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Chi l’avrebbe mai detto che uno specchietto potesse avere un influsso potentissimo sulle sorti del Gran Premio del Qatar 2024 di Formula 1? Eppure, è bastato il componente perso da Alex Albon per far detonare una corsa che fino a quel momento si era giocata su piani completamente diversi da quelli ipotizzati alla vigilia per quanto riguarda il degrado delle gomme. Il manto liscissimo del tracciato di Losail, di concerto con le temperature sensibilmente più rigide rispetto al 2023 e le modifiche ai cordoli, resi meno taglienti, ha fatto sì che a inizio gara si accendesse una sfida a colpi di giri veloci tra Max Verstappen e Lando Norris.
Mentre Max e Lando non risparmiavano nulla, mostrando un ritmo irraggiungibile per la Mercedes di George Russell, la Ferrari ha optato per un inizio di stint decisamente conservativo. Al netto dei problemi di Charles Leclerc nel mandare in temperatura le gomme alla ripartenza dopo il regime di Safety Car causato dal pasticcio occorso tra Franco Colapinto, Esteban Ocon e Nico Hulkenberg, il muretto ha imposto un ritmo blando al monegasco. Tenendo conto, però, della tenuta migliore delle gomme del previsto, forse sarebbe stato meglio correggere il tiro in corsa, anche se, come ha sottolineato Leclerc, il passo per fare la differenza rispetto alla concorrenza non c’era.
Che i team possano aver chiesto troppo dalle gomme è un interrogativo legittimo alla luce delle forature che hanno distrutto la gara di Carlos Sainz e Lewis Hamilton. Il casus belli del ferimento delle monoposto di Sainz e Hamilton lo dobbiamo a Valtteri Bottas, che investendo lo specchietto perso da Albon ha disperso per la pista i minuscoli detriti che hanno finito per mettere in difficoltà lo spagnolo e l’inglese. Alla base di tutto questo, però, c’è un errore del direttore di gara, Rui Marques.
Neutralizzare la gara e far passare i piloti dalla pitlane per permettere ai commissari di togliere lo specchietto della discordia prima che Bottas lo distruggesse avrebbe evitato grattacapi peggiori da gestire. Va detto, però, che Marques era stato messo in una posizione assai scomoda dal presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, che ha licenziato la vice di Marques per la F2 e la F3, Janette Tan, prima che quest’ultima potesse subentrare al portoghese nel weekend di gara del Qatar. Essere contemporaneamente direttore di gara della F1 e delle categorie di contorno è un compito gravosissimo, che nemmeno Charlie Whiting volle ricoprire negli ultimi anni della sua carriera.
Ma viene pure da pensare che la longa manus del presidente della FIA, oltre ai licenziamenti, abbia provocato un inasprimento delle penalità. I commissari oggi sono andati parecchio pesanti con le sanzioni, come dimostrano le varie penalità da 10 secondi comminate per contatti nel corso della gara e il drive through imposto ad Hamilton per eccesso di velocità in pitlane. La sanzione salata toccata a Norris per il mancato rispetto della bandiera gialla risulta invece coerente con la volontà di punire chi non rallenta in condizioni di potenziale pericolo. L’occhio di falco di Max Verstappen, accortosi del fatto che Lando si era avvicinato vistosamente proprio in questo frangente, ha fatto il resto.
Sembra che il presidente Ben Sulayem voglia mandare un messaggio molto preciso ai piloti, che, peraltro, ha invitato senza troppi fronzoli al silenzio. Tutt’altro che quieta è stata invece la gara di Leclerc, capace di mantenere salda la concentrazione senza poter assumere liquidi su una pista fisicamente provante, specialmente per il collo, martoriato dalle curve veloci. Leclerc ha portato a casa il miglior risultato possibile, che non sarebbe migliorato con un’ulteriore sosta per montare le medie. Il vantaggio di mescola non era sufficiente per controbilanciare non solo le difficoltà nell’introduzione della gomma, ma anche e soprattutto il rischio intrinseco a una sosta extra.
Se Carlos Sainz con il fondo danneggiato dalla foratura non avrebbe potuto fare molto di più di quanto ha mostrato sul finale di gara, Verstappen deve ringraziare Sergio Perez. È anche merito del messicano, “sacrificato” per delle prove di assetto in una Sprint dai contorni fantozziani per lui, se la Red Bull ha trovato la retta via che ha spedito Max verso una vittoria conquistata grazie a un ritmo sorprendente. La Mercedes, dal canto suo, con le hard ha mostrato un ritmo non esaltante, e Russell non ha potuto capitalizzare la prima fila presa ieri.
Mercedes e McLaren si leccano le ferite per circostanze e motivi diversi, mentre la Sauber finalmente riesce a cogliere dei punti, evitando l’onta di concludere la stagione a quota zero. Tutto merito di Guanyu Zhou, che si è riscattato almeno parzialmente di un campionato assai difficile riuscendo a cogliere un'ottava piazza che risulta un buon biglietto da visita per strappare un posto da terzo pilota che gli farebbe decisamente comodo. Ed è una soddisfazione per le donne e gli uomini di Hinwil, che lavorano duramente in un contesto di grande trasformazione. Ma i riflettori, a sette giorni dalla fine del campionato, sono tutti puntati sulla vetta della classifica.
Si giocherà tutto ad Abu Dhabi un mondiale Costruttori che ha ripetutamente cambiato faccia in una stagione in cui la convergenza tecnica ha dato vita a un intreccio incredibile, cui nemmeno la miglior penna avrebbe potuto dare vita. Per la Ferrari riportare l’iride a Maranello dopo un digiuno che dura dal 2008, numeri alla mano, è un compito difficile. Ma se c’è qualcosa che abbiamo imparato da una stagione 2024 totalmente pazza, in cui anche uno specchietto può cambiare le sorti di una corsa, è che in questa splendida Formula 1 non c’è nulla di scontato, né di impossibile.