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Pista inedita, ma risultato abbastanza previsto e prevedibile: anche al Mugello Hamilton ha vinto, e meritatamente. Autore della pole position, al via è partito male, ma alla ripartenza dopo la bandiera rossa gli sono bastate poche centinaia di metri per rimettere le cose a posto. E da lì, come spesso accade, non c’è più stata storia. Per lui voto 9, un po’ perché non si può sempre dargli 10, un po’ perché comunque quest’anno non ha vita troppo difficile, però il talento rimane immenso.
Alle sue spalle ennesima prova incolore di Bottas, che a parole continua a promettere battaglia ma quando si tratta di allungare la staccata e provare a resistere al compagno di team in qualche modo se ne guarda bene. In fondo ha tenuto il sedile anche per questo, in nome della stabilità e armonia di squadra. Però così non aiuta se stesso, e nemmeno la F1 tutta. Voto 7,5, manca sempre qualcosa.
Finalmente a podio - e questa sì è una bella notizia - Albon, che sopravvive ai disastri dei primi giri, tenendosi sempre a ridosso dei primi per poi sferrare nel finale l’attacco decisivo a Ricciardo. E anche la qualifica stavolta era andata bene (4° a poco più di 4 decimi da Verstappen). Lo davano già per spacciato, ma proprio al Mugello il thailandese ha dato una bella risposta in pista. Basterà per essere riconfermato? Nel dubbio voto 9: finalmente!
Ammettiamo però che avremmo tanto voluto un podio più grande al Mugello, per metterci anche Ricciardo: sostenuto da una Renault in crescita nelle ultime gare, l’australiano ancora una volta ha fatto la differenza, arrampicandosi fino al 3° posto e restandovi quasi fino alla fine. Certo, la Renault non è la Red Bull, però come sempre il buon Daniel è stato velocissimo e consistente. Voto 8,5: meriterebbe una macchina vincente.
Meriterebbe una macchina e basta Perez, 5° al traguardo nella sua prima gara da futuro disoccupato: per lui un gran premio senza grandi acuti, con Stroll che gli era davanti finché non è volato contro le barriere, ma al messicano vanno riconosciute le attenuanti generiche perché correre per il team del padre del tuo compagno di squadra, sapendo benissimo di essere già fuori con un contratto stracciato, non deve essere semplice. La pista però continua a dargli ragione. Voto 7,5: merita un sedile (e siamo convinti che lo troverà).
6° al traguardo Norris, ma dopo un inizio di campionato scoppiettante l’inglese sembra un po’ meno brillante, soprattutto in qualifica: al Mugello è rimasto fuori dal Q3 e in gara è emerso soprattutto sulla distanza, stando lontano dai guai. Una condotta di gara intelligente che non può certo essere criticata, ma da un po’ di gare manca l’acuto. Voto 7, in maturazione.
Un altro bravo stavolta a stare lontano dai guai è Kvyat, 7° e nettamente davanti a Gasly al sabato: dopo la vittoria del compagno di squadra, il russo non poteva rispondere in modo migliore e più concreto, portando ulteriori punti al team. Voto 7, uomo squadra.
Solo 8° Leclerc, dopo essere stato perfino 3° nei primi giri: merito di un gran giro al sabato e di una bella partenza la domenica, ma anche di un po’ di fortuna, perché al sabato una bandiera gialla aveva bloccato l’ultimo tentativo di molti piloti. Era scritto che la Ferrari di quest’anno non potesse stare lassù e infatti giro dopo giro il monegasco è stato risucchiato. Una pena vederlo sverniciato nella pista di casa della Rossa. Lui però ha il merito di averci provato, sempre e comunque: voto 8 per il cuore.
E voto 8 anche a Raikkonen, che proprio quando le voci del suo ritiro si fanno insistenti ha iniziato a piazzare una bella gara dopo l’altra: stavolta sono arrivati anche i primi, meritatissimi, punti della stagione. Probabilmente per lui è venuto davvero il momento di smettere (avrebbe senso continuare un altro anno con un’Alfa Romeo così in disarmo?), ma fino all’ultimo il finlandese si sta confermando un gran “manico”. Infinito.
Tutt’altro discorso, purtroppo, per Vettel: va bene che l’auto di quest’anno è una pena, però in qualifica Leclerc qualcosa riesce comunque a inventarsi, mentre il tedesco rimane lontanissimo dal compagno di squadra. Certo, il contesto non è dei più motivanti, ma da un pilota con la sua esperienza e status sarebbe lecito aspettarsi di più. Voto 5, in cortocircuito.
A proposito di brutte figure, un po’ a sorpresa voto 4 a Gasly: l’eroe di Monza al Mugello ha disputato forse la sua gara più opaca, addirittura eliminato in Q1 al sabato e con una buona dose di colpe nel primo crash, quando si è infilato tra due monoposto dove lo spazio palesemente non c’era, sbocciando i colleghi e chiudendo anzitempo la sua corsa. Assente ingiustificato.
E voto 5 a Giovinazzi, che pure a inizio di stagione dava l’impressione di “averne di più” rispetto a Raikkonen. Da qualche gran premio a questa parte però il finlandese lo sovrasta in qualifica, e in gara - dopo il botto di Spa - al Mugello è arrivato un nuovo crash, anche se è oggettivamente in Toscana l’italiano è stato soprattutto vittima delle circostanze.
Certo, rimane il fatto che la squadra nelle strategie privilegia ampiamente Raikkonen, però l’italiano fatica a trovare lo spunto giusto. Voto 7,5 invece a Stroll, e non solo per non essersi fatto niente in un incidente che poteva avere brutte conseguenze: il canadese, con un’auto competitiva, sta correndo bene, esprimendosi ormai sugli stessi livelli di Perez. Certo, il team è tutto per lui (ma sarebbe meglio dire “suo”), ma i progressi rispetto agli esordi sono evidenti. Meglio tardi che mai. Il vero protagonista del gran premio, però, stavolta non era un pilota, ma la pista. Il Mugello ha ottenuto grandi consensi tra i piloti e, al di là della sua bellezza intrinseca, ha avuto il merito di riportare in F1 una cosa che non si vedeva da tempo: la ghiaia. Quanto ci era mancata! Sì, ci era mancato vedere i piloti stare attenti a non oltrepassare i limiti della pista (ma allora sono capaci di starci dentro…), consapevoli che avrebbero pagato caro anche un piccolo errore.
Per il resto, è un peccato che le riprese tv come spesso capita (è così anche a Spa) non riescano a cogliere pienamente le variazioni altimetriche, con il risultato che chi non ha mai visto la pista dal vivo forse non ha colto fino in fondo che sfida pazzesca sia percorrere un giro a quelle velocità. Spettacolare al sabato, forse qualche limite la pista lo ha dimostrato la domenica: come preannunciato, si poteva superare solo alla fine del rettilineo finale, con il DRS, con il risultato di vedere sì un buon numero di sorpassi, ma tutti uguali, e in certi momenti la pista ha dato l’impressione di essere un po’ stretta, soprattutto al via e nel primo giro. Ma qui il problema è più la F1 odierna, abituata a correre in immensi parcheggi con i piloti che si regolano di conseguenza. Nell’insieme voto 8,5, ma voto 10 a Liberty Media per avere inserito una pista “vecchia scuola” in calendario. Difficilmente la rivedremo nel Mondiale, ma è stato bellissimo ugualmente.
E voto 10 alla Mercedes che dipinto la safety car di rosso in onore dei 1.000 gran premi della Ferrari, sulla sua pista di casa: considerando anche la doppietta realizzata dal team anglo-tedesco, non è chiaro se sia stato un elegante omaggio o una sottile provocazione. Anche perché la battuta che ne è nata è fin troppo scontata per essere riportata, ma tristemente vera…