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BARCELLONA – Una qualifica ricca di misteri e una certezza. Partendo da questa, che è la più evidente, contro Max Verstappen e la sua Red Bull c’è poco da fare. Una pole con quasi mezzo secondo di vantaggio sul primo degli inseguitori, Carlos Sainz con la Ferrari, dice già tutto. Anzi, a vedere come stavano andando le cose, l’impressione che Verstappen abbia pure rallentato per in dare più distacco ai rivali è molto forte, perché nel primo giro di qualifica, aveva un bel secondo netto di vantaggio sul primo inseguitore.
E quindi, archiviato la certezza, cominciamo coi dubbi. Che riguardano la Ferrari perché era la grande attesa di queste qualifiche. Certo, Sainz ha ottenuto il secondo tempo, ma con affanno e a 462 millesimi di distacco. Un abisso se confrontato con i tempi sul passo gara. Le novità non si è capito se funzionano o meno, di sicuro sono sorti dei problemi con la clamorosa esclusione di Leclerc che partirà 19, ovvero penultimo, senza aver sbagliato niente, senza aver commesso una sbavatura: semplicemente la sua macchina non andava. A sinistra non curvava “Ho rischiato di andare a sbattere a 60 all’ora, ho chiesto cosa non funzionasse nella macchina, dobbiamo controllare bene”. E sarebbe il caso perché vedere Leclerc arrancare e stare dietro a tutti, con la sola eccezione di Sargeant, fa venire dei grossi dubbi su che cosa stia succedendo a Maranello. Perché se confrontiamo il tempo di Sainz su questa pista rispetto al passato, l’impressione che quanto di buono ci fosse in qualifica è stato perso per strada. Una situazione difficile che mette pressione sulla squadra e sui piloti, che non sanno cosa succede e vanno a spanne.
Che poi avere una Red Bull oggi non vuol dire niente, lo dimostra Sergio Perez che a parità di macchina con Verstappen, oltre che beccarsi almeno mezzo secondo al giro, quando spinge per fare gli stessi tempi del compagno di squadra, va per prati e finisce indietro. Ergo, il pilota ancora oggi fa la differenza, perché se la Red Bull non avesse Verstappen ma solo Perez, il mondiale non avrebbe preso la strada attuale.
Detto questo, la sorpresa è senza dubbio Lando Norris, terzo con la McLaren. La squadra era partita in Bahrain in fondo alla griglia, problemi a ripetizione, ma a quanto pare le modifiche introdotte nelle ultime gare, sono andate nella direzione giusta. Al contrario di quanto successo alla Ferrari e parzialmente alla Mercedes che con Hamilton e Russell ha avuto una sorta di bis del GP 2016, quando vinse Verstappen la prima gara della carriera e i due piloti Mercedes si sono buttati fuori alla terza curva. Qui in pieno rettilineo si sono toccati e da capire se occasionale, ma dai precedenti non sembra, oppure se comincia ad esserci nervosismo fra due galletti che speravano in un pollaio migliore.
Infine Alonso: nono, una uscita nell’unico tentativo in Q3, ma ha salvato le gomme. Lui il suo GP lo ha già vinto, con il merchandising che ha esaurito cappellini e magliette verde Aston Martin. Ha venduto 8 volte più di Sainz. Il vero re di Spagna è lui…