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Fernando Alonso, profeta di sé stesso, vuole evangelizzare una nuova generazione. L’uomo che, ben prima di terminare la sua carriera nel mondo del motorsport, ha deciso di aprire un museo votato al culto della propria personalità nel cuore delle sue Asturie, di recente a The Race ha confessato la sua voglia di dimostrare quanto valga come pilota ai novizi della F1, che non hanno vissuto i fasti dei suoi titoli mondiali a metà anni Duemila.
“Non è che non sappiano chi sono – rifletteva Alonso -. Ma si chiedono cos’abbia da dare ancora a questo sport”. Fernando, mai tenero, non lo è stato nemmeno con la nuova leva degli appassionati frutto dell’effetto Netflix, paragonati al pubblico del calcio. Una frase tranchant, che in realtà nasconde un punto di vista ragionevole. Non tutti coloro che si affacciano a questo sport oggi comprendono l’importanza della monoposto nella percezione della competitività di un pilota. E per uno come Alonso, essere considerato un comprimario, un pilota sulla via del tramonto, non è accettabile.
Un uomo dall’ego spropositato come Alonso non può accettare di fare da tappezzeria. E per diffondere il suo verbo non può fare altro che dimostrare la propria grinta in pista, sperando di catalizzare l’attenzione di chi è venuto dopo i suoi successi così come ha rapito le generazioni precedenti. Non si può dire che Fernando non sia più in grado di sedurre con le sue prodezze al volante. La sua furia agonistica, e la grandissima scaltrezza, non lo abbandonano. Come quando ha colto un’inattesa prima fila in Canada. O quando, in Austria, una volta accortosi che la gomma non era fissata alla perfezione, ha solo comunicato ai box che sarebbe rientrato, per non incappare in una penalità.
Fernando Alonso oggi compie 41 anni. E si starà preparando controvoglia all’attacco di domande sulla sua longevità come pilota. Nonostante stia invecchiando come un vino buono, rifugge la questione anagrafica, producendosi in una lotta forsennata contro gli anni che scorrono. E lui sta correndo più veloce del tempo che passa, guidato da un talento che non accenna ad appassire. Vorrebbe essere ricordato come un combattente, Fernando. A prescindere dalla sfida e dal risultato. E la sensazione è che convincere le nuove generazioni della sua disposizione belligerante non sarà poi così difficile.