F1. Jacques Villeneuve su papà Gilles: "Tramandare il suo nome è la cosa più bella"

F1. Jacques Villeneuve su papà Gilles: "Tramandare il suo nome è la cosa più bella"
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A quasi 40 anni dalla scomparsa di suo padre, Jacques Villeneuve ha scelto di chiamare il suo quinto figlio Gilles. Un omaggio che dimostra la liberazione da un peso che lo opprimeva da decenni
1 aprile 2022

Ci sono voluti quasi 40 anni per togliersi di dosso un peso unico, insopportabile e difficilmente gestibile, ma alla fine Jacques Villeneuve ce l'ha fatta e ora, alla vigilia del suo 51 compleanno (il prossimo 9 aprile) affronta la vita senza quel peso che lo ha seguito per tanto tempo. Il suo aveva un nome e cognome: Gilles Villeneuve. Il padre eroe dei tifosi di mezzo mondo, quel padre che l'8 maggio 1982 smise di essere reale per diventare una leggenda e convivere con quel nome, quella leggenda, calcando le stesse piste e gli stessi autodromi, lasciando nei tifosi un paragone spesso difficile da sostenere, è stato il cruccio che Jacques Villeneuve si è trascinato dietro per anni. Anzi, decenni. Quattro per la precisione. Fino a quando lo scorso 21 gennaio è nato il piccolo Gilles, quarto figlio di Jacques Villeneuve che, con quel nome, ha voluto lanciare un segnale bello e unico, il segnale che quel peso che lo opprimeva non c'era più, che la vita di Jacques poteva andare avanti senza confronti col passato ma, anzi, guardando al futuro con allegria e speranza.

Ma perché chiamarlo Gilles visto che gli altri quattro figli (Joakim, Henri, Benjamin e Jules) non avevano nessun legame col passato, dal nome del nonno Seville allo zio Jacques: "Perché ho pensato fosse una cosa bella ricordare mio padre Gilles. E' stato un grande pilota, il più amato forse fra tutti ma se chiedi a un ragazzo di oggi chi era Gilles, non ti sanno rispondere. Sono passati 40 anni dalla sua morte, ricordarlo e tramandare il suo nome mi è sembrata la cosa più bella che si potesse fare. Adesso la gente sapendo che ho un figlio che si chiama Gilles, andranno a vedere chi era mio padre e cosa ha fatto per essere tanto amato. Non voglio che il suo ricordo sparisca e chiamare il mio ultimo figlio col suo nome è un modo per proseguire quella leggenda, quel ricordo perché i giovani di oggi andranno a vedere chi era e cosa ha fatto mio padre". Quest'anno ricorrono i 40 anni dalla sua scomparsa, probabilmente avrai già il telefono sotto stress per quella ricorrenza... "Sì, ho diverse proposte, molte chiamate, mi aspetto che arrivi di tutto, ma per voi è una data, un personaggio, per me era mio padre e ho un ricordo unico di lui che vorrei tenere per me".

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Nel paddock in Bahrain, ad appena due mesi, il piccolo Gilles scorrazzava nella sua carrozzina con papà Jacques che correva da un lato all'altro e mamma Giulia che sorrideva paziente: "Vedo di fare un buon tempo, magari il record, così comincia a prenderci l'abitudine anche lui" dice ridendo Jacques che sembra un ragazzino felice con questo maschietto dai capelli rossi e dal nome impegnativo. "Eppure è stato fonte di discussioni in famiglia - confida Jacques - avrebbero voluto che di Gilles ce ne fosse solo uno, mio padre, e che dare il nome a un altro della famiglia possa sminuire quel ricordo. Ma per me è vero il contrario, adesso tutti si ricordano di un grande pilota, una leggenda come era mio padre".

Il presente, invece, è fatto ancora di corse: "Ho disputato la gara Nascar a Daytona. Un successo, secondo me e secondo tanti. Il team non era molto competitivo, ma ho trovato un ambiente fantastico. Mi hanno accolto tutti bene, mi hanno dato consigli e, cosa importante in quella categoria, mi hanno lasciato correre senza fare ostacolo o fare scorrettezze. Ho usato il numero 27, quello che ha reso celebre mio padre sulla Ferrari e mi sono classificato anche bene, a metà gruppo. Una bella soddisfazione e una esperienza davvero unica, mi è piaciuta ma da quello che ho visto è piaciuto a tutti". E intanto spinge la carrozzina con il piccolo Gilles che ride divertito a quel papà mezzo matto che vuole fare il record di attraversata del paddock: "Così si abitua, hai visto mai che da grande finisca per frequentarlo da pilota" dice Jacques che si allontana ridendo a crepapelle. Quarant'anni dopo, quel peso nell'anima non lo ha più. Ora è libero di essere Jacques, il figlio di una leggenda.

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