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La GPDA, abbreviazione di “Grand Prix Driver’s Association” è l’associazione che unisce tutti i piloti della Formula 1. Si trova adesso al centro delle notizie in quanto è stato creato un profilo social su Instagram di questo “sindacato”, già seguito da tutti i titolari che compongono la griglia attuale del Circus, Sebastian Vettel e Alexander Wurz. Ma cos’è esattamente la GPDA? E qual è il suo ruolo? La sua storia? Facciamo chiarezza.
Come anticipato, GPDA sta per Grand Prix Driver’s Association, ovvero un’unione di tutti i piloti di Formula 1. È stata fondata l’11 maggio del 1961 con lo scopo di migliorare la sicurezza all’interno dei circuiti, non solo per i piloti, ma anche per i tifosi. Il primo presidente fu Stirling Moss e il suo principale obiettivo era quello di ottenere la rappresentanza del Comitato Sportivo Internazionale della FIA, ai tempi organo dedicato al migliorare gli standard di sicurezza, per i piloti e per gli spettatori. Dopo il ritiro di Moss nel 1963, fu Jo Bonnier a sostituirlo, ma solamente sotto la guida di Jackie Stewart i piloti iniziarono a far sentire la loro voce nella seconda metà degli ’60, dove la sicurezza non era minimamente paragonabile a quella che vige adesso in pista. Le loro rivendicazioni portarono anche all’annullamento del Gran Premio del Belgio 1969 per la pericolosità del circuito di Spa-Francorchamps e allo spostamento del Gran Premio di Germania del 1970; la pista designata inizialmente era quella del Nurburgring, giudicato troppo pericoloso, e per questo i piloti chiesero di cambiare sede, preferendo il tracciato di Hockenheim. Tuttavia, la GPDA vide poi confermare Spa senza modifiche alla pista e il GP di Germania spostarsi dal Nurburgring solamente dopo l’incidente di Niki Lauda nel 1976.
All’inizio della stagione 1982, il "sindacato" di piloti si espresse negativamente al progetto della FISA (Fédération internationale du sport automobile) di crerare una superlicenza per i piloti, ad oggi obbligatoria per prendere parte al mondiale di Formula 1, che ne doveva limitare la libertà contrattuale, ovvero l’impossibilità dei piloti di rescindere il loro contratto con un team. La proposta venne messa da parte solamente quando i piloti decisero di scioperare durante il Gran Premio del Sudafrica del 1982. Il giovedì mattina di quel weekend di gara, la prima dell’anno, sotto la guida di Niki Lauda, i piloti presero un pullman per occupare il Sunnyside Park Hotel. La FISA, messa alle strette, propose di discutere della facenda al termine del Gran Premio, ma arrivò il no della GPDA. Solamente il venerdì mattina, dopo una notte passata nella hall dell’hotel, Didier Pironi, allora presidente della GPDA, riuscì a trovare un compromesso. I piloti avrebbero corso la gara solo a garanzia del ritiro della proposta. Dopo questa vittoria, Didier decise di aprire questo sindacato a tutti i piloti professionisti cambiando nome in PRDA (Professional Racer Drivers' Association. Ma l’incidente che ebbe nel corso della stagione, portò questo progetto a naufragare, portando poi allo scioglimento dell’associazione.
Solamente nel 1994, dopo il weekend nero della Formula 1 ad Imola con la morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna e l’incidente di Rubens Barrichello, la GPDA venne rifondata con a capo Michael Schumacher in occasione del Gran Premio del Gran Premio di Monaco. Due anni più tardi, l’associazione divenne una vera e propria società, dominata Grand Prix Drivers Association Ltd, con una costituzione formale e un ufficio permanente a Montecarlo.
Ad oggi la GPDA è ancora pienamente attiva, anche se non è obbligatorio per tutti i piloti farne parte. Infatti, ad esempio, nella stagione 2009 tutti i piloti, tranne Kimi Raikkonen, vi erano iscritti. I membri votano per decidere il loro capo e attualmente a ricoprire questo ruolo, dopo l’addio di Romain Grosjean nel 2021e il ritiro di Sebastian Vettel nel 2022, che continua comunque a farne parte, è George Russell; la vice consulente legale è Anastasia Fowle, mentre il presidente è l’ex pilota Alexander Wurz. L’importanza principale della GPDA, oltre a quella di garantire la sicurezza, è quella di poter dare voce ai piloti riguardo a temi molto importanti, come discriminazione, pace e rispetto.
Adesso, però, si attende un annuncio da parte di tutti i piloti. Era stato proprio Russell, in occasione del Gran Premio del Brasile che si è disputato questo weekend, a far intendere che i piloti hanno qualcosa da ridire nei riguardi del recente operato della FIA. Molto probabilmente avrà a che fare con quanto sta accadendo con la maggiore presa di posizione della Federazione nei confronti del linguaggio utilizzato dai piloti nelle comunicazioni ufficiali, come le conferenze stampa. Max Verstappen e Charles Leclerc sono stati i primi a pagarne le conseguenze, con l’olandese che dovrà scontare delle ore di servizi socialmente utili, mentre il monegasco è chiamato a pagare una multa di 5mila euro, che potrebbe aumentare a 10mila se dovesse ripronunciare nell’arco dell’anno nuovamente una parolaccia.