F1, GP USA 2015: le pagelle di Austin

F1, GP USA 2015: le pagelle di Austin
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Lewis Hamilton porta a casa il terzo Titolo Mondiale e un bel 10 in pagella, nel GP di Austin. Voti alti anche per Vettel, Verstappen. Male, invece, Raikkonen e Hulkenberg
26 ottobre 2015

Hamilton poteva accontentarsi, ma già alla prima frenata si è capito che l’inglese non era venuto ad Austin per fare passerella: con una manovra al limite costringe Rosberg all’esterno e s’involta in testa. Tutto facile? Nemmeno per sogno, perché dopo un po’ le intermedie con la pista che si va ad asciugare danno segni di stanchezza e i piloti della Red Bull - che non hanno niente da perdere - si fanno sotto. Hamilton si ferma prima degli altri, ma giro dopo giro ricostruisce la sua gara: non esagera, ma nemmeno appare mai rinunciatario. Alla fine un’esitazione della trasmissione di Rosberg gli regala anche la gioia della vittoria. Perché si sa che la fortuna aiuta gli audaci. Voto 10, campione!


Nel dopo gara aveva il volto tirato Rosberg, consapevole di avere perso un Mondiale per il qualche quest’anno non è mi stato davvero il lizza, causa manifesta superiorità dell’ex amico e condomino a Montecarlo. La vittoria in gara, dopo una bella pole position, sarebbe stata un contentino da poco eppure importante, ma il tedesco non ha avuto nemmeno questa gioia. Voto 7,5 per la grinta mostrata in gara e per le qualifiche, ma per il campionato il prossimo anno occorrerà attrezzarsi con ben altra attitudine.


Chi invece non ha proprio niente da recriminare, ancora una volta, è Vettel: abile in qualifica, parte indietro per la nota penalizzazione ma già alla fine del primo giro è nel gruppo di testa. Il resto è una gara come sempre intensa e senza una sbavatura: ad un certo punto Seb illude di non doversi fermare più ai box e quindi di avere a portata di mano una vittoria clamorosa; non è così, ma ancora una volta il tedesco ha stra-convinto. Voto 9, certezza.

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Ferrari a prestazioni alterne: bene, come spesso capita, Vettel. Male, come altrettanto spesso capita, Raikkonen


Era partito indietrissimo, ma fortissimo, anche Raikkonen, arrivato nelle posizioni che contano in pochi giri, ma poi come quasi sempre quest’anno qualcosa si è inceppato nella testa del finlandese: solo per una frazione di secondo, quanto basta per perdere il controllo dell’auto sulla pista umida - era appena passato alle slick - e andare a sbattere contro le barriere. Francamente, abbiamo trovato un po’ stucchevole la retorica della “grinta ammirevole per come cerca di riprendere la pista”. L’impressione è che tutti - tifosi e squadra - facciano a gara per sostenere un pilota il cui rendimento anche quest’anno è stato, e continua a essere, ben al di sotto del suo prestigio, stipendio, censo dell’auto guidata e affetto degli appassionati. Voto 4, delusione.


Hanno dato spettacolo, senza portare poi a casa molto, anche i piloti Red Bull: Kvyat ha fatto sognare nelle prime fasi di gara, dopo un’ottima qualifica, ma più di una volta ha esagerato, arrivando lungo in fase di sorpasso, con il risultato di perdere posizioni per questi eccessi di grinta, fino all’errore fatale a pochi giri dalla fine. Peccato, però velocità e grinta non fanno difetto al russo, sul quale non ce la sentiamo proprio di infierire per quanto di buono mostrato fino all’incidente: voto 6 per l’impegno! Più efficace Ricciardo, che appena ne ha la possibilità dimostra sempre di essere lo stesso pilota di talento applaudito lo scorso anno: peccato che con la pista ormai asciutta la sua Red Bull non metta esattamente le ali e un pit stop in più nel finale rovina ogni sua velleità. Per lui solo un 10° posto che sa tanto di brodino, ma pazienza: voto 9 a prescindere, talento vero.

Perde la brocca, invece, Hulkenberg, ed è la seconda volta di fila: distrugge la sua gara con un tentativo di sorpasso che definire ottimistico è poco, e per fortuna Ricciardo ne esce più o meno indenne

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E meno male che la coppia Red Bull ha fatto vedere cose egregie, perché alle loro spalle i baby della Toro Rosso hanno ancora una volta stupito. Per Verstappen ormai fatichiamo a trovare gli aggettivi: velocissimo in qualifica, in gara lotta alla pari con campioni del mondo, gestisce con intelligenza le tante fasi di una gara lunga e complessa e alla fine coglie uno strepitoso 4° posto, nonostante un rettilineo infinito nel quale i cavalli del suo Renault sembrano degli asinelli stanchi. Voto 10 e lode, immenso.


Non è da meno però – ancora una volta, anche se ancora una volta nessuno o quasi se lo fila – Sainz, che parte dal fondo per un incidente in qualifica ma in gara recupera con grinta e intelligenza: anche ad Austin lo spagnolo corre come un pilota con anni di esperienza, mai una frenata sbagliata, mai un’esitazione. Alla fine è 7° ma per noi è anche lui da voto 10: uno dei migliori debuttanti degli ultimi anni, anche se quell’altro fenomeno accanto a lui continua a rubare tutte le attenzioni.

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Se l'anno prossimo vuole essere un serio pretendente per il titolo, Rosberg deve cambiare registro


Perde la brocca, invece, Hulkenberg, ed è la seconda volta di fila: distrugge la sua gara con un tentativo di sorpasso che definire ottimistico è poco, e per fortuna Ricciardo ne esce più o meno indenne. Per il tedesco un altro errore inspiegabile, in un’altra gara in cui poteva cogliere punti pesanti: voto 3, disperso.
A confronto con le ultime performance di “Hulk”, Perez al contrario sembra un Prost: veloce e perfetto anche stavolta nel portare la vettura al migliore risultato possibile, lontano dai guai ma senza cedere un centimetro, abile nel gestire ogni fase della gara. Voto 9, rinato.


Voto 9 anche a Button, che coglie il miglior risultato stagionale (un 6° posto…) con il motore Honda “vecchio”: in gare del genere l’inglese ha sempre corso da protagonista e anche stavolta non delude, anche se gli obiettivi e le possibilità quest’anno sono ben diversi.

Voto 7 a Rossi, ultimo dei piloti al traguardo, che per qualche giro sogna perfino di arrivare a punti nel gran premio di casa: nella pazza gara di Austin in fondo poteva esserci posto anche per lui


Voto 7,5 a Maldonado e Nasr, che arrivano a punti più per i tanti ritiri che per meriti propri, ma in una gara complessa sono comunque abili a stare lontani dai guai e a non commettere errori.
A proposito di errori: voto zero a Ericsson, che in una gara in cui basta arrivare in fondo per prendere punti non trova niente di meglio che speronare il compagno di squadra. Fortuna che in Sauber il pilota di esperienza è lui... Gara da dimenticare anche per le Williams, disperse come spesso accade quando cadono due gocce di pioggia: va bene che l’auto fatica a mandare in temperatura le gomme in queste condizioni, ma chi glielo fa fare a Bottas di fermarsi per mettere le slick con la pista ancora allagata? Voto 3 per il tempismo. Massa, da parte sua, resta coinvolto in un contatto al via di cui non ha vere colpe, ma certo partire così indietro non aiuta: voto 5, da rivedere. Voto 8 per l’impegno ad Alonso, che in condizioni difficili risale fino alle prime posizioni, salvo poi accusare un calo di potenza che fa partire l’ennesimo team radio stizzito, ma questa non è una novità.


E voto 7 a Rossi, ultimo dei piloti al traguardo, che per qualche giro sogna perfino di arrivare a punti nel gran premio di casa: nella pazza gara di Austin in fondo poteva esserci posto anche per lui.


A proposito di stranezze, voto 10 ai piloti e meccanici dei vari team che hanno intrattenuto il pubblico (pochissimi, eroici, sulle tribune, svariati milioni in TV) al sabato mentre le monoposto restavano desolatamente ai box: tra balletti improvvisati, scambi di persona e curiose esibizioni sportive, la F1 ha mostrato quel volto umano, divertito e divertente che normalmente è così impegnata a nascondere. 

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