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Irriverente, divertente, mai scontato. E senza peli sulla lingua. La figura di Johnny Herbert è di quelle che nel paddock della F.1 si è sempre fatta ben volere. Fino a dicembre dell’anno scorso, quando con una telefonata lo staff di Sky UK lo informava che era stato messo in disparte dal team a seguito dei GP per i commenti. Una decisione che in UK ha creato polemiche, visto che anche Paul Di Resta, suo socio nei commenti dopo GP, subì la stessa sorte.
A distanza di un anno Herbert si è ripresentato in un paddock di F.1: “Grazie al pass ospite che mi hanno dato, perché se dovevo aspettare quelli là, stavo ancora a casa a guardare la TV, senza audio però” dice ridendo. Cosa sia successo non lo sa nemmeno lui, quello che dice però è pesante nei confronti di un certo modo di fare cronaca: “La faccenda è molto semplice. Questi qua (e indica i box coi vari team, ndr) non vogliono critiche, non vogliono la verità e non vogliono domande scomode. Vogliono controllare l’informazione e pertanto va bene solo quello che dicono loro: le foto, i video, le stronz… che mettono in circolazione coi piloti che fanno gli attori, sorridono e va tutto bene…”. Quindi la tua eliminazione e quella di Paul Di Resta si lega alle domande scomode? “Ah, sarebbe bello saperlo. Di sicuro nei dopo GP se qualcosa non andava o non mi tornava, facevo le domande giuste. Si vede che davano fastidio. Mi hanno detto che la F.1 deve rappresentare l’inclusione e il politicamente corretto. Mi hanno sostituito con gente che non sa niente, non capisce niente ma è politicamente giusta e adeguata. Donna, minoranza o che cavolo sia. Quindi, nel mio caso e di Paul, più che inclusione si può parlare di esclusione…”.
Accuse pesanti, nessuno ha detto niente? “No, perché appena sei fuori da questo paddock non conti più niente, non esisti più e per entrare devi avere questo tagliandino al collo e per averlo devi fare quello che va bene alle squadre. Sono loro che godono di questo momento, i piloti non possono parlare, i tecnici non possono dire niente, se qualcuno osa alzare la voce o dire altro, scatta la censura. A loro va bene così, hanno sponsor, spendono soldi e si gestiscono la comunicazione come vogliono loro. A me non va bene e se devo dire le cose per farlo capire a casa a chi guarda la TV, lo faccio. Anzi lo facevo…”. Parole decise, senza dubbio, ma in fondo da uno che sale sul podio di Monza e mostra il dito medio in mondo visione cosa aspettarsi? “Ah, bellissimo ricordo quello. Briatore mi aveva appena licenziato dalla Benetton perché aveva preso Alesi e Berger e io vinco a Monza. Il doppio dito medio era per lui, come dire tu mi licenzi e io ti vinco la gara. Lo avessi fatto oggi, con le regole attuali, mi avrebbero squalificato per sei mesi come minimo…”. Vero, oggi tutti blindati, ma posso scrivere quello che mi hai detto? “Ma certamente! Così fanno fuori anche te e ce ne andiamo a pescare insieme durante i week end con la F.1. Il verme lo porti tu?”.