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Il Circuit of the Americas ospita dal 2012 il Gran Premio degli Stati Uniti. Il tracciato, figlio di Herman Tilke, è lungo 5.503 metri, raccordato il 20 curve. È una pista che i piloti sembrano apprezzare particolarmente, e può essere divisa in tre settori ben distinti: nella prima parte abbiamo una lunga serie di curve veloci raccordate in successione. Nella seconda, troviamo un rettifilo tra i più lunghi del mondiale, dove nel corso degli anni abbiamo assistito a diversi sorpassi, mentre il terzo settore mette a dura prova la bontà telaistica e meccanica delle monoposto, con un curvone verso destra dove i piloti arrivano a toccare i 4G di accelerazione laterale per diversi secondi.
Il Gran Premio degli Stati Uniti è stato una tappa fissa della Formula 1, ma nel corso della storia recente si è andato via via perdendosi, sia per un disinteresse del pubblico statunitense, sia anche per la mancanza di un tracciato adeguato ad ospitare il circus iridato. Agli albori della F1, la 500 miglia di Indianapolis garantiva punti iridati, ma erano numerosi i piloti europei che snobbavano la prestigiosa corsa.
Avanti nel tempo, si è visto un vero e proprio proliferare di tracciati di Formula 1, da Watkins Glen a Long Beach, passando per Detroit e Las Vegas. Nel 1991 abbiamo a Phoenix l’ultima edizione prima di una lunga pausa, che culminerà con il ritorno sul mitico catino di Indianapolis riadattato per l’occasione. Dopo l’edizione del 2005, in cui solamente le due Ferrari, le due Jordan e le due Minardi presero il via alla corsa – le scuderie con pneumatici Michelin furono diffidate dal correre a causa della poca sicurezza delle gomme sulla percorrenza del curvone veloce – c fu un periodo di allontanamento tra il pubblico a stelle e strisce e la Formula 1, periodo durato sino al 2012, quando rientrò in calendario la tappa oltre Atlantico grazie alla pista texana di Austin.
Nel 2015 Lewis Hamilton si aggiudicò il suo terzo titolo mondiale, vincendo il Gran Premio davanti a Nico Rosberg e Sebastian Vettel. Ad un anno di distanza, la situazione si è invertita: ora è il tedesco a dettare legge, mentre l’anglocaraibico è costretto ad inseguire a 33 punti di ritardo.
Ma adesso andiamo a conoscere più da vicino il tracciato di Austin con il nostro hot lap!