese, lo stesso di Lawson e del fondatore dell’omonima squadra. La storia del team papaya ha avuto inizio nel 1963 grazie all’intuizione del pilota Bruce McLaren; da quel momento in poi, fino al 1980, anno di cui venne portata a termine l’operazione Project Four di Ron Dennis, la McLaren ha corso sotto la bandiera della Nuova Zelanda con l’inno della “Aotearoa” sul podio.
Con l’arrivo di Ron Dennis si è passato alla licenza britannica e di conseguenza al celebre “God saves the Queen”, ad oddio “God saves the King” con la salita al trono di Re Carlo III dopo la scomparsa della regina Elisabetta nel 2022. Questa non rivendicazione delle origini neozelandesi di Bruce McLaren, con la squadra che non ha mai cambiato la propria denominazione negli anni, ha indispettito Liam Lawson. “Non ha senso. È una squadra neozelandese, il nome è ancora McLaren. Non ho idea [del motivo per cui abbiano cambiato l’inno, ndr]. La Red Bull suona l’inno nazionale austriaco e la squadra ha sede nel Regno Unito. La McLaren ha sede nel Regno Unito, ma è una squadra della Nuova Zelanda. È una vera e propria st*****ta, a dire il vero, soprattutto se sei della Nuova Zelanda, perché Bruce McLaren è una leggenda assoluta” ha dichiarato Lawson.