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La Mercedes W13 è già pronta a ruggire. Il primo vagito della monoposto della scuderia di Brackley per la stagione 2022 di Formula 1 è arrivato a sorpresa oggi, con il fire-up del motore chiamato a garantire performance e affidabilità fino a fine 2025, per via del congelamento dei propulsori. La voce della W13 è in netto contrasto con il silenzio, altrettanto assordante, di Lewis Hamilton, le cui ultime dichiarazioni ufficiali risalgono al post-gara di Abu Dhabi, a caldo dopo la sconfitta mondiale. Da allora sono arrivati due ricorsi, respinti, e un'intenzione di fare appello al Tribunale Internazionale della FIA, poi abbandonata dalla Mercedes.
Hamilton continua a non parlare. Si è trincerato nel silenzio più totale anche nel giorno della sua investitura ufficiale come cavaliere, al castello di Windsor. E certe assenze si fanno sentire molto più di tante presenze, generando infinite speculazioni sui motivi di questa scelta. Le aquile dei social monitorano tutte le azioni di Hamilton, che negli ultimi giorni ha prima smesso di seguire l'account ufficiale della F1 e, successivamente, ha fatto lo stesso con il resto dei profili, lasciando uno zero nei seguiti destinato a far discutere ancora di più i suoi fan, ma anche i detrattori.
A new era of @F1 starts right here… 👊
— Mercedes-AMG PETRONAS F1 Team (@MercedesAMGF1) December 23, 2021
Firing up our 2022 F1 car for the first time - the W13 is ALIVE. 🤩 pic.twitter.com/fphuaVp2dI
A ben vedere, non si tratta di un atteggiamento nuovo da parte del sette volte campione del mondo. Anzi: Lewis sparisce spesso durante la pausa invernale, disertando i suoi account social, su cui nel resto dell'anno è attivissimo. Ma quando ci sono dubbi sul suo futuro, il suo silenzio non fa altro che alimentare le speculazioni. Lo scorso anno, con un contratto non ancora siglato per il 2021 - lo avrebbe firmato a febbraio - si parlava insistentemente della possibilità del suo ritiro. E Lewis, una volta ricomparso sui social, si è lasciato andare a frasi sibilline sul suo futuro, incrementando la curiosità.
Pensare che si tratti di un comportamento ingenuo sarebbe oltremodo naif. Hamilton, come tutti i campioni, ama stare al centro dell'attenzione, e sa benissimo che un suo silenzio dopo una sconfitta come quella di Abu Dhabi suscita curiosità. È un modo per attirare l'interesse dell'opinione pubblica su di sé, spostandola dal vincitore del mondiale, Max Verstappen, che si sta godendo il meritato riposo dopo un anno impegnativo. Una piccola ripicca che potremmo anche perdonare a Lewis, dal momento che la delusione per le modalità con cui ha perso il mondiale è comprensibile.
Meno giustificabile è, in tutta franchezza, il silenzio su Nicholas Latifi, che di recente è tornato sui social raccontando delle minacce di morte ricevute sui social per il suo ruolo - è bene ribadirlo, del tutto casuale - nella sconfitta mondiale di Hamilton. Probabilmente Lewis lo avrà cercato in privato, ma una presa di posizione pubblica contro la tossicità di una certa fetta di pubblico non guasterebbe. Hamilton sa bene, per ragioni completamente diverse, quanto possano ferire le parole. Bene ha fatto il suo futuro compagno di squadra, George Russell, a criticare apertamente le affermazioni scellerate nei confronti di Latifi.
A proposito di futuro, non ci sono motivi per supporre un ritiro di Hamilton, se non le sibilline dichiarazioni di Toto Wolff, che ha parlato del disincanto di Hamilton. Ma dalla disillusione all'abbandono della F1, ne passa di frustrazione. E non è necessario comunicare nulla, in questo caso, visto che, a differenza dello scorso anno, Hamilton ha già preso una decisione sul suo avvenire, legandosi alla Mercedes fino al 2023. La sensazione è che uno come lui non si arrenda davanti a una sconfitta del genere, e punti ancora all'ottavo mondiale, sfumato all'ultimo. La sua futura monoposto già rugge, e quel vecchio leone di Lewis farà altrettanto, a tempo debito.