F1, GP Ungheria 2019: Verstappen, la sua pole è la rivincita della Honda

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La pole position di Max Verstappen nel Gran Premio d'Ungheria 2019 di Formula 1 rappresenta una rivincita per la Honda dopo anni di difficoltà
3 agosto 2019

BUDAPEST - C'era andato vicino ma per una ragione o per l'altra gli era sempre mancata la firma al giro più veloce in qualifica. Da adesso Max Verstappen ce l'ha fatta e ha ottenuto la prima pole position della carriera, dopo sette vittorie, in quella che è una gara molto particolare, perché in condizioni normali la sua Red Bull ha mostrato di avere quel qualcosa in più rispetto alle solite Mercedes che con Bottas e un febbricitante Hamilton hanno occupato le due posizioni seguenti: "E' stato incredibile per me e tutti mi chiedevano perché non avessi mai fatto una pole, adesso finalmente non me lo chiederanno più".

Se per Verstappen è un risultato personale importante, per la Honda lo è ancora di più perché era dal 2006 che non era in pole position. Dopo anni di figuracce, polemiche e delusioni, aver vinto due gare (e se l'andazzo è questo la terza è nel mirino) ora ha pure la pole position, come dire che in Giappone hanno lavorato bene e che possono guardare con orgoglio ai bocconi amari del passato. Se Honda e Red Bull (quella di Verstappen, perché Gasly è sesto a quasi nove decimi...) se la ridono, in Ferrari possono tranquillamente preparare l'ombrellone e la sdraio visto che su un tracciato in cui avrebbero potuto far vedere dei progressi, in realtà si sono beccati quasi mezzo secondo, nonostante sul rettilineo fossero molto veloci.

Come dire che manca carico aerodinamico e la Red Bull ne ha di più rispetto a tutti quanti. Leclerc quarto e Vettel quinto, più di così poco da fare, con Leclerc che ha sbattuto durante la Q1 toccando l'ala posteriore. Per fortuna non era un danno grave e nel breve tempo fra le due sessioni di qualifica i meccanici hanno fatto il solito miracolo, rimettendolo in pista. E Charles ha pure replicato bene, perché appena sceso in pista è andato più forte di prima. Il carattere c'è, e il quarto errore della stagione è stato in parte compensato e quindi passerà sotto tono.

Resta il fatto che Vettel subisce ancora il compagno di squadra, di poco (28 millesimi) ma resta dietro. E al mattino, quando arrivano in pista, basta guardarli in faccia per vedere uno tutto pimpante che non vede l'ora di guidare (Charles) l'altro col muso lungo tipico dell'impiegato che deve affrontare un altro giorno di lavoro quando vorrebbe essere al mare (Sebastian). In queste condizioni non si va lontano e seppure continuino a parlare di conferme per il 2020, qualche domanda qualcuno se la deve porre e trovare soluzioni. O si resta, e ci si rimbocca le maniche, o meglio lasciare spazio ad altri. Decisione personale su cui nessuno può interferire.

Resta il fatto che la Red Bull sta progredendo, quindi il lavoro di sviluppo procede bene, una Mercedes che ha ancora il suo potenziale enorme da usare come riserva, e una Ferrari che arranca come al solito nella seconda parte di stagione. Ovvero si guarda al 2020, si congelano gli sviluppi e si risparmia sul budget. Visto anche che le poche cose portate non danno segnali importanti di recupero. Insomma, mentre gli altri corrono la stagione 2019 l'impressione è che la Ferrari stia provando il 2020. Due campionati diversi, che devono coesistere...

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