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L'incidente fra Leclerc e Vettel alla seconda curva del GP di Stiria, seconda prova del mondiale F.1 sullo stesso tracciato di Spielberg, è solo la punta di un iceberg che nasconde tanti problemi all'interno della squadra. A volersi fermare all'episodio c'è poco da dire: Vettel è partito con le gomme medie e quindi era meno veloce degli altri partiti con le morbide. Lo aveva messo in conto sperando di giocarsela con la strategia. Leclerc, penalizzato pure di tre posizioni per aver ostacolato Kvyat in qualifica, dalla 14.posizione aveva azzeccato una buona partenza e nella smania di recuperare, appena ha visto che c'era la possibilità di un varco, si è buttato dentro.
Peccato che il varco non c'era e proprio come Vettel sette giorni prima, stessa curva, stessa situazione, ha sbagliato e ha centrato il compagno di squadra passandogli sopra, distruggendo ala posteriore e fondo a Vettel, danneggiando sospensioni e fondo a se stesso, tanto che il ritiro è stato inevitabile. A voler fare una battuta, si può dire che la Ferrari, che qui aveva portato un nuovo fondo, stavolta l'ha toccato...La crisi fra i due piloti è solo l'aspetto più evidente, e fra l'altro Leclerc si è assunto la colpa scusandosi con la squadra e con Vettel stesso, ma la base è tecnica.
La vettura di questa stagione patisce su tutti i fronti. Aerodinamica insufficiente, visto che a 285 orari tende ad andare in stallo e quindi non funziona più. Un telaio con sospensioni da rivedere, visto che non è veloce in ingresso curva con molto sottosterzo, ovvero scivola via con l'anteriore. Non c'è potenza sufficiente al motore, visto che rispetto ai rivali si parla di circa 60-70 cavalli in meno che, in aggiunta a quelli in più dell'anno scorso, porta la differenza a un centinaio di cavalli. E' chiaro che una macchina nata per una certa potenza, possa esprimersi bene se tutte le condizioni vengono rispettate. Mancando potenza, per via degli aggiornamenti richiesti dalla FIA, bisogna mettere mani al progetto e non è detto che si sia fatto tutto per bene. Anzi, a vedere i risultati pare proprio di no.
Infine ci sono i problemi politici interni. Le famose fazioni a Maranello non sono mai sparite. Sono sempre esistite. Ma adesso sembra che manchi quel catalizzatore che riesca a tenere sotto controllo le guerre intestine, le voci e i nomignoli affibbiati ai vari dirigenti. Troppo facile oggi chiedere dimissioni di questo o quello. Non è così che si costruisce una squadra vincente. Ci sono momenti per gioire e altri per soffrire. Occorre solo stare uniti. Cosa che a Maranello non sembra esserci in questo momento. Un peccato e a chi fa notare che se andasse via Binotto, mancherebbe un sostituto (anche se qualcuno politicamente all'interno si sta muovendo in questo senso) la battuta finale che esce dal reparto corse è una sola: morto un papa se ne fa un altro. Ecco, ma la Ferrari ha proprio bisogno di un papa o di un tecnico?