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Il Circus approda in Ungheria, per l’ultimo appuntamento del calendario mondiale prima della pausa estiva, ma, più che all’azione in pista, il pensiero va inevitabilmente a Jules Bianchi, scomparso venerdì scorso a Nizza a soli 25 anni. L’atmosfera più rilassata, quasi da ultimo giorno di scuola, tipica di questa gara, ha fatto posto al ricordo del giovane pilota francese.
A Suzuka, il 5 ottobre dello scorso anno, Bianchi impattò contro la gru presente in pista per rimuovere la Sauber di Adrian Sutil, protagonista di un incidente due giri prima. La prognosi apparve subito grave: dopo pochi giorni, infatti, arrivò il responso circa le conseguenze del drammatico botto: danno assonale diffuso. Dopo due mesi, il trasferimento dal Mia General Hospital, in Giappone, all’ospedale di Nizza, città natale di Bianchi.
La prima morte dal 1994
Bisogna infatti risalire a quel lontano, tragico weekend di maggio ad Imola in cui persero la vita Roland Ratzenberger e Ayrton Senna per trovare i due ultimi incidenti fatali durante un fine settimana di corsa in Formula 1.
Alle esequie di Jules, svoltesi martedì presso la Chiesa di Sainte Reparate a Nizza, hanno partecipato molti dei piloti che compongono l’attuale griglia del mondiale di Formula 1. Tra questi Jenson Button, Lewis Hamilton, Nico Rosberg, Daniel Ricciardo, Daniil Kvyat, Pastor Maldonado e Sergio Perez. Presenti anche il quattro volte campione del mondo, Alain Prost, e il presidente della FIA, Jean Todt.
I piloti attualmente in attività in Formula 1 - cresciuti agonisticamente nel post Senna – si trovano, per la prima volta nella loro carriera in Formula 1, ad affrontare la scomparsa di un collega, con cui molti hanno condiviso anche parte del proprio percorso nelle categorie inferiori. A margine dell’evento ungherese, sono stati in molti a spendere parole per ricordare Bianchi e per riflettere sulle conseguenze dell’accaduto in termini di sicurezza.
Il ricordo di Hamilton e Massa
«Dire addio a Jules è stato decisamente difficile per tutti. Non lo conoscevo benissimo, ma so che aveva un cuore d’oro e un futuro ricco di successi davanti a sé. Continuerò a pensare e a pregare per lui, non solo in occasione di questa gara, ma anche per il resto della mia carriera nel motorsport. So che Jules avrebbe voluto che spingessimo al massimo per onorarlo, ed è quello che faremo», ha dichiarato il campione del mondo in carica, Lewis Hamilton.
Gli fa eco l’alfiere della Williams, Felipe Massa: «Ero presente al funerale, e, sinceramente, ho faticato a realizzare cosa stessimo vivendo; sono stato pervaso da una grande tristezza. Sono sicuro, però, che ora sia in un posto migliore, e ci veda. Era un ragazzo fantastico ed un pilota eccezionale, e auguro il meglio alla sua famiglia», spiega Massa.
Cosa succede nella mente di un pilota quando si verifica una tragedia come quella di Bianchi, che mette i colleghi di fronte alla propria mentalità? «Non penso cambi nulla. Quando chiudi la visiera, vuoi tagliare il traguardo davanti a tutti; vuoi correre al meglio. Non credo che quanto successo provochi un’evoluzione del nostro approccio alle gare».
La questione sicurezza
«Non penso nemmeno alla mia famiglia quando guido; mi concentro sul mio lavoro, per ben figurare», racconta Massa, vittima - proprio qui all’Hungaroring nel 2009 – di un grave incidente senza per fortuna conseguenze a lungo termine. Un bullone staccatosi dalla Brawn Gp di Rubens Barrichello andò a colpire il casco del paulista, che finì per impattare contro le barriere dopo essere svenuto.
Onoreremo la memoria di Jules continuando ad aumentare la sicurezza per salvaguardare l’incolumità dei piloti, degli altri membri dei team, del personale dei circuiti e degli spettatori sotto la guida della FIA
In termini di sicurezza, quanto successo a Bianchi può costituire uno sprone a migliorare gli standard e le procedure in pista e fuori per ridurre le possibilità che incidenti imprevedibili come quello che ha visto coinvolto il francese possano verificarsi nuovamente. La pensa così il direttore motorsport di Mercedes-Benz, Toto Wolff.
«Onoreremo la memoria di Jules continuando ad aumentare la sicurezza per salvaguardare l’incolumità dei piloti, degli altri membri dei team, del personale dei circuiti e degli spettatori sotto la guida della FIA», ha dichiarato Wolff.
L'Hungaroring, una pista lenta tutta curve
Tornando all’azione in pista, quella di domenica sarà la trentesima gara disputata all’Hungaroring; il circuito entrò a far parte del calendario del mondiale di Formula 1 del 1986, e da allora è sempre rimasto in calendario. Si tratta della terza pista nella storia per il numero di edizioni disputate, dopo Monaco e Monza.
L’Hungaroring si snoda su 4,381 chilometri di incessanti curve ed è il circuito permanente più lento del calendario: la velocità media di percorrenza della pista, infatti, è di soli 190 km/h. Fondamentali, qui, sono l’efficienza aerodinamica della monoposto e il grip meccanico, per garantire la miglior aderenza possibile nell’affrontare le numerose curve della pista. Le sospensioni ed i freni saranno decisamente sollecitati.
Qualifiche fondamentali
Su questo circuito è estremamente difficile sorpassare, per cui le qualifiche di oggi saranno fondamentali per determinare il risultato della gara di domani. Importante sarà scattare dalle primissime posizioni in griglia, ma non necessariamente dalla pole position: solo in 13 delle 29 edizioni disputate, infatti, è stato il poleman a trionfare.
L'Hungaroring desta dolci ricordi nella mente dei due alfieri della McLaren. Jenson Button, infatti, colse la sua prima vittoria in Formula 1 qui nel 2006, partendo addirittura dalla quattordicesima piazzola in griglia. Anche per il suo compagno di squadra in McLaren, Fernando Alonso, il primo acuto in carriera arrivò qui, nel 2003: al volante della Renault, Alonso divenne il pilota più giovane della storia a vincere una gara, a 22 anni.
Il caldo rende la vita difficile a piloti e pneumatici
Il grande caldo e la successione senza sosta di curve tecniche rendono questo appuntamento del calendario decisamente impegnativo per i piloti, che verranno messi duramente alla prova nei 70 giri previsti per domenica. Anche gli pneumatici verranno sollecitati parecchio, a causa delle elevate temperature dell’asfalto e della presenza di un solo rettilineo per raffreddarli.
Per il Gran Premio di Ungheria, Pirelli ha optato per le P Zero Yellow Soft e le P Zero White Medium, per trovare un compromesso tra la necessità di garantire grip meccanico su un asfalto solitamente scivoloso e il bisogno di contenere il degrado degli pneumatici, sollecitati dalle condizioni climatiche.
Mercedes favorita, ma occhio alla Red Bull
A partire con il favore del pronostico sono certamente i due alfieri della Mercedes, Lewis Hamilton e Nico Rosberg: il primo ha colto quattro successi all’Hungaroring – nel 2007, 2009 e 2012 con la McLaren e nel 2013 con la Mercedes – mentre il secondo qui non ha mai vinto.
Chi è pronta a sorprendere, invece, è la Red Bull: la scuderia di Milton Keynes sta vivendo un’annata decisamente negativa, a causa dei problemi di affidabilità e di mancanza di guidabilità della monoposto dovuti alla power unit Renault. Con l’introduzione di una nuova ala anteriore a Silverstone, la RB11 è apparsa decisamente più competitiva, e all’Hungaroring Ricciardo e Kvyat potrebbero fregiarsi del titolo di best of the rest.
I dati relativi al passo gara della RB11 restituiscono un quadro decisamente positivo per la Red Bull, che sembrerebbe essere la seconda forza in pista in Ungheria. Ieri, però, durante la seconda sessione di prove libere, la power unit di Ricciardo è esplosa in modo spettacolare, mentre l’australiano stava inannellando ottimi giri al volante della sua monoposto.