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BUDAPEST - Spettacolare, avvincente, con alternanza di piloti in testa alla gara di tre scuderie diverse, con un vincitore incredibile che dalla decima posizione in griglia ha saputo imporsi, nonostante un testacoda, con una decina di secondi di vantaggio. L'Ungheria incorona Max Verstappen e manda negli inferi delle polemiche la Ferrari, capace di sciupare l'occasione giusta per accorciare le distanze dal pilota Red Bull invece di prendere una scoppola pesante dove pure le Mercedes sono finite davanti, con Hamilton e Russell al secondo e terzo posto. Come ha fatto Verstappen a vincere è presto detto: partito con gomme morbide, al primo giro era ottavo, poi è risalito nelle zone nobili togliendo di mezzo la McLaren di Norris, le Alpine di Ocon e Alonso, e poi le Ferrari dopo il suicidio strategico che ha relegato Leclerc al sesto posto e Sainz al quarto, dopo che i due erano pure stati al comando della gara
Red Bull non ha sbagliato niente, la Mercedes nemmeno, mentre la Ferrari fra strategie errate, gomme dure a Leclerc poi richiamato ai box sul finire per le morbide ma retrocesso al sesto posto dietro a Perez, pit stop lenti con Sainz (4.7 secondi per la posteriore sinistra che non si avvitava). Alla fine la squadra italiana è coi nervi a fior di pelle, con Leclerc che alla televisione francese non le manda a dire: "Non capisco perché mi abbiano richiamato a montare le gomme dure, non andavano bene per niente. Avevo un buon ritmo con le medie (bellissimo il sorpasso su Russell quando si è portato al comando, ndr) e non capisco perché. Sono senza parole, così non si vince il mondiale". No, in effetti servirebbe prima vincere le gare e anche se dopo il responsabile della GES Mattia Binotto cercava di dare una spiegazione al risultato, bastava guardare le facce dei piloti e degli stessi meccanici, delusi e increduli per la piega che ha preso il campionato.
Perché se i 63 punti di svantaggio alla vigilia di Budapest erano tanti, adesso sono 80 i punti di distacco, ovvero sono oltre tre gare di vantaggio su cui può contare Verstappen contro Leclerc. E pensare che la corsa di Verstappen è stata pure segnata dal testacoda a tre quarti di gara, dopo che aveva sorpassato in pista Leclerc, in crisi con le gomme dure, mentre la Red Bull con le medie volava. Senza perdere la freddezza, Max ha recuperato e ripassato la Ferrari. A quel punto a Maranello qualcuno nella stanza dei bottoni si è accorto che le dure erano la scelta sbagliata e hanno richiamato ai box Leclerc, che con le morbide non è riuscito a recuperare nemmeno una posizione dopo essere finito dietro a Perez. Adesso la classifica del mondiale dice chiaramente che oltre a Red Bull in certe occasioni anche la Mercedes può dare fastidio e togliere punti alla rossa. Se si pensa che Russell, autore di una bella pole, ha 158 punti contro i 178 di Leclerc ed è a meno 15 punti da Perez, si capisce come la costanza di rendimento alla fine farà la differenza. Quella costanza che la Ferrari, pur con una macchina stupenda, un progetto avveniristico e ben fatto, non ha e le domeniche sere passa più tempo a spiegare e cercare i motivi di una sconfitta piuttosto che celebrare una vittoria che sfugge. Più che i rivali, i primi nemici della Ferrari sembra siano al muretto delle strategie...