Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Lawrence Stroll parla raramente, ma è sicuramente incisivo quando succede. E, dopo la notizia dell'appello contro la sentenza della FIA nei confronti della Racing Point da parte di Ferrari, Williams, Renault e McLaren, il magnate canadese non poteva continuare in silenzio. Stroll si è detto prima di tutto «sconcertato» dalla decisione delle altre scuderie, che accusa di «comportamento antisportivo». Ma non finisce qui: Stroll ha spiegato di essere particolarmente «arrabbiato per le insinuazioni riguardo al fatto che abbiamo barato, specie se arrivano dai nostri concorrenti». «Non ho mai imbrogliato in vita mia - aggiunge -. Queste accuse sono completamente infondate, oltre che inaccettabili. La mia integrità e quella del mio team non sono in dubbio».
La Racing Point, insomma, si dice innocente. E Stroll ricorda che «il team, sotto diversi nomi, corre in F1 da oltre 30 anni, e oggi dà lavoro a 500 persone. Siamo sempre stati un costruttore e continueremo ad esserlo in futuro. Nel corso di questi 30 anni, la scuderia ha fatto da outsider, riuscendo ad ottenere risultati al di là delle proprie possiiblità grazie ad un gruppo di lavoro fantastico. Dal 2016 al 2018, è stata la quarta forza del mondiale, con il budget più contenuto, riuscendo ad ottenere podi con regolarità». E «visto che siamo usciti dall'amministrazione controllata, con stabilità e investimenti freschi, la nostra competitività non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno. Il team finalmente può esprimere il suo pieno potenziale».
Entrando nel merito della querelle sui condotti dei freni, Stroll parla di un'assenza «di linee guida specifiche da parte della FIA su come si dovesse gestire la transizione delle nuove parti elencate in modo tale da rispettare le normative». Regole che, asserisce Stroll, «per come sono formulate, stabiliscono che dopo il 2019 non è possibile condividere o avere accesso alle informazioni sul design dei condotti dei freni. A quel punto, tutti gli insegnamenti tratti sono informazioni proprie. Da lì in poi, si lavora indipendentemente. Che è quello che abbiamo fatto». E Stroll non le manda a dire: «stanno infangando il nostro nome, e non ho intenzione di accettarlo. Intendo prendere tutte le misure necessarie per provare la nostra innocenza».
Ma in questa guerra politica senza esclusione di colpi non viene risparmiata nemmeno la Mercedes, nel mirino delle rivali per il suo coinvolgimento nell'affaire Racing Point. Si va ben oltre i condotti dei freni, che sembrano essere solo la punta dell'iceberg: sotto la lente di ingrandimento c'è l'intero progetto della RP20. Si preannuncia un'estate caldissima, più nel paddock che in pista. Perché se la Mercedes è imbattibile sul tracciato, sembra essere ben più vulnerabile negli intrighi di corte. La scuderia di Brackley rischia di essere messa con le spalle al muro: addirittura vecchi acerrimi nemici, come Cyril Abiteboul e Chris Horner, sembrano unirsi contro il rivale comune, chiacchierando fitto in griglia. E la posta in gioco è molto alta, perché in queste settimane c'è anche il nuovo Patto della Concordia da siglare. Il messaggio degli altri team è chiaro: la Mercedes non vuole firmare? Pazienza, arrivederci. Una situazione spinosa, con tensioni maturate nel tempo che stanno per affiorare in superficie.