F1. GP Germania 1976, 47 anni dopo: Daniele Audetto racconta il giorno più buio di Niki Lauda

F1. GP Germania 1976, 47 anni dopo: Daniele Audetto racconta il giorno più buio di Niki Lauda
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Il 1° agosto 1976 è un ricordo mai sbiadito: Audetto racconta Niki Lauda e il GP di Germania di quell'anno
31 luglio 2023

Il primo agosto 1976 è una data destinata a restare impressa nella storia della F.1. Dopo 47 anni il ricordo di quel giorno e di quel periodo storico è qualcosa che fa ancora venire la pelle d’oca.

Accade quando a tavola incontri Daniele Audetto e i ricordi fanno un salto all’indietro, a una serie di avvenimenti che chi li ha vissuti li ha ancora impressi nella mente. “Mi sembra ieri – attacca il manager ligure – ma ho tutto ancora ben in mente. Se faccio un passo indietro, torno a fine stagione 1975. Montezemolo lascia la Ferrari per passare ad altro incarico e mi propone di sostituirlo come DS a Maranello. Lo ringrazio, accetto, parlo con Enzo Ferrari ed entro in squadra. Lauda è il computer, quello del linguaggio secco. Non ci prendiamo molto bene all’inizio, teme che io possa fare preferenze con Clay Regazzoni, col quale ho un ottimo rapporto. Ma poi questo si smussa nel tempo. E’ una stagione folle, in Spagna la McLaren di Hunt viene squalificata per le misure della macchina, poi c’è il caso delle benzine, noi che in Inghilterra finiamo in un incidente coi due piloti. Insomma, non c’è da annoiarsi, anche perché ci pensa Enzo Ferrari a dare la sveglia a tutti”.

Si arriva quindi al Nurburgring, piove, pista pericolosa, contestata da alcuni. Niki è in testa alla classifica, chiede di non correre perché le condizioni sono difficili: “Ci fu un briefing molto acceso: da un lato gli inglesi con Hunt, dall’altro noi con altri. Alla fine si decidono per fare la gara. Bernie Ecclestone ha venduto i diritti TV e vuole intascare i soldi che vanno divisi con le squadre inglesi. Sta prendendo forma la sua visione della F.1 del futuro”.

Si corre, Niki ha un grave incidente e poi che succede? “Succede che dal box non avevamo immagini tv, solo comunicazioni sporadiche via radio dei commissari. C’è confusione, non sappiamo nulla. Poi arriva l’ambulanza, vedo Niki col volto insanguinato, sento Merzario che mi dice cosa successo e che mi fa capire che non se la caverà. Portiamo Niki in elicottero all’ospedale di Adenau, il più vicino, ma qui capiscono che è troppo grave e decidono di portarlo a Ludwigshafen. Ma qui le ustioni sono davvero gravi e sanno che più di tanto non possono fare. Allora Bernie Ecclestone mi suggerisce di sentire un luminare, esperto di ustioni ma soprattutto un esperto di lesioni polmonari, perché il problema di Niki erano i polmoni. Merzario e gli altri intervenuti gli avevano sparato in faccia gli estintori e Niki aveva respirato la polvere che, seccandosi, avrebbe creato dei grumi e bloccato la respirazione. Il dottore si chiamava Von Heinstein, con la H davanti. Lui decide di trasferire Niki a Manheim dove è primario. E lì arriva la moglie e noi tutti del team”.

A questo punto che succede? “Succede che nel dubbio gli facciamo dare l’estrema unzione e al telefono racconto tutto a Enzo Ferrari. Mi sorprende la freddezza del Drake che mi ordina di sentire Fittipaldi per sostituire Niki. Io chiamo allora Fittipaldi e gli faccio la proposta, Emerson rifiuta perché ha un accordo col governo brasiliano e non può svincolarsi. Riferisco a Ferrari e dico che secondo me Ronnie Peterson era il candidato ideale, perché non aveva un contratto per l’anno dopo e si poteva liberare. In tutto questo frangente, scopriamo che Niki non ha mai perso conoscenza, è sempre rimasto vigilie e al sentire Peterson si agita e non vuole. Devo trovare una soluzione alternativa”.

E Ferrari decide per Monza di ingaggiare Carlos Reutemann. “Sì perché la squadra del 1977 sarebbe stata Regazzoni - Reutemann, Niki lo avevamo dato per perso”.

E invece ecco la sorpresa. Lauda esce dall’ospedale e si presenta a Fiorano. Ferrari che fa? “Non crede che Niki possa recuperare, lo dà per perso, la squadra '77 è già fatta ma Niki insiste: “Fatemi provare. Se non faccio i tempi decenti, allora mi lasciate a piedi, ma se non mi fate provare mi attacco al contratto e ve lo faccio rispettare”. Lo dice deciso, Ferrari mi guarda e mi dice: vabbè, organizza il test”. Si arriva a Fiorano, Niki è una maschera di sangue…”Lo vedo fragile, con la testa sanguinante. Il casco di una misura più grande. Mi chiedo dove voglia andare conciato in quel modo. Infatti sale in macchina, fa due giri a rallentatore, si ferma e parla coi meccanici. Mi dico è andato, è finito e sto per chiamare Ferrari. Invece Niki ha chiesto delle regolazioni alla macchina, riparte e comincia a girare sempre più forte. A fine giornata ha fatto il suo miglior giro in linea coi tempi precedenti e va da Ferrari e gli dice voglio correre a Monza”.

E a Monza ci si presenta con tre macchine visto che Reutemann era stato iscritto e aveva un contratto firmato. Come è andata a Monza lo sappiamo tutti, partenza a rallentatore, poi quarto alla fine, le McLaren in fondo per aver usato benzina non omologata con numero di ottani eccessivo.

E si va avanti così fino al Giappone: “Arriviamo al Fuji, piove da paura e si ripresenta la storia del Nurburgring. Lauda insiste, insieme ad altri, per non correre. Poi Bernie dice che ha venduto i diritti TV in mezzo mondo e che se non si corre saltano un sacco di soldi per tutti. I piloti si ritrovano e si mettono d’accordo: si parte, si fanno due giri e ci si ferma ai box”.

Invece l’unico che si ferma ai box è Lauda e qui che succede? “Succede che lui resta sorpreso, io provo a dirgli di continuare, Forghieri gli chiede cosa dobbiamo dire alla stampa, inventare una scusa e lui, di rimando, dice no, dite la verità. Io mi sono fermato perché non si può correre. In pista, intanto, la frenesia ha preso tutti e la corsa continua come se niente fosse. Hunt in rimonta supera Regazzoni e si trova ad aver vinto il mondiale senza saperlo. Ho sempre avuto il sospetto che Clay non avesse opposto resistenza apposta, anche perché Niki aveva un contratto per il '77 e Reutemann pure, per cui Regazzoni si è trovato fuori dalla Ferrari per aver mantenuto la parola. Aveva infatti firmato con Williams e per mantenere fede all’impegno, aveva disdetto il contratto lasciando lo spazio ad Alan Jones. A quel punto aveva dovuto trovare una soluzione alternativa per correre e questo perché Niki si era imposto”.

La storia del coraggio della paura, quindi, da dove nasce? “Dalla grande intuizione di Marcello Sabbatini, direttore di Autosprint, che fece diventare epica la cosa”.

Ma perché non avete insistito con Lauda per farlo correre in Giappone? “Perché lui aveva dato la sua parola, aveva preso un impegno e lo ha mantenuto al contrario degli altri, da Andretti in poi, che prima dissero una cosa e poi ne fecero un’altra. Con Bernie che si fregava le mani perché aveva venduto anche i diritti del dopo gara e diviso altri soldi coi team”.

Una storia ben diversa da quella raccontata dal film Rush…”Ho fatto il consulente con Ron Howard e ho detto tutto, sono intervenuto spesso, ma lui voleva raccontare una storia cinematografica e quindi ha cambiato alcune cose, modificato alcuni eventi, tipo Hunt che picchia un giornalista per difendere Niki, cosa mai avvenuta. Ma quello è un film, io ho vissuto la storia”.

E la racconta ancora con lucidità oggi, 1 agosto 2023, 47 anni dopo quel giorno fatidico al Nurburgring…

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