F1, GP Ungheria 2020: Hamilton, uomo giusto al volante della Mercedes

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Non basta la Mercedes per vincere: serve anche l'uomo giusto, Lewis Hamilton. E mentre la Ferrari vive uno degli atti più tristi della sua storia, le speranze di vedere un mondiale combattuto sono nelle mani di un'unica persona: Adrian Newey
19 luglio 2020

Non basta avere una Mercedes F.1 per le mani, copia oppure originale che sia, se poi non ci metti l'uomo giusto al volante. Lo ha dimostrato Lewis Hamilton vincendo anche in Ungheria e sopendo le polemiche fra una macchina spaziale, che lo aiuta, e le fotocopie Racing Point che avevano occupato la seconda fila. Perché poi, alla fine, la differenza la fa chi le guida. Come Bottas, che ha sbagliato la partenza, è finito settimo e non è riuscito a riprendere il secondo, Verstappen che, prima del via, era pure uscito di pista nel giro di formazione! E che dire delle Racing Point? Fotocopia Mercedes 2019, si dice.

Ma poi alla fine la classifica finale non le ha viste sul podio anche se nelle prime fasi Stroll aveva fatto sognare papà Lawrence portandosi alle spalle di Hamilton, che dalla pole non ha sbagliato niente. E in Ungheria è andato in scena uno degli atti più tristi della storia Ferrari, perché il duo Vettel Leclerc, partiti in terza fila, nelle prime fasi su pista umida avevano fatto sperare qualcosa di più visto che non erano tanto distanti dal vertice. Poi con pista asciutta, strategie dei box che sembravano quasi il sorteggio dei numeri del lotto, alla fine Vettel ha preso i punti dei sesto posto, Leclerc undicesimo e fuori con un sorpasso subito da Sainz che lo ha relegato indietro. E con questo bilancio triste ci si aggiunge che Vettel è stato il primo dei doppiati.

Avete letto bene: due Ferrari doppiate in Ungheria, dietro a Red Bull, in crisi con Racing Point, in difficoltà con McLaren e non parliamo di Mercedes. Un bilancio triste che ha un pregio: aver concluso la gara, raccolto informazioni sulla macchina (qualcosa di buono si è visto, poco ma si è visto) e fatto capire in che posizione si è. Poi per il mondialino 2020, con gare che ancora non si sa dove e quando verranno corse, gran premi in successione, vedere Hamilton davanti a Bottas nella classifica generale, fa già tristemente capire come va a finire questa stagione. Certo, Toto Wolff della Mercedes mette le mani avanti: "Lavoriamo tutti senza dare nulla per scontato e per questo ognuno dà sempre il massimo". Vero, filosofia che ti dice di non mollare mai perché non sai mai cosa può succedere.

Unica speranza di vedere qualcosa di diverso e più vivace sta nelle mani della Red Bull. Se Adrian Newey ha capito dove migliorare una macchina che non sembra irresistibile nemmeno in confronto a quella dell'anno scorso, forse vedremo qualcosa di diverso. Ma se non lo abbiamo visto in Ungheria, con pista umida, asciutta, strategie diverse e sorpassi, difficile che il resto del panorama cambi a breve. Infine, volendo fermarsi ad Hamilton, chi lo considera fortunato, chi aiutato da una gran macchina, chi dice che la federazione lo aiuta e sono tutti bravi a imbrogliare, ribadiamo che certe prestazioni, certi risultati, certi numeri (90 pole, 86 vittorie, 6 titoli mondiali) non li fai per fortuna. Può capitare una volta. Ma quando capita così spesso ci si deve solo inchinare a un grandissimo talento capace ancora di stupire e affascinare gli appassionati, non i tifosi, quelli hanno il paraocchi, per cui onore a Lewis e applausi a scena aperta al campione. Mercedes o meno.

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