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Lewis Hamilton, dopo mesi di speculazioni sul suo futuro, è tornato. Rilassato ma con piglio determinato, il sette volte campione del mondo della Mercedes si è presentato al lancio della W13 puntualizzando, sornione, “Non ho mai detto che mi sarei ritirato”. E in effetti è stato il suo silenzio assordante a generare speculazioni sul suo futuro. Ma cosa è successo in quei mesi di pausa? “È stato un periodo molto difficile per me – racconta Lewis - devo essere onesto. Io ho staccato la spina, mi sono disconnesso. Sono stato circondato dalla mia famiglia, è difficile che accada di trovarsi tutti insieme. Mi sono focalizzato sull’essere presente con loro. Ci ho messo del tempo per digerire quello che è successo, e credo che sia ancora difficile comprendere tutto l’accaduto. Ma ciò che non ti uccide ti fortifica”.
Non ha mai detto di volersi ritirare, questo è indubbio. Ma lo ha mai pensato? “Ho preso in considerazione l’idea di ritirarmi moltissime volte – rivela -. Alla fine di una stagione, la domanda è sempre la stessa: sei disposto a investire il tempo che serve per diventare campione del mondo? Credo che molti sottovalutino cosa serva per essere campione. Ci sono tanti aspetti, non si tratta solo di guidare la macchina. Ogni anno, mi chiedo se posso battermi con lo stesso spirito. Ma in questo caso si è aggiunto dell’altro. Amo questo sport, lo amo da sempre. C’è stato un momento in cui ho perso un po’ di fiducia nel sistema, ma sono una persona molto determinata. E se momenti come questo possono definire la carriera di qualcuno, mi rifiuto che succeda con la mia”.
I fantasmi di quanto occorso ad Abu Dhabi – gara che, comprensibilmente, Hamilton dice di non aver rivisto - si sono fatti sentire, soprattutto nelle prime settimane. “Ho rivissuto nella mia mente quanto successo”, spiega. Hamilton non ama guardare indietro, “preferisco proiettarmi avanti”. Ma accoglie favorevolmente quanto annunciato dalla FIA ieri. “Anche se non possiamo intervenire sul passato, e nulla potrà cambiare come mi sentivo al momento, fa piacere sapere che la FIA sta compiendo dei passi per migliorare. Credo che una presa di responsabilità sia fondamentale”.
Le chiacchiere, e le poche misure concrete – rimozione di Masi compresa – non bastano, però. “Dobbiamo far sì che quello che è successo non accada a nessun altro. Oltre alle parole, dobbiamo assicurarci che ci siano i fatti, che ci siano dei cambiamenti e che le regole siano applicate in modo corretto ed equo”. “La fiducia può sempre essere persa in un attimo. Ma riguadagnarsela è un processo molto lungo. L’annuncio fatto ieri è un primo passo, ma non cambia necessariamente le cose. Dobbiamo vedere delle azioni concrete, e ci vorrà del tempo”.
Una cosa, però, Hamilton tiene a precisarla. “Questa situazione non ha nulla a che fare con Max. Max si è comportato come qualsiasi pilota avrebbe fatto, se gli fosse stata data la possibilità di farlo. È un grande pilota e spero che abbiamo imparato entrambi dalla nostra esperienza lo scorso anno. Non ho problemi con lui, non serbo mai rancore nei confronti degli altri”. Tantomeno per Nicholas Latifi, con cui Hamilton si è messo in contatto dopo Abu Dhabi dandogli "il mio pieno supporto".
"So quanto situazioni del genere siano difficili ed è importante per lui sapere di avere il sostegno di chi lo circonda. Allo stesso tempo, c’è così tanta passione per questo sport, ed è ciò che lo rende speciale. Dobbiamo fare leva sulla passione, e non sulla negatività”. E sui social media, dove Latifi è stato minacciato, è lapidario: “Non credo che siano intervenuti abbastanza su questo. Dobbiamo esercitare pressioni affinché ci siano dei cambiamenti. La salute mentale è importante, e sui social media gli abusi sono all’ordine del giorno. Nessuno si merita di essere trattato in quel modo, e non dovrebbe essere tollerato”.
Il Lewis di oggi vuole mettersi alle spalle quanto successo. “Sto focalizzando tutte le mie energie e il mio tempo per diventare la versione migliore di me stesso”. Lewis si sente “alla grande, in forma. Un anno in più di esperienza accumulato aiuta sempre. Credo che in questi casi si possano trasformare le emozioni in forza. Ed è ciò che sto facendo, negli allenamenti, nel lavoro con il team. Se pensate che quello che avete visto alla fine del 2021 è il mio meglio, aspettate di vedere cosa farò quest’anno”. E anche la monoposto 2022, esperienza al simulatore alla mano, rappresenta una sfida. “La macchina è diversissima rispetto a quelle che ho impiegato finora, sia dal punto di vista del bilanciamento aerodinamico che di quello meccanico. Servirà molto lavoro di fino per metterla a punto”.
Questo percorso Lewis lo affronterà con un nuovo compagno di squadra, Russell. “George ha avuto un percorso brillante verso la Formula 1 ed era già parte del nostro team. È perfetto per il suo nuovo ruolo. Negli anni ho imparato molto su come comportarmi con il mio compagno di squadra. Sono entusiasta di collaborare con lui, e spero che i nostri stili non siano troppo diversi”. Una coppia che, per gradi di esperienza, fa tornare alla mente quella composta dallo stesso Hamilton e da Fernando Alonso, nel 2007. E lo stesso Lewis fa riferimento indirettamente a questo passato ormai lontano. “So cosa si prova nei suoi panni, a confrontarsi con un campione del mondo. E conosco bene la pressione, le aspettative e i sentimenti. Voglio che impari il più possibile. E non ho dubbi che sarà un rivale competitivo”.
A 37 anni, Hamilton ha la fame e l'ambizione di un ragazzino. Non solo come pilota. Lewis vuole avere un impatto concreto nel cambiare uno sport ancora dominato da uomini bianchi, scardinando il sistema dall’interno. E per questo non si accontenta di passare alla storia come il campione dei record. “Mi è stata data questa opportunità incredibile di essere eccezionale nel fare qualcosa. Ma non voglio essere solo ricordato come pilota, sono molto di più di questo. Voglio essere ricordato come qualcuno che ha usato la sua voce per cambiare la prospettiva degli altri, e per esercitare pressioni affinché si vada nella direzione giusta, verso l’inclusività”. Ed è proprio questa sua necessità di affermarsi oltre il suo ruolo da pilota, di spendersi per le cause che gli stanno a cuore, che rende Hamilton un campione moderno. Inedito.