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La prima parte del nuovo calendario 2020 di Formula 1 è stata finalmente resa nota nella giornata di ieri, ma per saperne di più sul resto della stagione bisognerà attendere quantomeno la fine del mese di giugno: lo ha spiegato il CEO di F1, Chase Carey, in un'intervista concessa al sito ufficiale della categoria. «Il nostro obiettivo è, se non completare il resto del calendario, quantomeno averne un'idea precisa entro la fine di giugno. Sappiamo cosa vorremmo provare a fare». Questo, però, senza stabilire una data precisa: «Vista la fluidità della situazione, una scadenza andrebbe a creare pressioni potenzialmente sbagliate ed irrealistiche; per questo motivo, ragioniamo per obiettivi».
Una volta definite le prime otto gare della stagione, in programma tra l'inizio di luglio e l'inizio di settembre in Europa, è tempo di guardare al resto del calendario, che dovrebbe vedere il Circus muoversi tra l'Asia e l'Eurasia a settembre e ottobre, per poi passare in America e, tra novembre e la metà di dicembre, approdare nel Golfo per il gran finale della stagione. Stando a quanto riportato da Autosport, del calendario rivisto farebbero parte Azerbaijan, Russia, Giappone, Vietnam, Cina, USA, Messico, Brasile, Bahrain e Abu Dhabi. Singapore e Canada, invece, dovrebbero esserne esclusi.
In ogni caso, precisa Carey, «Abbiamo altre opzioni qualora non riuscissimo a far quadrare certe cose. Ci aspettiamo che alcune gare nel calendario originale non vengano effettivamente disputate». Tra le opzioni sul tavolo di FIA e F1 ci sarebbe anche lo svolgimento di un secondo GP in Italia, probabilmente in sostituzione di Singapore. Il circuito in pole sarebbe il Mugello, grazie alla posizione defilata e alle moderne strutture del paddock. L'obiettivo primario resta comunque garantire la massima sicurezza a chi partecipa alla gare, ragion per cui le prime otto corse, salvo ribaltoni in corso d'opera, saranno disputate a porte chiuse.
F1 e FIA hanno messo a punto protocolli di sicurezza stringenti per assicurare il regolare svolgimento delle gare, anche nel caso in cui un addetto ai lavori risulti positivo al COVID-19. «Se qualcuno fosse positivo la gara non sarebbe cancellata», spiega Carey. Non si verificherà più, in buona sostanza, quanto successo in Australia, occasione in cui la positività di un dipendente della McLaren al Coronavirus causò prima il ritiro del team dalla gara e successivamente l'annullamento del GP. «Incoraggiamo i team ad elaborare procedure per gestire l'eventuale quarantena di un dipendente presso un hotel e rimpiazzare la persona». Questo vale anche nel caso in cui sia un pilota a risultare positivo al COVID-19: sarà semplicemente sostituito dalla propria riserva.