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Tema caldo della passata stagione è stato lo spodestamento della Red Bull che si è vista scavalcare in poco tempo dalle avversarie. Complice un graduale processo di miglioramento di McLaren, che alla fine che vinto il mondiale Costruttori con 14 punti di vantaggio sulla seconda, la Ferrari, il team di Milton Keynes ha dovuto fare i conti con una monoposto che non era performante come previsto dai tecnici della squadra, ma Adrian Newey aveva già capito che qualcosa non funzionasse.
Già ad inizio anno, Red Bull aveva messo le mani avanti chiarendo che non era nei loro piani ripetere il dominio del 2023 in quanto era inevitabile che le squadre avversarie sarebbero riuscite a colmare il divario che si era esponenzialmente andato a creare nelle prime annate del regolamento tecnico che ha debuttato nel 2022, e che presto uscirà di scena per dare inizio ad una nuova era della Formula 1 nel 2026. Ma comunque non si aspettavano una disfatta tale da mettere seriamente a rischio anche il quarto titolo mondiale consecutivo di Max Verstappen. Ad aver capito che qualcosa non andasse già nel 2023 era stato Adrian Newey che aveva avvertito il team dei rischi.
La RB20, l’ultima monoposto progettata da Newey per Red Bull prima del passaggio in Aston Martin, che si concretizzerà a partire da marzo 2025, è stata un azzardo tecnico in quanto, nonostante il dominio della stagione precedente, l’ingegnere, coadiuvato da Pierre Waché, ha deciso di rivoluzionare il progetto estremizzandolo. Questa decisione nella prima parte di stagione si è rivelata essere quella vincente, ma poi qualcosa è cambiato. Più di parlare di un processo di involuzione della Red Bull, si dovrebbe definire un processo di evoluzione quello di McLaren, Ferrari ed anche Mercedes. Loro hanno proseguito nello sviluppo, mentre Red Bull ha dovuto lavorare a lungo per individuare i problemi della RB20 e cercarvi poi una soluzione, senza poter progredire col passare del tempo. Ma che le cose non sarebbero andate per il verso giusto era un presentimento che Newey aveva già con la RB19. “Credo che la Red Bull, da quello che ho potuto vedere, già nelle ultime fasi del 2023 fosse diventata una vettura più difficile da guidare. Naturalmente, per quanto ciò non si adattasse bene a Max, lui riusciva a gestirlo, mentre Checo Perez non ci riusciva. Quindi già nel 2023 si stava iniziando a vedere una maggior differenza tra i due” ha dichiarato il progettista in una lunga intervista rilasciata ad Auto, Motor und Sport.
“Tutto questo si è protratto anche nella prima parte di stagione del 2024, ma la macchina era ancora veloce, tanto da permettere di gestire il problema” ha proseguito Newey ai microfoni di Michael Schmidt di Ams. Allora perché, nonostante i chiari indizi di mancanza di correlazione tra galleria del vento e pista, soprattutto a livello aerodinamico, gli ingegneri della Red Bull non hanno fatto nulla lasciando che la RB20 diventasse sempre più complicata date le sue carenze? “Era una cosa che stava cominciando a preoccuparmi, ma pochi altri della squadra sembravano molto preoccupati. E da quello che vedo adesso dall'esterno, credo che i ragazzi della Red Bull, non è una critica, forse per mancanza di esperienza, abbiano continuato ad andare nella stessa direzione. E il problema è diventato sempre più grave, al punto che persino Max ha avuto difficoltà a guidarla”.
Per cercare di trovare in breve termine una soluzione nel corso della passata stagione, in particolare dopo Monza, e per evitare a Max Verstappen di perdere il titolo dato l’avvicinamento di Lando Norris, Red Bull ha dovuto correre ai ripari. E per farlo ha iniziato ad utilizzare set-up meno estremi, ma nonostante questo, quelli prepararti in sede a Milton Keynes, non si sono rivelati efficaci. La motivazione, anche in questo caso, era la mancanza di correlazione tra i dati della pista e del simulatore. Trovare il set-up che più si adattasse alle caratteristiche dei vari tracciati, della monoposto e dei piloti hanno ovviamente comportato una perdita di tempo nelle varie sessioni, che ha messo ancora più in difficoltà Sergio Perez, tanto da portare al suo licenziamento a stagione finita. Per l’erede della RB20, dunque, bisognerà lavorare per ritrovare il giusto bilanciamento per sbloccare il potenziale che Red Bull è comunque certa di avere ancora, unendo il tutto alla versatilità che gli ha permesso di dominare nel ’23 e una finestra di funzionamento più ampia con una conseguente maggiore opportunità di sviluppo nel corso dell’anno.