F1. La Red Bull non è più la regina del Circus. Ma la McLaren, pur con la doppietta in Ungheria, resta pasticciona

F1. La Red Bull non è più la regina del Circus. Ma la McLaren, pur con la doppietta in Ungheria, resta pasticciona
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La Red Bull non è più la regina della Formula 1, lo si è visto chiaramente nel Gran Premio di Ungheria 2024. Ma la McLaren ha colto una doppietta dal retrogusto amaro, che ha esposto una scarsa lucidità nella gestione della gara
21 luglio 2024

Sulla carta, la McLaren ha massimizzato il proprio risultato nel Gran Premio di Ungheria 2024 di Formula 1, ottenendo una doppietta con la prima vittoria in carriera di Oscar Piastri e il secondo posto di Lando Norris. Ma la classifica nasconde le imperfezioni di una corsa che la scuderia di Woking avrebbe dovuto e potuto gestire meglio. La decisione di far fermare prima Norris per proteggersi da un eventuale undercut di Lewis Hamilton, presa sovvertendo la logica che avrebbe voluto il leader Piastri essere il primo a fermarsi, ha avuto un peso fortissimo sull’economia della gara e, viene da pensare, anche sui delicati equilibri interni del team.

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La McLaren si è messa da sola con le spalle al muro, costringendosi a un ordine di squadra per ripristinare le posizioni originarie. E così si sono susseguite delle comunicazioni via radio sempre più concitate tra Norris e il suo ingegnere di pista, per cercare di convincere l’inglese a lasciare strada a Piastri. Nella fiera dell’eufemismo – “devi preservare le gomme”, veniva esortato Lando – forse avrebbe dovuto intervenire direttamente il team principal Andrea Stella, per evitare di ritrovarsi a fine gara con una potenziale grossa gatta da pelare.

L’avvicendamento sul finale non era certo il modo migliore per Piastri per cogliere la prima vittoria in carriera. Un successo indubbiamente meritato, perché a parte un lungo, ha gestito bene le gomme e i doppiaggi. Se non si fosse optato per la strategia inversa rispetto alla logica, Piastri avrebbe vinto la corsa grazie alla partenza in cui ha fatto molto meglio di Norris, ancora una volta ingenuo. Non ci sono dubbi che Piastri meritasse la vittoria, lo ha ammesso anche lo stesso Norris. Ma è una doppietta dal retrogusto amaro, che ha esposto le lacune di un team ancora acerbo nella lettura strategica della gara.

Ma le scaramucce in casa McLaren sono solo una parte delle criticità emerse in un’altra gara decisamente vivace. Ne sa qualcosa il terzo classificato, Lewis Hamilton, balzato in zona podio grazie a un undercut che ha fatto fruttare producendosi in un hammer time dal sapore d’altri tempi. Questa strategia, però, lo ha portato in affanno sul finale della gara, innescando un duro duello con Max Verstappen, che di fronte alle evidenti mancanze della sua RB20 si è ritrovato con le spalle al muro e ha esagerato nel corpo a corpo, finendo per avere la peggio. 

Degrado maiuscolo delle gomme nel primo stint con le medie, continue osservazioni da parte di Max sui freni e sulla rotazione della macchina in curva: l’ormai ex regina della F1 è nuda, e di fronte a questa realtà Verstappen si è prodotto in lamentele via radio sempre più eclatanti, fino a essere redarguito dal suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, che ha definito "infantile" il suo comportamento. Circondato da una folla di giornalisti dopo la gara, Verstappen ha fatto spallucce, dicendo che è abituato a sfogarsi così, e chi lo critica può andare - edulcoriamo - a quel paese. E visto l’andazzo, sarà interessante vedere come si giocherà un campionato in salita.

La Ferrari, dal canto suo, raccoglie quello che può su una pista meno ostica rispetto a Silverstone e Spa, subendo il sorpasso della McLaren nel mondiale costruttori. Il distacco di due o tre decimi al giro si è tradotto in un gap di una ventina di secondi a fine gara. E se il divario, come ha voluto sottolineare il team principal Fred Vasseur, è diminuito rispetto allo scorso anno, si tratta comunque di una magra consolazione.

Al netto dei piccoli accorgimenti tampone, servirà del tempo prima che arrivino correttivi davvero efficaci. Per ora la Rossa resta una comprimaria sullo sfondo di un mondiale vivace, con sette vincitori in tredici gare. E soprattutto, con un intreccio che diventa sempre più avvincente, visto che la Red Bull sta scivolando lentamente nelle sabbie mobili della mischia, togliendo il fiato a Verstappen.

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