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Charles Leclerc ieri ha illuminato il Gran Premio di Stiria con i suoi guizzi, ravvivando una corsa in certi frangenti pericolosamente soporifera. Leclerc è ormai l’idolo delle folle della Ferrari, un eroe dai modi disperati e aggressivi, che si aggrappa ai risultati con una fame da leone. Non è perfetto, ma per i tifosi della Rossa è perfetto nella sua imperfezione, nella sua emotività, che prima lo trae in inganno, come Icaro involato, e poi lo fa rialzare dalla caduta, senza arrendersi. Charles ragiona di pancia, sbaglia, si maledice, va avanti. Ed è esattamente questo che lo rende così amato.
Che ieri Leclerc si sia complicato l’esistenza, però, è pacifico. Charles, in partenza, ha peccato di troppa foga, arrivando al contatto con Pierre Gasly, impegnato a destreggiarsi con un cliente scomodo come Fernando Alonso. Il risultato? Ritiro per Gasly, ala anteriore rotta per Charles, costretto a ricominciare da capo. Leclerc, a ben guardare, ha commesso un errore di valutazione riguardo allo spazio a sua disposizione per sgomitare. Si è trattato di un contatto di gara, e la direzione della corsa, come solitamente accade con episodi analoghi, ha deciso saggiamente di lasciar correre.
Leclerc, però, non è nuovo ad un’eccessiva foga in partenza. E, visto che non è più un novellino, dovrebbe ricordarsi di quel vecchio adagio che fa presente come le gare non si vincano allo start, ma si possano perdere. Nel caso di Charles, non c’era nulla da perdere. Ma Leclerc si è ritrovato novello responsabile dell’ufficio complicazione affari semplici. Perché, se non avesse avuto un approccio così aggressivo, molto probabilmente avrebbe ottenuto un risultato assai simile al settimo posto effettivamente colto, ma senza essere costretto ad una rimonta impegnativa.
Ai suoi estimatori, al momento queste valutazioni importano poco. Meglio una gara da Leclerc che cento da Carlos Sainz, ideale contraltare di Charles con la sua costanza, si diranno. Ma l’indole da cavaliere senza paura su un destriero ipertecnologico di Leclerc potrebbe anche rivelarsi il suo limite più grande. Perché, quando arriva il momento di lottare per un titolo mondiale, bisogna essere in grado anche di pensare come un ragioniere. I campionati di F1 sono delle maratone, non degli sprint. E per quanto sia esaltante vedere un pilota riprendersi dalle difficoltà con la forza di un leone, sarebbe anche meglio non infilarsi nei guai.
Un esempio lampante di questo assunto arriva dal grande protagonista di questa fase della stagione 2021, Max Verstappen. Ruvido come il suo carattere, provocatore nato, Verstappen negli anni ha capito che l’eccesso di foga in pista non paga. È ancora aggressivo, beninteso. Ma non troppo. È un equilibrio che arriva con l’esperienza: Max, a dispetto dei suoi 23 anni, ne ha molta, visto che è alla settima stagione in Formula 1. E, con la maturità acquisita imparando da errori costosi, Verstappen ora è pronto a vincere un mondiale.
La classe di un pilota si può vedere anche da un unico sorpasso ragionato, studiato, e poi perfezionato senza un plissé. Non serve sempre scendere agli inferi per rivedere la luce. Sulla foga di Leclerc pesa sicuramente la frustrazione di non avere a disposizione una monoposto degna del suo talento, questo è indubbio. Ma diventare campioni passa anche dal controllo delle proprie emozioni, per quanto sia entusiasmante vedere in pista un pilota che non si risparmia mai, e non si arrende ai propri errori. È questo l’unico limite che Leclerc deve superare per essere pronto, quando la Ferrari gli darà una macchina da mondiale.