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AUSTIN – Vittoria e titolo mondiale, il terzo: per Lewis Hamilton il 10 in pagella è troppo poco visto quello che ha fatto, con un successo costruito con una ruotata alla prima curva al compagno di squadra, Rosberg, che partiva dalla pole e che proprio come in Giappone ha sprecato tutto alla prima curva. Ma la corsa americana è stata di quelle da incorniciare, complici le condizioni meteo che hanno rovinato il week end.
Partiti con gomme intermedie, quando la pista si è asciugata si è assistito a una altalena di posizioni che hanno favorito i piloti che hanno saputo usare la testa e il piede, come Vettel che ha portato la Ferrari sul terzo gradino del podio mentre Raikkonen l’ha portata contro le barriere subito dopo aver cambiato le gomme da bagnato ad asciutto.
Un errore che però Maurizio Arrivabene, responsabile del team Ferrari, ha apprezzato per la grinta e la personalità. Chissà cosa dirà il giorno che Kimi dovesse, per caso, tornare alla vittoria. Ma l’hanno confermato loro e quindi è logico che si tengano il pilota così come è mentre con Vettel c’è poco da dire: non sbaglia un colpo, macina podii a ripetizione e per fortuna non ha una Mercedes per le mani altrimenti saremmo qui a riparlarne come al tempo dei 4 titoli mondiali di fila.
Hamilton ha vinto e ha vinto bene, ma fin dalle prove, dominate sul bagnato, ha fatto capire che il talento è ancora da sviluppare, perché ha raggiunto limiti che forse non conosce nemmeno lui. Tutte le volte che Rosberg gli si è avvicinato, lo ha superato e messo alle strette, Hamilton ha saputo tirare fuori qualcosa in più, col risultato che il compagno di squadra in questa stagione ne è uscito distrutto, psicologicamente e materialmente.
Mancano ancora tre gare alla fine del mondiale, qualche piccola soddisfazione può ancora togliersela, di sicuro con 43 successi in carriera, tre titoli mondiali, due consecutivi, e una passione per Senna, oggi Hamilton può definirsi il numero 1 incontrastato.
Resta un rammarico: uno così sarebbe bello vederlo vestito di rosso, perché su una Ferrari ci devono essere i numeri 1 e Hamilton lo è. Per la terza volta.
“Grazie grazie a tutti, al team, alla mia famiglia, ai tifosi” e poi le lacrime.
Uno così, capace ancora di commuoversi dopo aver dato tutto se stesso e il tuffo dal podio (da atleta di primo ordine) e l’abbraccio del suo team, fan capire che non c’è limite per Hamilton. Resta un rammarico: uno così sarebbe bello vederlo vestito di rosso, perché su una Ferrari ci devono essere i numeri 1 e Hamilton lo è. Per la terza volta.