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Oliver Bearman, pilota della Ferrari Driver Academy, impegnato in Formula 2 con il team Prema, ha debuttato in Formula 1 lo scorso weekend al Gran Premio dell’Arabia Saudita. A soli 18 anni e 10 mesi, l’inglese è stato catapultato dal paddock della formula propedeutica a quello “dei grandi” per sostituire Carlos Sainz, operato d’urgenza di appendicectomia. Con meno di un’ora a disposizione nelle FP3, l’inglese è riuscito a conquistare l’11esima casella di partenza della griglia della gara saudita, conclusa in settima posizione con i primi punti iridati in massima categoria. Jock Clear, responsabile della FDA, tornato in sede a Maranello, ha commentato le prestazioni di Bearman a Jeddah.
“In Ferrari Driver Academy siamo immensamente fieri delle performance di Oliver durante il Gran Premio. Tutti in FDA erano ovviamente super emozionati di avere l’opportunità di poter vedere come ci avrebbe rappresentati. Abbiamo visto veramente fin da subito, forse ancora prima che iniziassimo a lavorare con Olli, quanto fosse maturo. Abbiamo riconosciuto anche la sua forza, di come gestiva la pressione su di lui in tutti gli stadi della sua carriera, il modo di lavorare con il team, con gli ingegneri, il pubblico, gli sponsor. Onestamente è un piacere lavorare con lui. Ma questo non vuol dire che facciano in automatico un pilota forte ma, come ho già detto altre volte, quando arrivi in Formula 1 è l’intelligenza a fare la differenza perché tutti questi giovani ragazzi possono correre veloce. Ollie ha subito dimostrato di avere la giusta mentalità, fin dai kart. Penso che l’abbiamo visto per come ha gestito questo weekend”.
“Abbiamo visto che tutti i team di Formula 1 hanno sviluppato dei programmi per giovani piloti. Un weekend come quello dell’Arabia Saudita dimostra chiaramente quanto apprezzamento abbiamo per la FDA. Penso che si possa immaginare che tutto in un team di F1 è altamente selezionato, essendo ingegneri ci piace avere il controllo di tutto nei minimi dettagli, e ovviamente quando bisogna formare tecnicamente un giovane pilota bisogna stare molto vicini a lui, farlo entrare in un’Academy quando si è molto giovani per insegnargli come lavorare, basandosi su come lavorano loro. Di nuovo, quando tu hai una situazione come questa, con Carlos impossibilitato a correre, hai bisogno di un’Academy che possa procurare al team di F1 cosa necessità. Per quel giorno avevamo bisogno di un pilota che potesse guidare ed Ollie era il pilota giusto”.
“Oggigiorno l’opportunità di avere dei test è vero difficile per via dei regolamenti, quindi i giovani piloti spesso non hanno la possibilità di poter trascorrere tanto tempo in pista. Ne hanno di più partecipando a categorie minori, come la Formula 3 e la Formula 2. Ovviamente una monoposto di F1 è uno step avanti rispetto alle altre. Ollie ha avuto questa opportunità con le vetture delle scorse stagioni, a Barcellona e a Fiorano, oltre ai test post stagionali ad Abu Dhabi con Haas. Quindi non ha avuto moltissimo tempo a bordo di una monoposto ma abbastanza per permettergli di scendere in pista a Jeddah con la consapevolezza di sapere le cose importanti, di poter spingere. Questa è stata l’importanza dei test che ha fatto lo scorso anno. Fargli imparare anche tutte le procedure di un weekend di gara, la partenza, i pit stops, le comunicazioni via radio, come funzionasse un volante di F1, e lui ci è riuscito molto bene. Lui ha un talento naturale quindi è riuscito ad essere veloci fin da subito, ma ovviamente scendere ufficialmente in pista è un testamento degli insegnamenti che gli abbiamo dato in questi ultimi anni”.
“Quello che mi ha sorpreso della prestazione di Ollie? Beh… penso che se me l’avessero chiesto prima che salisse in macchina, avrei detto il fatto che lui sarebbe riuscito a fare le qualifiche e una buona gara. Ma in realtà quando guardi a cosa è successo nel corso del weekend, la pressione che aveva su di sé, le attività con i media, ma anche solo il fatto di doversi esporre, pensi ‘okay, ma come farà? Ha comunque poca esperienza. Riuscirà a dormire in qualche modo? Riuscirà a non fare errori?” Pur avendo lavorato con Charles e sulla sua vettura, avevo sempre un occhio su cosa facesse Ollie, in particolare sulla lotta con Lando Norris e Lewis Hamilton. Non ha fatto un solo errore, assolutamente perfetto. Giro dopo giro è riuscito migliorarsi, ad entrare sempre più in confidenza con la macchina. Negli ultimi dieci giri ha avuto un sette volte campione del mondo alle spalle, che cercava di prenderlo con il vantaggio delle gomme soft e lui è riuscito a non fare neanche un errore. Fantastico!”