F1. La sfortuna non esiste: lo dimostra un libro su Chris Amon

F1. La sfortuna non esiste: lo dimostra un libro su Chris Amon
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Chris Amon è ricordato come il pilota più scalognato della storia della F1. Ma il libro di Emiliano Tozzi, "Chris Amon. La sfortuna non esiste", spiega perché la verità è un'altra
24 dicembre 2022

Può la sfortuna davvero condizionare una vita, o quantomeno una carriera? Viene naturale chiederselo pensando a Chris Amon, considerato da molti il pilota di Formula 1 di maggior talento a non aver mai vinto una gara nella massima serie. Il corollario di imprevisti occorsi sul più bello, dopotutto, è lungo. Ne citiamo uno esemplificativo, la visiera divelta accidentalmente mentre si trovava al comando del GP di Monza nel 1971 con una Matra.

A rispondere a questo interrogativo annoso pensa il libro di Emiliano Tozzi, “Chris Amon. La sfortuna non esiste”, edito da Minerva. Tozzi ripercorre il nastro della carriera dell’unico neozelandese a vestire i colori della Ferrari in F1 nella storia del Cavallino rampante, raccontando con eleganza gli intoppi del destino, ma anche e soprattutto il modo in cui Amon ha davvero lasciato il segno nel motorsport. 

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Sì, perché Amon non avrà vinto in F1, ma fu capace di aggiudicarsi la ruggente 24 Ore di Le Mans del 1966, accesa dalla bruciante rivalità tra Ford e Ferrari e destinata, molti anni più tardi, a diventare un film. Così come degna di una pellicola è la stessa vita di Amon, capace di sedurre Enzo Ferrari proprio in quella Le Mans perdente per la Rossa e di togliersi qualche soddisfazione nei prototipi con Lorenzo Bandini, con cui creò un sodalizio destinato a rompersi tragicamente anzitempo.

La chicca più preziosa di “Chris Amon. La sfortuna non esiste”, a nostro avviso, è però l’accorata testimonianza di Mauro Forghieri, raccolta nell’atmosfera conviviale di una cena a base di pesce a Modena. Un racconto che dice molto non solo di Amon, pilota che Forghieri stimava moltissimo, ma dello stesso ingegnere. Una dolce nota malinconica che fa il paio con la nostalgia di epoche lontane, che chi scrive non ha potuto vivere.

La F1, comunque, è fatta anche di destini che si incontrano. E un giorno del 1977 Amon si trovò di fronte in una gara della Can-Am un avversario formidabile. Tanto da indurlo a chiamare una sua vecchia conoscenza, Teddy Mayer, per persuaderlo a ingaggiarlo. E così dalla leggenda del pilota più sfortunato ne nacque un’altra, che vi lasciamo scoprire da soli sfogliando le pagine di un libro che ci insegna che l’ossessione per la cattiva sorte, a volte, fa distogliere l’attenzione da quanto di buono si è riusciti a fare in carriera. E nel caso di Amon, ce n’è parecchio.

 

Da Moto.it

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