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Si sono fatte tante ipotesi, tantissime le storie raccontate in tutti questi anni, tante le persone che si sono accreditate come, l’inventore della ricetta. Questo dessert infatti è conosciuto ed apprezzato in tutta la nostra nazione e non solo, possiamo affermare tranquillamente che il tiramisù è il dolce italiano più famoso nel mondo, vi basti sapere che il suo nome è presente nel vocabolario comune di 23 lingue diverse e che in tutta Europa è la quinta parola italiana più conosciuta. Tuorlo d’uovo, mascarpone, savoiardi inzuppati nel caffè zuccherato e cacao amaro, la ricetta di questo dolce simbolo della pasticceria italiana è molto semplice; ciò che invece non è affatto semplice è riuscire a stabilire con assoluta certezza a quale regione italiana appartenga la legittima paternità del tiramisù. Da diversi anni infatti è in corso una lunga battaglia tra alcune regioni, sulle origini del dessert.
Una delle ipotesi sulle origini di questo dessert lo colloca geograficamente nella regione Toscana, a Siena, dove in occasione di una visita del granduca Cosimo III de’ Medici venne inventato un dolce denominato “zuppa del duca” con caratteristiche molto simili all’attuale tiramisù. Tuttavia vi sono alcune discordanze in questa leggenda poiché sia i savoiardi che il mascarpone erano poco usati nella pasticceria senese fra il XVII e il XVIII secolo, in più quest’ultimo ingrediente difficilmente poteva essere conservato e trasportato in tempi brevi dalla Lombardia, sua regione di produzione, alla Toscana. Molte persone, sostengono che il famoso dessert abbia origini emiliane poiché lo scrittore, gastronomo e critico letterario, Pellegrino Artusi, ne descrisse la ricetta nel suo libro. Anche in questo caso però vi sono alcune difformità, innanzitutto il dolce si chiamava Dolce Torino e poi al posto del mascarpone veniva usato il burro.
Dal Piemonte, dove un’altra ipotesi vuole che il tiramisù sia stato creato da un pasticcere della città di Torino appositamente per dare sostegno a Camillo Benso Conte di Cavour, mentre svolgeva la sua attività politica per unificare il territorio italiano, anche questa supposizione risulta poco credibile.
Arriviamo infine ai due contendenti più agguerriti ovvero la regione Friuli Venezia Giulia ed il Veneto. La tesi a favore di quest’ultima regione racconta che la paternità del tiramisù appartiene alla città di Treviso dove la creazione del dolce avvenne verso la fine degli anni 60 presso il ristorante “Alle Beccherie” da parte del pasticciere Roberto “Loly” Linguanotto. Il nome del dolce fu coniato in dialetto veneto “tiramesù” e poi italianizzato in “tiramisù” per le eccezionali capacità ristoratrici e nutrizionali del dessert.
Nella prima provincia friulana si afferma che il conteso dessert è stato inventato nell’ albergo Roma gestito da Norma Pielli, assieme al marito Giuseppe “Beppino” Del Fabbro. Nel ristorante dell’ albergo veniva servito il Dolce Torino di pellegrino Artusi, a base di savoiardi, burro, cioccolata, rosso d’uovo, latte e fu proprio la signora Pielli nel 1951a decidere di modificarlo sostituendo il mascarpone al burro ed inzuppando i savoiardi nel caffè amaro, il nome tiramisù fu deciso invece dal marito poiché era un dolce che tirava su.
Diversamente a Pieris in provincia di Gorizia la storia del tiramisù venne scritta da Mario Consolo, inventore del Vetturino, dolce con cioccolato e zabaglione, la cui ricetta veniva proposta dagli anni ‘40 e che è stata perfino registrata davanti ad un notaio. Alla fine della seconda guerra mondiale fu un cliente del suo ristorante a suggerirgli il nome di “tiremesu”.
Ma ecco finalmente la svolta, i food writer Clara e Gigi Padovani dopo aver indagato per più di due anni sulla misteriosa origine del tiramisù sono riusciti a trovare le prove definitive che il famoso dessert italiano ha origini friulane e non venete, più precisamente fu creato tra i due comuni di Pieris di San Canzian d’Isonzo (Go) e Tolmezzo (Ud), presso il ristorante “Alle Beccherie” dal pasticcere Roberto Loly.
2 cucchiai d’olio
1-1½ cipolla tagliata finemente
2 cucchiaini di caffè di paprika (secondo i gusti dolce o piccante)
½ cucchiaino di semi di cumino
1kg di carne (bovino adulto, vitello, pollo o arista di maiale) magra tagliato a cubi per lo spezzatino
1 peperone
1 pomodoro
sale
250 gr di panna da cucina
Facciamo appassire nell’olio, sul fuoco lento, la cipolla tritata. Aggiungiamo la paprika ed i semi di cumino, giriamo per qualche secondo, poi aggiungiamo la carne. Facciamo cuocere sempre a fuoco lento sotto coperchio, girando di tanto in tanto. Aggiungiamo dell’acqua poco a poco (non far diventare liquido, ma lasciare la giusta densità). A metà cottura della carne aggiungiamo il peperone e il concentrato di pomodoro. Quasi alla fine uniamo la panna e quando la carne è cotta è pronto il nostro pörkölt.
Gianfelice Guerini