F1. La finta intervista a Schumacher, Leclerc assediato sotto casa: la decenza, questa sconosciuta

F1. La finta intervista a Schumacher, Leclerc assediato sotto casa: la decenza, questa sconosciuta
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La finta intervista a Michael Schumacher con l'ausilio dell'intelligenza artificiale e il disturbo della quiete di Charles Leclerc a casa propria da parte dei tifosi sono sintomatici dello stesso problema. Dov'è finita la decenza?
22 aprile 2023

Michael Schumacher finalmente parla, rilasciando la sua prima intervista dopo l’incidente di Meribel del 2013. Fantascienza, purtroppo. Ma, soprattutto, cattivo gusto. Perché, come si può tristemente intuire, è tutto finto. L’impresa, se così vogliamo chiamarla, è stata messa a segno dal tabloid tedesco Die Aktuell, che, dopo aver pubblicato nel 2014 una foto del Kaiser precedente ai fatti che ben conosciamo con il titolo “Sta seduto al sole”, ha pensato di pubblicare un’intervista generata da un’intelligenza artificiale.

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“La mia vita è cambiata”, spiega il finto Michael, che poi si dice contento della carriera del figlio Mick, perché il suo desiderio era quello che “i miei figli portassero avanti la mia tradizione”. Un siparietto grottesco incentrato sul ridare la voce a un uomo che non l’ha più. Come era inevitabile che fosse, la famiglia Schumacher ha fatto sapere di aver intenzione di fare causa a Die Aktuell. È l’ultimo di una serie di casi in cui i cari di Michael hanno dovuto procedere per vie legali per proteggere la privacy e la dignità di un uomo fiero, che ha sempre custodito la sua vita privata per il tesoro che era.

Privacy che è il fulcro anche di un’altra vicenda recente, che ha visto protagonista Charles Leclerc. Il monegasco della Ferrari durante le feste pasquali ha condiviso sui propri profili social un accorato messaggio in cui pregava i fan di non citofonargli a casa per chiedergli di scendere e concedersi per i selfie e gli autografi di rito. Una richiesta, questa, che non può che far pensare a quante volte gli sia successo negli ultimi tempi, dopo che, per sua stessa ammissione, in qualche modo l’indirizzo della sua casa di Montecarlo è circolato sui social.

Chiamiamo le cose con il loro nome: questo è stalking. L’abitazione di Leclerc dovrebbe essere il suo spazio sicuro, così come lo è per ognuno di noi. Lontano dall’obbligo di dover sempre essere disponibile nei confronti dei fan, come Charles è, anche quando viene approcciato in situazioni lontane dal suo lavoro. E invece anche nella sua stessa casa non c’è pace, con un apparente via vai di gente che evidentemente non comprende né dove stia il limite, né tantomeno che Leclerc sia una persona, e non un oggetto.

Ma fa accapponare la pelle pure il modo in cui i piloti vengono trattati in pista. Nel paddock con i nostri occhi li abbiamo visti quasi strattonati per un selfie, senza alcun tipo di richiesta educata, né tantomeno i per favore e i grazie della situazione. Sono trattati come dei pupazzi, sempre pronti a offrirsi agli altri. Senza parlare del trattamento riservato alle fidanzate o presunte tali. Francisca Cerqueira Gomez, la compagna di Pierre Gasly, si è vista bloccare ripetutamente il profilo Instagram per le segnalazioni arrivate in massa, per dispetto.

L’intervista falsa a Michael Schumacher e il mancato rispetto della privacy dei piloti sono due facce della stessa medaglia. La mancanza di pudore. Dov’è la decenza nell’inscenare un dialogo con un personaggio la cui storia, dieci anni fa, ha preso una piega struggente? Cosa spinge a oltrepassare il limite se messi di fronte alla possibilità di interagire con piloti che, prima di ogni cosa, sono uomini, ragazzi come tutti?

La verità è che si cerca di spremere il più possibile da figure percepite come bidimensionali, funzionali solamente alle proprie necessità. E così si mettono in bocca parole a un uomo il cui figlio, in passato, ha candidamente ammesso di desiderare ardentemente di parlare con lui della sua esperienza, senza che possa farlo. O si arriva a turbare la quiete di una persona all’interno della sua casa, dove non dovrebbe essere disturbato.

E tutto questo, per cosa? Per ritrovarsi sulla bocca di tutti, ma finire dritti in tribunale? O per avere un selfie da esibire sui social? Viene da chiedersi se ne valga davvero la pena, di spingersi così oltre. Piloti spremuti come limoni, pressati, assediati. Leggende del passato violate con la leggerezza con cui si prova una nuova tecnologia. Il buon senso indurrebbe a evitare certe cose. Ma, evidentemente, la decenza non conta più nulla, per alcuni.

Da Moto.it

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