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Un altro campionato è finito, finalmente verrebbe da aggiungere per più di un motivo. E per quest'anno, allora, finiscono anche le nostre pagelline, stavolta con una parolina per tutti, ma proprio tutti.
Voto 8,5 a Rosberg, che vince un titolo meritato per come si è sviluppata la sua carriera fin dalle formule minori e soprattutto per come, quest'anno, per la prima volta ha saputo rispondere alla veemente rimonta in Hamilton in estate. In passato si sarebbe sciolto come un ghiaccolo al sole, quest'anno il tedesco ha risposto infilando 4 vittorie in 5 gare che hanno steso il rivale. Però... però è vero che a risultare decisiva è stata la minore affidabilità dell'auto dell'inglese e che nelle ultime gare al buon Nico è venuto un po' di braccino. Comprensibile, ma non bellissimo da vedere per chi doveva forse non solo vincere, ma anche convincere. E allora, che questo titolo gli porti una nuova voglia di osare: di sicuro il prossimo anno sarà ancora più forte. Cresciuto.
Chi non sa crescere, invece, è Hamilton che ha dimostrato anche quest'anno di essere il più veloce, ma ancora una volta di essere emotivamente fragile, non meno della sua vettura. Perché le avversità possono accadere, ma accusare nemmeno tanto velatamente di boicottaggio chi gli ha consentito di conquistare due titoli iridati di fila è troppo. Così come non si spiegano certe gare veramente opache di quest'anno. Voto 8, veloce ma fragile, proprio come la sua monoposto di quest'anno.
Voto 10 e lode invece alla Mercedes, che ha costruito l'ennesimo missile, stritolato la concorrenza e gestito in modo corretto una sfida interna non certo facile. Un team che ha segnato un'epoca, qualunque cosa succeda il prossimo anno con le nuove regole.
Conclude terzo nel Mondiale, eppure rischia di passare un po' sottotono la stagione di Ricciardo, che invece è da 9. Conquista una vittoria, ma senza il disastro ai box di Montecarlo sarebbero potute essere due, si dimostra sempre veloce e consistente, aggressivo ma mai scorretto e praticamente immune da errori, e sfrutta tutto quello che può darli il mezzo a disposizione. Eppure... eppure le attenzioni restano tutte per il compagno di squadra, con il quale per il momento riesce ad avere pure una relazione decente. Encomiabile.
Di Verstappen si è detto e scritto fin troppo, ma alcune imprese di quest'anno sono già leggendarie, come la vittoria alla prima gara con una monoposto per lui nuova, le difese talmente arcigne ma entro i limiti del regolamento da costringere la FIA a cambiarli in corsa questi benedetti regolamenti, l'epica rincorsa sotto il diluvio di Interlagos. E allora voto 10 e lode, perchè questo per l'olandese è stato l'anno della consacrazione. Il mondiale è solo questione di tempo.
Voto 10 e lode però anche alla Red Bull, che in inverno ha rischiato di trovarsi senza motore e alla fine si è dovuta accontentare del deficitario Renault che però sulle monoposto viola faceva perfino una bella figura, tanto le lattine più veloci del pianeta sono state ancora una volta progettate bene e sviluppate meglio durante la stagione. Sorprendenti, ma in fondo c'è qualcuno che si sorprende ancora?
Un'altra sorpresa della stagione, però in negativo, è Vettel. Bella la sua ultima gara dell'anno, ma il tedesco ricorda un po' certi studenti dotato ma svogliati che si mettono a studiare quando ormai è troppo tardi. Certo, finisce in campionato davanti a Raikkonen, però sono tante le cose che non tornano nella stagione del tedesco, dalle qualifiche sempre più opache ai troppi incidenti al via, fino al nervosismo davvero fuori luogo e fuori controllo mostrato via radio. Certo l'auto non l'ha aiutato, però un campione dovrebbe saper sfruttare a suo favore almeno le condizioni particolari che si possono creare occasionalmente. E invece niente, non un lampo di luce. Buio pesto. Voto 5, delusione.
Al contrario, sarà che da lui non ci si aspettava molto, ma Raikkonen chiude una delle sue stagioni più belle, dove è stato efficace tanto quanto Vettel in qualifica, se non di più, e per niente arrendevole in gara (anche ad Abu Dhabi ha dato una bella prova di carattere nei duelli ravvicinati). In finlandese è finito così per essere l'unica certezza, l'unico elemento rasserenante in una squadra allo sbando. Voto 8, ringiovanito.
E sì, perchè la stagione della Ferrari è stata un disastro, e non solo per la mancata conquista del titolo. Può capitare di non raggiungere gli obiettivi, ma l'importante è come ci si è battuti. E la Ferrari quest'anno era una nave che imbarcava acqua da tutte le parti: tanto per cominciare, smettiamo di dire che il progetto era cronicamente sbagliato, perchè a Maranello con un pizzico di fortuna in più avrebbero potuto perfino vincere le prime due fare dell'anno. Poi, quando è stato il momento di iniziare a sviluppare l'auto, ancora una volta a Maranello hanno fatto come i gamberi - anche quelli rossi - andando indietro anziché avanti. Certo lasciar andar via il capoprogettista non ha aiutato, né aiuterà il prossimo anno il fatto che in Ferrari hanno fatto partire Allison senza avere un sostituto. Perché va bene la forza del gruppo, ma con tutto il rispetto i grandi progettisti fanno ancora la differenza, anche quando si limitano a sovrintendere e indirizzare il lavoro altrui. E poi certe dichiarazioni supponenti verso la Red Bull, a primavera, e sappiamo tutti come sono infinite. Il malessere profondo, e mal gestito, di Vettel. Una politica di piloti miope (davvero vogliono lasciarsi sfuggire un talento come Giovinazzi?). Le strategie più di una volta sbagliate. I problemi di affidabilità. La questione, come si diceva, non è il titolo iridato perso, ma come è stato perso e le prospettive tutt'altro che incoraggianti che sono state poste anche per il futuro. Voto 0, sprofondati.
A proposito, tra le decisioni del passato poco illuminate di Maranello c'è anche Perez, testato e subito scartato, senza capire che il messicano era un talento vero, che doveva solo maturare. Quando ha smesso di fare a ruotate con chiunque gli passasse a tiro (anche se il suo preferito resterà sempre Maldonado), il messicano è tornato a essere il pilota velocissimo e redditizio visto all'esordio in Sauber e quest'anno ha disputato la sua stagione più bella, conquistando due podi e tanti altri piazzamenti nobili e trascinando la Force India fino al 4° posto nel Campionato Costruttori. È vero, è appoggiato da sponsor importanti, ma è anche vero che oggi non è certo in F1 per i suddetti sponsor. Voto 10, talento vero.
Tra le altre cose, Perez ha anche ridimensionato Hulkenberg, talento sempre sul punto di sbocciare, anno dopo anno, ma ancora a caccia dell'impresa vera. E proprio questo è il limite del tedesco, che ha disputato l'ennesima stagione positiva, ma sempre un gradino sotto la grandezza. E allora voto 7,5: bravo, però può fare di più.
Non poteva proprio fare di più invece la Force India, che ogni anno sembra imbroccare la stagione della vita e invece l'anno dopo... è sempre lì, a ridosso dei migliori. Il budget è quel che è, ma evidentemente viene speso al meglio e la scelta di puntare su piloti di talento invece che su portaborse paga, anche economicamente visto il bonus economico conquistato con il 4° posto nel mondiale. Voto 10 e lode, impresa!
Sembra essersi un po' perso per strada invece Bottas, dal quale ci si aspettava grandi cose che però tardano a farsi vedere. Certo, la Williams di quest'anno non ha aiutato, ma i campioni sanno fare la differenza a prescindere dal mezzo. Almeno ogni tanto, almeno in una gara l'anno. E invece niente. E allora voto 7, ma non c'è poi molto da festeggiare.
Chiude un campionato in chiaro-scuro, ma festeggia lo stesso invece Massa, che diciamolo: nel suo ultimo periodo a Maranello sembrava un po' bollito, e invece in Williams si è rigenerato e anche in questa stagione difficile tecnicamente ha dimostrato di meritare ancora un posto in F1. Voto 7, arrivederci Felipe.
Doveva e poteva fare di più, evidentemente, la Williams, giunta probabilmente alla fine di ciclo tecnico e a corto di idee. Idee che sarà il caso di farsi venire in gran quantità durante l'inverno, visto che il prossimo anno le regole cambieranno completamente. E magari sarà il caso di capire perchè, pur con i soldi della Martini, non c'è verso di azzeccare uno sviluppo significativo durante la stagione. Voto 5, inchiodata.
E inchiodato è anche Alonso, ad una macchina che non si merita e forse ad una F1 che non lo appassiona più come una volta. Del resto, provateci voi a essere uno dei migliori tre del lotto, costretto a girare con un'auto che dopo due anni prende ancora più di 2 secondi al giro. Lo spagnolo, in passato fin troppo acido con i suoi team, in McLaren sembra aver preso la situazione con ironia. Epici i suoi commenti via radio, ma siamo sicuri che tanta apparente rilassatezza sia una buona cosa? Perché attenzione, Alonso è un patrimonio di questa F1 sempre più ricca e più povera insieme, e basta vederlo lottare a centro gruppo per capirlo. Voto 9, talento sprecato.
Ha detto basta invece Button, con una gara finita malinconicamente, dopo due stagioni altrettanto malinconiche. Avrebbe meritato miglior fortuna per il suo finale di carriera il pilota inglese, intelligente come pochi dentro e fuori l'abitacolo, abile a destreggiarsi nelle gare più caotiche e capace comunque, non molto tempo fa, di guidare sostanzialmente alla pari con un certo Hamilton... Voto 10 alla carriera, voto 5 a come è finita.
Voto 3, invece, a questa McLaren-Honda che proprio non ne vuol sapere di diventare un'auto competitiva: le risorse tecniche in campo, tra Inghilterra e Giappone, sono immense, ma forse a latitare sono le idee, senza le quali anche in questa F1 ipertecnologica non si va da nessuna parte. Certo, poi gli scontri interni, i cambi al vertice e i vuoti sulla carrozzeria (leggi main sponsor) non aiutano. Flop.
Ha fatto anche quest'anno tutto per bene invece Sainz, però anche nel suo caso continua a mancare l'impresa. Continuiamo a scriverlo: lo spagnolo corre come un veterano, nel bene e nel male. E allora voto 7, aspettando una grinta inedita.
Non si sa più bene cosa aspettarsi invece da Kvyat, che dopo tre gran premi da protagonista è stato retrocesso in Toro Rosso, non per demeriti suoi ma per meriti eccessivi di quell'altro, e da allora non si è più ripreso. Perché anche dopo la notte da leone di Singapore niente è cambiato. E allora al russo ci tocca dare 4, perchè uno come lui con la Toro Rosso doveva comunque fare qualcosa di più e di meglio, però lo capiamo anche, poverino. Frastornato.
A deludere un po', comunque, quest'anno è stata anche ka Toro Rosso intesa come team, che non è più la Minardi di una volta: oggi è una squadra di fascia media, con un motore Ferrari vecchio di un anno ma sempre migliore ad esempio di quello della McLaren, che però le è finita davanti nel campionato costruttori. La sensazione è che siano mancati almeno una ventina di punti, tra l'inconsistenza di Kvyat e una preparazione e gestione in gara non sempre impeccabile. Voto 6,5, in chiaro-scuro.
Lo stesso commento, curiosamente, ben sintetizza il campionato di Grosjean: fenomenale nelle prime gare a cogliere ogni opportunità, quando poi è stato il momento di guidare lo sviluppo del team forte della sua esperienza il francese si è perso per strada, arrivando anche a pesanti contrasti con una scuderia con cui solo poche settimane prima sembrava esserci un idillio perfetto. Se a questo aggiungiamo che più di una volta a eccellenti qualifiche sono seguite gare assai più opache, qualche dubbio sull'effettivo e definitivo grado di maturazione del francese viene. Nel dubbio comunque 7, perchè l'impresa rimane.
Non ha combinato niente invece Gutierrez, inutile girarci intorno: non lontanissimo da Grosjean sul piano velocistico, in gara non ha mai saputo cogliere le occasioni che si presentavano. E siccome il messicano non era un debuttante, la cosa pesa doppiamente. Voto 5, evanescente.
Ha sorpreso in positivo, comunque, la Haas capace di piazzarsi all'8° posto nel Mondiale Costruttori e di lottare stabilmente a centro gruppo - ma spesso anche più su - nella sua stagione del debutto. Certo, la preparazione è stata non solo meticolosa ma anche "furba", pensando a come sono state sfruttate le pieghe del regolamento insieme alla Ferrari. Il prossimo anno questo non sarà più possibile e le nuove regole porteranno una nuova, grande complessità in fase di progettazione: una sfida difficilissima, ma quest'anno la Haas ha dimostrato che niente è impossibile. Voto 8, sorpresa.
Per una bella novità, non sono mancate anche altre delusioni quest'anno. Prendete ad esempio Magnussen: era molto atteso dopo un appiedamento dalla McLaren che era sembrato a molti frettoloso, ma in tutta la stagione non ha mai mostrato di essere quel piloto che esordì in modo sfolgorante in Australia E invece niente: certo, è andato a punti 3 volte in una stagione, ma davvero la sua stagione è un brodino, anche considerando i limiti del mezzo. Voto 6 sulla fiducia.
Ha preso un solo punticino invece Palmer, che non si è fatto mancare nemmeno qualche svarione, l'ultimo clamoroso proprio ad Abu Dhabi. Da un campione di GP2 ci si aspetterebbe molto più onestamente, ma tanto è bastato - insieme a una bella dote di sponsor - per farsi rinnovare il contratto per la prossima stagione. Voto 5, deludente.
E deludente ovviamente è stata la stagione della Renault, che era partita sì in ritardo e con le aspettative al ribasso, ma forse non così al ribasso come poi si è sviluppato il campionato. Perché chiudere alle spalle di un team debuttante è semplicemente inaccettabile per un costruttore con una così grande tradizione in F1. Ma rispetto al passato tutto è cambiato ed è lecito interrogarsi sul senso di un'operazione che sembra nata più che altro per fare un dispetto alla Red Bull. E la scelta di confermare Palmer e i suoi sponsor, il prossimo anno, non promette niente di buono. Voto 4, allo sbando.
Un altro che sembrava un po' allo sbando era Nasr, ma i due punti artigliati a Interlagos, nella sua migliore gara dell'anno, hanno salvato la sua stagione e quella della Sauber. Voto 6,5, opportunista.
Pessima, in compenso, la stagione di Ericsson, che pure in Sauber sarebbe l'uomo di esperienza, invece tra ancora qualche errore di troppo e gare opache lo svedese ha mostrato ben poco. Voto 5, inadeguato.
Ma inadeguata, in Sauber, è soprattutto la gestione: un team che storicamente ha sempre realizzato macchine competitive e investito sul talento dei piloti ha chiuso la stagione con la monoposto forse più lenta in griglia e la dote di sponsor come unico criterio nella scelta dei piloti. E i risultati, soprattutto su quest'ultimo punto, si vedono. Voto 3, peccato.
In decisa ripresa, invece, è parta la Manor, a cui l'ultimo posto in classifica per il colpaccio di Nasr a Interlagos va decisamente stretto: certo la velocità delle sue vetture resta quel che è, ma comunque il salto di qualità rispetto allo scorso anno è innegabile, così come è da apprezzare la scelta di investire sui giovani talenti, magari con qualche contributo dei costruttori che li appoggiano. La nuova proprietà ha puntato su personalità con una grande esperienza e i risultati iniziano a vedersi. Voto 7, sorpresa.
Wehrlein, per esempio, si è dimostrato veloce - soprattutto in qualifica e nella prima parte di gara - e capace di artigliare un punticino, anche se non sempre ha saputo concretizzare questo potenziale. Voto 7, in crescita.
Ocon, invece, è arrivato a campionato in corso e ci ha messo un po' per prendere il ritmo, ma il prossimo anno in Force India potrà mostrare tutto il suo talento. Voto 6,5, una bella novità.
Fuori classifica, voto 5 ad un calendario diventato ormai troppo lungo, soprattutto con gare spesso troppo noiose. Va bene che è meglio correre in gara, prendendo soldi per farlo, piuttosto che spendere per macinare migliaia di chilometri di test, ma una volta ogni gran premio era un evento: siamo sicuri che sia ancora così?
E soprattutto voto 0 a questa F1 con mille regole e mille scappatoie, come quella dei motori nuovi e ancora perfetti sostituti a ripetizione nello stesso week end, che generano solo altre regole, altre scappatoie, altri fastidi per chi vorrebbe solo sfidarsi i migliori piloti e le auto più veloci. E voto 0 alle regole che cambiano in corsa, senza che si riesca a capire realmente cosa è meglio, come l'eccesso di istruzioni ai piloti e gli indovinelli delle gare successive, salvo poi tornare ai microfoni aperti con i piloti pronti a lamentarsi di qualsiasi cosa. Un altro campionato è finito, si diceva. L'auspicio è che le nuove regole portino una ventata di freschezza.
I voti della stagione 2016
Mercedes 10 e lode
Verstappen 10 e lode
Red Bull 10 e lode
Force India 10 e lode
Perez 10
Ricciardo 9
Alonso 9
Rosberg 8.5
Hamilton 8
Raikkonen 8
Haas 8
Hulkenberg 7,5
Massa 7
Bottas 7
Sainz 7
Grosjean 7
Manor 7
Wehrlein 7
Ocon 6,5
Nasr 6,5
Toro Rosso 6,5
Magnussen 6
Vettel 5
Button 5 (10 alla carriera)
Williams 5
Gutierrez 5
Palmer 5
Ericsson 5
Calendario F1 5
Renault 4
Kvyat 4
McLaren Honda 3
Sauber 3
Ferrari 0
F1 0
Regole 0