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Ogni estate ripropone due tormentoni sulle spiagge italiane. Quello musicale e, soprattutto, il Kimi-si, Kimi-no. D'altronde, come diceva il Drake, siamo un popolo di ingegneri. Del lunedì ma pur sempre ingegneri.
39 anni da compiere il 17 ottobre, quasi metà dei quali trascorsi in giro per il mondo sulle piste di Formula 1, Kimi Raikkonen ad oggi rimane l'ultimo pilota campione del mondo su una Ferrari. L'ultima fase in rosso, iniziata all'alba della stagione 2014, tuttavia continua a non convincere completamente gli addetti ai lavori.
Nell'autunno del 2000 il giovanissimo Kimi viene convocato sul circuito del Mugello dalla Sauber: si gioca un sedile per la stagione successiva contro un pilota brasiliano, tale Enrique Bernoldi, il quale non è di certo un fulmine di guerra ma gode dell'appoggio di Helmut Marko (della serie 'nessuno è perfetto') e dello sponsor Red Bull.
Il test si rivela poco più che una formalità data la superiorità manifesta del finlandese. Approda in F1 con il record del minor numero di gare alle spalle, appena 23, e proprio questo non convince del tutto la Federazione che gli rilascia la superlicenza per 6 gare.
Il debutto in Australia rivela al mondo un campione. Raikkonen si qualifica con un onorevole tredicesimo posto e arriva sesto in gara: la superlicenza a tempo è stracciata.
Ma sono due episodi di contorno ad attirare immediatamente la curiosità dell'ambiente nei suoi confronti. Arrivato senza pass ai tornelli del circuito Albert Park, gli addetti alla sicurezza di Melbourne non lo riconoscono: mezz’ora di tira e molla senza mai scomporsi troppo e finalmente riesce ad entrare nel paddock Nulla in confronto a quello che accade la domenica: si addormenta placidamente sulla griglia di partenza. Nasce il mito di Iceman.
Dopo l'Australia Kimi andrà a punti altre 3 volte (per un totale di 9) e non sfigurerà affatto nel confronto finale con il più esperto compagno di scuderia, Nick Heidfeld, il quale totalizzerà appena 3 punti in più.
A proposito. Quell'anno anche Enrique Bernoldi riesce a debuttare, con una modesta Arrows, ma riesce a finire sui giornali esclusivamente dopo aver rallentato per oltre metà corsa uno dei pretendenti al titolo sulla pista di Montecarlo. La vittima è David Coulthard, la macchina è la Mclaren. Ovvero il futuro imminente di Kimi.
Quando infatti sul finire del 2001 il suo connazionale Mika Hakkinen annuncia un anno sabbatico (tramutato in ritiro), Ron Dennis senza esitazioni decide di portarlo alla Mclaren.
Raikkonen si imbatte nella MP4-17, una delle vetture più controverse costruite a Woking. Salirà sul podio 4 volte nel corso dell'annata, in Francia la prima vittoria scivola letteralmente su una macchia d'olio non segnalata a 4 giri dalla fine: quel giorno Schumi fa suoi gara e titolo, il quinto. La classifica finale recita 24 punti contro i 65 del compagno scozzese, differenza causata dai frequenti ritiri per problemi meccanici che sembrano colpire principalmente il finlandese.
La stagione 2003 si presenta transitoria per la Mclaren dal momento che la nuova MP4-18 incappa in una quantità industriale di inconvenienti durante i test (compresi i crash test) invernali e a Woking decidono di impiegare la MP4-17D , una semplice evoluzione della non certo irresistibile vettura schierata l'anno precedente.
Complici una serie di fattori favorevoli (sfortune altrui e buone performances delle gomme Michelin in primis), la Mclaren improvvisamente sembra un missile: Coulthard vince la gara inaugurale in Australia, Kimi quella successiva in Malesia e poi si ripete due settimane dopo in Brasile. Tre su tre! Troppa grazia, troppa.
Pochi giorni dopo la gara di Interlagos emerge che i commissari brasiliani erano andati in confusione totale nel concitato finale, assegnando la vittoria a Raikkonen e non al vincitore, Fisichella su Jordan.
Il 2003 è una raccolta di tanti piccoli capolavori – 10 i podi complessivi - che permettono ad Iceman di lottare per il mondiale fino all'ultima corsa e laurearsi vicecampione ad appena 2 punti da Michael Schumacher. Determinante, a proprio sfavore, il week end nero in Spagna: errore in prova e incidente al via.
La stagione 2004 dovrebbe essere quella giusta per la scalata al titolo con la nuova Mclaren MP4-19 ma la vettura è un flop al punto che al gp di Francia debutta la versione B. L'upgrade è netto e provvidenziale, Kimi ottiene la pole in Gran Bretagna e riesce a trionfare per la prima volta sul circuito di Spa precedendo Michael Schumacher nel giorno del suo settimo titolo.
David Coulthard, in uscita dalla Mclaren a fine stagione, non riesce nemmeno ad arpionare un podio ed esce nuovamente con le ossa rotte dal confronto con il team mate.
L'anno cruciale nella carriera di Raikkonen è senza dubbio il 2005, potendo disporre della MP4-20, ovvero una delle Mclaren più forti di ogni tempo. C'è un piccolo particolare. L'affidabilità di quel gioiello (indovinate un po' chi l'aveva progettata....) è un optional mentre la sfortuna di Kimi è proverbialmente di serie: al gp d'Europa corso al Nurburgring e dominato, un problema all'anteriore destra causa la rottura della sospensione all'ultimo giro.
Spettacolare in pista, non lo è da meno quando si ritira: i suoi rientri ai box camminando con il casco pur di non interagire con i giornalisti diventano un must, i tifosi impazziscono per lui e si moltiplicano ogni week end di gara. Il Kimi Raikkonen visto in pista nel 2005 sfiora la perfezione: sette vittorie in totale - come Alain Prost nel 1984 – eppure il titolo va a Fernando Alonso, bravo e fortunato come Niki Lauda oltre 20 anni prima ad amministrare il vantaggio.
In Giappone probabilmente disputa la gara più bella dell'intera carriera: partito diciassettesimo, Kimi rimonta furiosamente, agguanta il leader Fisichella e lo supera all'inizio dell'ultimo giro. L'ultima stagione in Mclaren è avara di soddisfazioni, nessuna vittoria conquistata ma per l'ennesima volta il suo destino incrocia quello di Michael Schumacher.
Avviene domenica 10 settembre 2006: il Kaiser di Kerpen vince a Monza e sul podio abbraccia con inaspettata tenerezza Kimi appunto, secondo al traguardo. Poco dopo, in conferenza stampa, annuncia il ritiro dalla Formula 1 a fine stagione e a tutti diventa chiaro chi prenderà il suo posto nella scuderia del Cavallino.
Approdato a Maranello con grandi aspettative, Kimi vince al primo tentativo in Australia: come lui solo Fangio, Mansell e successivamente Alonso.
La stagione, avvelenata dalla spy story, è contraddistinta da una lotta serratissima Ferrari-Mclaren e sembra destinata a consacrare campione del mondo il rookie Lewis Hamilton. Ma Kimi non molla pur dovendo recuperare 17 punti alla vigilia dei due appuntamenti finali.
L'episodio cruciale avviene in Cina quando Hamilton riesce nell'impresa di piantarsi nella ghiaia mentre sta rientrando ai box per cambiare le gomme: Iceman trionfa e fiuta il colpaccio più incredibile della storia della Formula 1. Domenica 21 ottobre 2007 la missione di Kimi è compiuta definitivamente: campione del mondo.
Con il numero 1 sul musetto, rappresenta il favorito naturale anche per la stagione 2008 ma saranno ben 3 gli episodi decisivi, inutile dirlo, tutti a sfavore del finlandese. In Canada viene tamponato da Hamilton uscendo dai box (rivedere la reazione, c'è tutto Kimi), in Francia la rottura dello scarico mentre è in testa lo costringe a cedere la vittoria al compagno di squadra Felipe Massa. E' lo sliding doors della stagione.
In Belgio disputa una gara leggendaria, poi nel duello finale con Hamilton sotto la pioggia commette un errore a Blanchimont ed è costretto al ritiro abdicando definitivamente.
Non è solo sfortuna, sovente Kimi sembra accusare amnesie in gara alternando giri record (altra sua specialità) ad errori. Archiviata la stagione 2008 con un titolo mondiale Costruttori, quella successiva promette poco di buono: la Formula uno sta affrontando una delle sue peggiori rivoluzioni contraddistinta dall'introduzione del Kers e dall'abolizione dei test mentre la Ferrari sembra improvvisamente una squadra di seconda fascia surclassata da vetture come Brawn Gp o Toyota....il motivo diverrà chiaro a tutti solo in un secondo momento.
Nel gp di Malesia, Iceman si ritrova intruppato con la sua Ferrari nel gruppo degli inseguitori sotto un cielo sempre più nero. Quel giorno al muretto Ferrari Michael Schumacher affianca Luca Baldisserri e decidono di optare per l’azzardo delle gomme da bagnato: sono talmente previdenti da avere anticipato gli altri – e soprattutto la pioggia – di ben 4 giri.
Kimi sprofonda in classifica fino all'ultimo posto, poi la gara viene sospesa al 33° giro e, ciliegina, il suo Kers va in fumo per la seconda volta nel week end.
Nessun problema, da fuoriclasse assoluto della comunicazione, una volta sceso dalla vettura si cambia e mangia un gelato. Eppure, quamquam F60, quell'anno riesce a trionfare nuovamente a Spa e ad oggi rimane il suo ultimo successo in rosso.
A fine stagione lascia la scuderia con un anno di anticipo per fare posto a Fernando Alonso, operazione voluta e in gran parte finanziata dal Banco Santander. Tradotto: Kimi viene pagato -profumatamente- per andarsene....un genio si vede anche da questi dettagli.
Sfumato il ritorno in Mclaren, nel biennio 2010 e 2011 Kimi si cimenta nei rally ma anche nella Nascar -camion compresi- combinando poco fino a quando decide di rientrare nel Circus alla guida di una Lotus.
Il talento è immutato e nel 2012 si segnala come il pilota più costante: nessun ritiro e inizia la striscia record di 27 gare consecutive a punti.
E' senza dubbio il più bravo a leggere il funzionamento delle gomme Pirelli e teoricamente rimane in lizza per il mondiale fino al gp Abu Dhabi vinto dopo due leggendari team radio - da cui realizza una maglietta di culto- nel giorno in cui la matematica di fatto lo estromette.
Demolisce il compagno di scuderia, Romain Grosjean, il quale decide di rifarsi una carriera nel bowling, eccellendo in questo campo. Inaugura la stagione successiva trionfando in Australia e prosegue con altri 7 podi che gli valgono il comeback a Maranello, accolto con entusiasmo dai tifosi ma non da tutti i media.
Tornato in Ferrari, ben presto si rende conto che la F14T è una vettura addirittura peggiore rispetto a quella del 2009. Per la prima volta dalla stagione di debutto non sale mai sul podio e, peggio, il compagno di squadra Alonso totalizza il triplo dei suoi punti.
Dal 2015 viene affiancato da Sebastian Vettel, ma il responso della pista continua a non essere dei migliori per quanto Kimi sembri reagire rispetto a 12 mesi prima: gli sprazzi durante la stagione sono un paio appena, in Bahrein supera Rosberg e insidia Hamilton per la vittoria mentre a Monza ottiene una strepitosa prima fila poi vanificata da problemi in partenza.
Paradossale l'annata successiva: la SF16-H delude ogni aspettativa eppure le prestazioni di Kimi sono sugli stessi livelli del giovane compagno tedesco.
Complessivamente buona è la stagione 2017 impreziosita dalla pole a Monaco e mutilata di 2 vittorie praticamente sicure per la ragion di squadra (a Montecarlo e in Ungheria).
Il resto è storia attuale, tra sfortuna e incostanza. Definire Raikkonen un pilota sul viale del tramonto è senza dubbio una forzatura, attendersi prestazioni con più mordente fin dal prossimo gp in Francia è sacrosanto. Wait and see.