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Lewis Hamilton è un fuoriclasse, ma il Gran Premio di Spagna ha evidenziato le mancanze della Red Bull. La Mercedes aveva qualcosa di più sul passo gara, ma Verstappen, forte del sorpasso aggressivo in partenza sul poleman Hamilton, sembrava nelle condizioni di poter gestire la corsa. A cambiare le carte in tavola ha pensato il muretto del team di Brackley, che ha sapientemente fatto fermare Lewis per una seconda sosta rivitalizzando la sua gara.
Lewis, forte delle sue gomme medie fresche, è stato in grado di risalire la china dalla terza posizione, mentre Verstappen, dal canto suo, ha cercato di gestire le sue gomme, in attesa dell’inevitabile lotta con Lewis. Dopo la sosta dell’inglese, il dado era di fatto tratto, perché la Red Bull si è ritrovata con le spalle al muro. Non avrebbero potuto reagire in alcun modo, a quel punto. Perché Lewis, forte di un passo gara più esaltante con le medie, ha di fatto chiuso la pratica con la sua sosta.
Hamilton è stato in grado di fare il ragioniere, gestendo in maniera intelligente la sua esitazione in partenza. Anziché chiudere con aggressività, ha mollato il colpo. Lewis è consapevole che le gare non si vincono allo start, ma possono benissimo essere perse. Lo ha imparato nel peggiore dei modi proprio qui a Barcellona, cinque anni fa, con l’incidente fratricida con Rosberg in curva 4. Ma quel Lewis non esiste più. Ha tutta l’esperienza necessaria per gestire la gara senza esitazioni.
La Red Bull si può consolare pensando che Barcellona, dall’inizio dell’era dell’ibrido, è un feudo della Mercedes. L’unico anno in cui non ha vinto è proprio il 2016, quando l’harakiri di Hamilton e Rosberg spalancò le porte a Verstappen, che ottenne, appena diciottenne, la prima vittoria in F1. Ma è una magra consolazione, perché il team di Milton Keynes sa di essersi avvicinato alla Mercedes, ma non abbastanza per poterla fregare. Soprattutto se, come oggi, la Mercedes risulta impeccabile sulla strategia.