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Gli Stati Uniti bruciano in un'escalation di proteste a causa dell'uccisione da parte di un agente della Polizia dell'afroamericano George Floyd, e Lewis Hamilton non sta a guardare. L'unico campione del mondo nero nella storia della Formula 1, dopo aver puntato il dito contro i colleghi per non aver condannato il razzismo violento, è tornato a riflettere sull'argomento. «La scorsa settimana è stata così buia da farmi perdere il controllo delle mie emozioni - ha scritto Hamilton su Instagram -. Ho provato così tanta rabbia, tristezza e incredulità per quello che ho visto con i miei occhi. Sono totalmente sopraffatto dalla rabbia alla vista di un così sfacciato disinteresse per le nostre vite».
«L'ingiustizia che i nostri fratelli e le nostre sorelle devono subire continuamente in tutto il mondo è disgustosa, e deve finire. Molte persone sembrano sorprese, ma per noi non è una novità. Chi è nero lo vede tutti i giorni e non dovrebbe mai sentirsi colpevole, fuori posto o avere paura di morire per via del colore della propria pelle», aggiunge il sei volte campione del mondo di F1. «Will Smith l'ha detto nel modo migliore: il razzismo non sta peggiorando, viene semplicemente filmato. Solo in questo momento, in cui il mondo è pieno di videocamere, la questione è emersa in modo così lampante. I poteri forti si arrendono e fanno qualcosa solamente quando ci sono disordini e manifestazioni per avere giustizia; a quel punto, però, è troppo tardi e non viene fatto abbastanza».
«Ci sono volute le proteste di centinaia di migliaia di persone e edifici in fiamme prima che le autorità reagissero e decidessero di arrestare Derek Chauvin per omicidio; è molto triste. Sfortunatamente, il razzismo non vive solo in America», ricorda Hamilton, che conclude il suo messaggio con un'esortazione ai suoi follower: «Per favore, non restate in silenzio, a prescindere dal colore della vostra pelle». La scorsa settimana, Hamilton aveva esortato i propri colleghi di Formula 1 a mostrare il loro sdegno per quanto successo, e in molti - tra questi, Daniel Ricciardo e Charles Leclerc - avevano risposto all'appello. Ieri è arrivato anche un messaggio dalla F1: «Ci schieriamo dalla vostra parte, con tutte le persone che combattono contro il razzismo. È un male da cui nessuno sport - ma anche nessuna società - è veramente immune. Solo insieme possiamo opporci e debellarlo. Insieme siamo più forti», si legge.