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10 minuti per prendere dimestichezza con i cambiamenti alla pista perfezionati prima della giornata della Sprint della Formula 1: benvenuti nel mondo della familiarisation session, andata in scena per la prima – e spereremmo anche l’ultima – volta in Qatar. I track limits della zona tra curva 12 e curva 13 sono stati portati di circa 80 cm oltre il vero cordolo, per evitare che i piloti lo tocchino con gli pneumatici.
Una scelta obbligata dalla scoperta fatta dalla Pirelli analizzando le gomme usate nelle FP1, l’unica sessione di libere prevista dal format della Sprint. I tecnici della casa italiana hanno rilevato al microscopio una separazione tra la mescola e la carcassa degli pneumatici sulla spalla. Microlacerazioni, queste, dovute proprio al passaggio sui cordoli e capaci di causare un calo di pressione negli pneumatici, con tutte le conseguenze del caso.
Partendo dal presupposto che Pirelli realizza le gomme secondo i desiderata della Federazione e che le modifiche ai cordoli sono state perfezionate senza che venisse consultato il fornitore degli pneumatici, il problema vero è un altro. Non sapremo se la soluzione pensata dopo lunghe discussioni per ovviare all’inconveniente funzioni o meno se non dopo la prima vera simulazione di passo gara, che, in un weekend con il format della Sprint, è la stessa gara lampo da 100 km.
Se in Qatar si fosse disputato un fine settimana standard, le modifiche al circuito sarebbero state perfezionate in tempo per essere messe alla frusta quantomeno nelle FP3, con 60 minuti a disposizione per comprenderne meglio la riuscita. Così, invece, abbiamo assistito al debutto della familiarisation session, una sorta di warm up i cui tempi non sono stati diffusi pubblicamente, non essendo disponibile il live timing.
Con questo format, invece, il gioco si farà duro ben prima che si capisca veramente se la tenuta delle gomme è migliorata con i nuovi track limits. Certo, sono già state preventivate delle ulteriori misure – potrebbero essere imposte tre soste obbligatorie – ma la crisi gomme in Qatar ha evidenziato un grande limite del weekend di gara in salsa Sprint, con soli sessanta minuti per cercare di raccogliere informazioni.
C’è un motivo se per tantissimi anni in F1 sono state disputate tre sessioni di prove libere nel weekend: i team e i piloti hanno bisogno di testare, allenarsi, racimolare chilometri. Solo così emergono le magagne e si trovano le soluzioni. È così anche in casi particolari come quello successo in Qatar. Vale la pena rifletterci su, per quanto l’enigma generato da una sola sessione di libere sia intrigante.